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E-commerce, la web tax non si vedrà prima del 2019


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di Redazione   
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sab 2 dic 2017 10:27 ~ ultimo agg. 3 dic 16:35
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L’emendamento Mucchetti sulla web tax ha passato l’esame in commissione Bilancio al Senato, apportando alcune novità di rilievo: dalla versione saranno infatti escluse le imprese agricole e quelle che hanno aderito al regime forfettario. Spetterà poi al Ministero dell’economia, con un decreto che andrà emanato entro il 30 aprile 2018, definire nello specifico le prestazioni di servizi a cui applicare l’aliquota del 6% sui ricavi digitali.

Ancora, il provvedimento stabilisce come sulla base delle segnalazioni inviate all’Agenzia delle Entrate dagli acquirenti, il Fisco potrà controllare l’attività online di residenti e non residenti, e che gli istituti di credito fungeranno da sostituti di imposta, applicando una ritenuta d’imposta con obbligo di rivalsa sul soggetto che percepisce i corrispettivi.

Inoltre, al fine di non penalizzare le imprese italiane come livingo.it, e quelle che risultano essere residenti nel territorio dello Stato, è stato previsto un credito d’imposta pari all’imposta digitale che sarà versata sulle transazioni digitali, e che potrà essere fruito esclusivamente per i soli fini dei versamenti delle imposte sui redditi. Nel caso in cui si manifestasse una eccedenza, la stessa potrà essere utilizzata in compensazione per i pagamento di imposte sui redditi, Irap, contributi previdenziali ed assistenziali, che siano dovuti dai datori di lavoro e dai committenti di prestazioni di collaborazione coordinata e continuativa, o di contributi Inail.

Secondo quanto riferisce lo stesso Mucchetti, l’imposta dovrebbe garantire dal 2019 un gettito fiscale di circa 114 milioni di euro. Al di là dell’impatto positivo sulle casse dello Stato, i proponenti della web tax sottolineano come la sua introduzione nella legge di bilancio sia senza dubbio una scelta di equità fiscale. Maggiori critiche e valutazioni di differente natura sono invece state espresse sull’estensione della stessa tassa alle aziende italiane, così come il rinvio della sua applicazione al 2019, che di fatto la rende concretamente introdotta solamente con il prossimo Governo e con il prossimo Parlamento.

Proprio per questi motivi c’è già chi dibatte sul fatto che nella In seconda lettura alla Camera si proverà a correggere ulteriormente l’attuale versione, andando a incidere maggiormente sull’obiettivo finale: quello di recuperare il gettito sino ad oggi eluso dai giganti stranieri dell’e-commerce e poter dare coperture a interventi di carattere sociale.

Considerata la rilevanza del tema, e il fatto che a storcere il naso siano degli operatori di particolare significatività per il commercio internazionale, occorrerà tuttavia procedere con particolare cautela nelle valutazioni. Non sono certamente escluse sorprese, e non tutte positive…