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Cultura Rimini

Nuove scoperte sul sipario di Coghetti

In foto: L'ultimo ritrovamento
L'ultimo ritrovamento
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 27 dic 2017 11:30 ~ ultimo agg. 11:31
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Nel volume 107 della rivista “Romagna Arte e Storia” fresco di stampa è stato pubblicato un nuovo studio di Giulio Zavatta sul sipario ottocentesco del teatro di Rimini. Allo storico dell’arte si deve la scoperta del modello del telone, un grande disegno realizzato da Coghetti tra 1855 e 1857, già pubblicato nel 2014. L’opera, come è noto, è stata poi assicurata al museo grazie alla generosa donazione di Luigi e Adriana Valentini, dopo esser stata individuata sul mercato antiquario dall’assessore Massimo Pulini e da Franco Pozzi.

Nel nuovo studio Zavatta presenta un ulteriore disegno per il sipario riminese, questa volta un piccolo bozzetto schizzato da Coghetti con segni rapidi e aggrovigliati. Anche in questo caso l’opera – che non era stata riconosciuta come preparatoria per il telo scenico romagnolo – è stata individuata tra quelle andate all’incanto negli anni scorsi, e precisamente in un’asta romana del 2009. Ci si può dunque augurare che si rinnovi il fortunato evento di un ritrovamento, al fine di aggiungerlo al patrimonio pubblico riminese.

Lo studio, inoltre, porta alla luce un altro retroscena sul sipario, e in particolare sulla scelta del soggetto. Se era noto il fatto che la prima idea, poi scartata, era quella di dedicarlo a “Flaminio console che veste le insegne consolari nel foro di Rimini”, una lettera dell’architetto e progettista del teatro Luigi Poletti chiarisce l’iter della scelta di un argomento alternativo, e perché questo fosse considerato nuovo. Scegliendo l’attraversamento del Rubicone, all’apparenza, non si proponeva nulla di inedito, e come notava lo storico riminese Luigi Tonini il tema era stato “già esaurito dal nostro Marco Capizucchi in quello – cioè nel sipario – del Teatro Vecchio”.

Dove stava dunque la pretesa novità? Poletti spiega che questa consisteva nella scelta della fonte antica: non il classico Svetonio, con il famoso “alea iacta est” e l’attraversamento del fiumicello attraverso un ponte, ma Lucano, e la sua descrizione dell’episodio nella Pharsalia. Lucano infatti descriveva una scena assai differente, ambientata di notte e con l’apparizione improvvisa e ammonitrice della Dea Roma, che causò in Cesare, nei generali, nei soldati le più diverse reazioni.

Con enfasi Poletti descrisse quindi l’immaginata impaginazione, che si tradusse poi nel sipario: “l’oscurità della notte, il languido splender della luna, il Rubicone, la città di Rimini presentano una magnifica scena; il simulacro di Roma, Cesare, il suo seguito, il senato riminese, l’armata offrono alla fantasia del pittore un contrasto di passioni, e tutto il quadro non può non risultarne di mirabile effetto”. Coghetti non poteva che assentire, così come il gonfaloniere di Rimini, che convocata una seduta del consiglio cambiò subito la prima idea aderendo alla nuova proposta giunta da Poletti e Coghetti.

Il sipario, dopo il ritrovamento del modello, è tornato di attualità, tanto che il 29 aprile 2016, alla presenza del sindaco, e dopo oltre vent’anni, è stato nuovamente dispiegato. In quell’occasione sono state fatte le prime valutazioni in funzione dell’auspicabile restauro di quello “che piuttosto che una tela da teatro potrebbesi dire un prezioso quadro da galleria” – così veniva considerato nell’Ottocento – e, ancora nel 1913, si riteneva “uno dei più pregiati e preziosi sipari d’Italia”.