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Cronaca Rimini

Intesta minimarket alla moglie ma non basta a evitare chiusura

In foto: repertorio
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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 17 ott 2017 13:00 ~ ultimo agg. 18 ott 10:51
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“Il diavolo fa le pentole ma non i coperchi. Almeno per questa volta”. Così l’Amministrazione Comunale di Rimini commenta la richiesta di subentro nella gestione di un minimarket di viale Vespucci, già sanzionato più volte per essere abituale luogo di spaccio di alcol sia a minorenni che in ore proibite, che non è sfuggita a Polizia Municipale e Questura.

Un’attività che aveva portato Questore e Prefetto a disporre la sospensione dell’attività del minimarket già agli inizi d’agosto per 15 giorni e, alla luce di nuove sanzioni per la vendita di alcol a minorenni contestate all’esercizio, ancora il 29 settembre, questa volta per ben due mesi.

Un provvedimento coercitivo che però il titolare dell’autorizzazione aveva pensato di eludere con lo stratagemma del subentro nella titolarità del minimarket da parte della moglie convivente.

Non ha però funzionato. Nuovi controlli da parte della Polizia municipale hanno infatti constatato non solo nuove violazioni in materia di vendita di alcolici – contestate e sanzionate – ma anche che nella gestione del minimarket era sempre presente il precedente titolare e non la moglie subentrata formalmente nella titolarità dell’esercizio.

Una contestazione che ha permesso al Questore l’emissione di un nuovo decreto con cui viene sospesa per 15 giorni la licenza per il commercio al dettaglio dell’esercizio di vicinato, diffidando espressamente il titolare dall’adottare comportamenti che non ottemperino a quanto disposto.

“Noi non demordiamo – commenta l’assessore alla Sicurezza Jamil Sadegholvaad anche di fronte a storie come queste che danno il senso di quanto sia difficile e complesso raccogliere risultati per reprimere comportamenti disonesti, e soprattutto di quante energie sia necessario spendere per ottenere ciò che la legge dispone. Ci sono leggi che purtroppo permettono queste situazioni paradossali, cui le forze dell’ordine e le istituzioni locali poi devono fare i conti con attività la cui complessità difficilmente viene percepita all’esterno. Questa è la realtà e il contesto in cui chi opera a favore della legalità deve muoversi tutti i giorni.

Non demordiamo, non solo perché la vendita di alcol a minori o fuori dagli orari consentiti è una cosa odiosa, dagli effetti sociali devastanti specie sui più giovani, ma perché non possiamo tollerare che atteggiamenti furbeschi possano eludere le sanzioni con cui le normative cercano di contenere il problema. Non possiamo accettare che atteggiamenti compiacenti di alcuni gestori favoriscano e incentivino il consumo smodato di alcol venduto a poco prezzo e in qualsiasi orario ai ragazzi, innescando a catena situazioni di degrado e pericolo, anche sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza, per l’intera collettività oltre che per gli stessi protagonisti.

Se in questa come in altre situazioni – penso alla prostituzione – la normativa e il legislatore ci aiutasse con norme più stringenti sarebbe buona cosa e renderebbe il lavoro degli uomini impegnati quotidianamente nel difficile compito di tutela della sicurezza collettiva, più efficace. A loro un ringraziamento per l’impegno e la professionalità dimostrata e in particolare, per la specificità del caso, alla Questura di Rimini.”