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Il decreto sui congressi medici non piace a Convention Bureau

che prevede, si legge in una nota, il dimezzamento, nel 2002 rispetto al 2001, delle autorizzazioni all’organizzazione e realizzazione con finanziamenti anche indiretti, di convegni e congressi medico-scientifici in Italia e all’estero e l’obbligo, per le imprese di nuova costituzione, a non investire in congressi più dell’8% dei fatturati annui.
“Unitamente a tutti gli Associati “Meet in Italy” ci stiamo mobilitando per una modifica del decreto duranti l’esame parlamentare – spiega il direttore di Convention Bureau, Stefania Agostini -. L’approvazione di tale normativa (che segue il divieto di Farmindustria di organizzare congressi nelle località balneari nel periodo compreso tra il 1 giugno e il 30 settembre e in quelle di montagna tra il 1 dicembre e il 31 marzo e tra il 1 luglio e il 31 agosto) darebbe infatti il colpo di grazia ad un segmento di domanda del mercato congressuale che, anche per il nostro territorio, è senza dubbio tra i più significativi sia in termini di fatturato diretto (per la durata) che indotto (per la capacità di spesa del congressista e le attività pre-post meeting)”.