Indietro
menu
Ambiente Provincia

Siccità. Ambientalisti scrivono a istituzioni: serve impegno anche prima dell'emergenza

di Andrea Polazzi   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
ven 23 giu 2017 17:54 ~ ultimo agg. 24 giu 09:07
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 4 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

In Regione è allarme siccità. Ieri il Governo ha riconosciuto lo stato d’emergenza per le province di Parma e Piacenza dove, in alcuni comuni, sarà portata l’acqua con le autobotti. Oggi è intervenuto anche il presidente Bonaccini: “Tutti i 4 milioni di metri cubi d’acqua della Diga del Brugneto, rilasciati per il territorio piacentino, verranno completamente utilizzati in agricoltura e per gli agricoltori. Stiamo continuando e proseguiremo, anche mediante autobotti, laddove sia necessario, la consegna dell’acqua ai comuni che ne hanno bisogno. Infine attiveremo la ricerca di nuovi pozzi perché l’acqua anche in profondità possa essere utilizzata e recuperata. Staremo vicino alle popolazioni“.

Anche nel riminese in questi giorni è salito il livello d’attenzione col divieto di prelievo delle acque superficiali dai fiumi Marecchia, Uso e Conca.

Dalle associazioni ambientaliste Anpana, Fondazione Cetacea, Legambiente, L’Umana Dimora e WWF arriva però un appello alle istituzioni a non occuparsi del problema solo quando scatta l’emergenza. La missiva è indirizzata al presidente della provincia Gnassi e per conoscenza al presidente Bonaccini e all’assessore Montini.


Marco Gennari di ANPANA è intervenuto alla trasmissione di Radio Icaro e Icaro Tv Tempo Reale


La lettera aperta delle associazioni ambientaliste riminesi

E’ ormai diventato un ritornello che purtroppo si ripete ogni anno e se continua così sarà sempre peggio. Siamo in stato di emergenza acqua, abbiamo avuto la seconda primavera più calda dal 1800 (+1,9°rispetto alla media 1971-2000) e la terza più asciutta per deficit di precipitazioni. Il clima si sta estremizzando, con eventi meteo sempre più violenti e periodi di siccità e di caldo sempre più spinti.
I Presidenti di Regione e Provincia ci rassicurano sull’approvvigionamento idropotabile, ma temono effetti dannosi su agricoltura e zootecnia. E allora cosa si fa? Prima di tutto foto in bella vista e cifre snocciolate sulla Diga di Ridracoli, la cui riserva ammonterebbe a 30 milioni di m3/anno. Ma questa è la soglia critica, l’equilibrio è a 26, mentre in annate siccitose può scendere a valori che passano da 11 a 8, e nei mesi estivi ancora meno. Lo dicono i dati citati dal “Piano di conservazione della risorsa idrica” del 2008 pubblicato da ATO. E poi, naturalmente, si fanno scattare i provvedimenti per la sospensione dei prelievi dai corsi d’acqua, ovverosia le concessioni e le autorizzazioni (sino all’anno scorso competenza del Servizio Tecnico di Bacino, ora di ARPAE), al fine di garantire il deflusso minimo vitale (DMV) e gli ecosistemi fluviali, come previsto dai disciplinari. Ma con tanto di deroghe. Riguardanti oltre ai prelievi ad uso umano quelli destinati agli animali da allevamento, al lavaggio di materiali litoidi e quelli destinati alla sola(?!) irrigazione delle colture fruttiviticole, orticole, floro-vivaistiche ecc. In pratica è tutta una deroga…
E che cosa è il DMV? C’è scritto nel Testo Unico Ambientale e in tutte le salse che ne derivano, sino al Piano di Gestione Acque 2015-2021 della RER. E’ il quantitativo d’acqua che le captazioni devono rilasciare e garantire al fine di mantenere vitali le caratteristiche e le funzioni dei fiumi, la loro morfologia, la vegetazione riparia, la vita della fauna ittica, la qualità dell’acqua, l’ecosistema cioè.
Bene. Il P.g.A. giustamente prevede tutto questo; non solo, dice anche come realizzarlo. Censimento e revisione delle concessioni; adeguamento dei quantitativi per garantire la portata in alveo; contatori; efficientamento della distribuzione irrigua; risparmio e riciclo della risorsa; realizzazione di vasche di accumulo a fini irrigui ecc.
Ma ad ogni estate il Marecchia finisce regolarmente in secca, e per gli altri corsi d’acqua è ancora peggio
Allora la domanda è: chi controlla? Chi verifica che tutto questo sia messo in atto? Non esiste un elenco pubblico e aggiornato delle captazioni d’acqua E nessuno controlla davvero, o è in grado di controllare. Le concessioni in alcuni casi sono vecchissime, non sottoposte ad alcun aggiornamento. Non vi è alcun riuso delle acque bianche, di quelle meteoriche o di reflui da allevamento opportunamente trattati. E non esiste, a quanto risulta, nessun progetto serio per il riuso delle migliaia di metri cubi di acque depurate che ogni giorno finiscono in mare. Il nostro ciclo dell’acqua è sempre“a perdere”, un rubinetto perennemente aperto, dobbiamo chiudere il cerchio. Lo stesso Piano Strategico, in un documento del 2012 riguardante il Fiume Marecchia, lamentava un uso indiscriminato da parte dei privati della risorsa a tutto danno della falda. Per non parlare delle perdite inquinanti dovute a rotture delle vecchie reti fognarie. E degli inauditi sbarramenti illegali sul fiume, in pieno regime di sospensione delle derivazioni, come nell’agosto dello scorso anno.
In realtà, la vera, grande risorsa e riserva d’acqua di cui disponiamo si trova nella conoide del Fiume Marecchia. Sono 17 Km di falda che si allargano e si alimentano di acquifero sino a raggiungere una profondità che sulla costa arriva a oltre 230 m. E’ lì che dovrebbero esserci 30 milioni di m3/anno, nonostante il massacro storico a cui è stato sottoposto il Marecchia negli anni delle escavazioni, lì stanno le nostre riserve idriche potabili primarie che dovrebbero proteggerci dalla siccità. Ma non è una risorsa infinita… Una pluriennale dissennata trascuratezza ha portato a disseccarsi il materasso alluvionale, dove filtrano le acque di superficie e scorrono quelle sotterranee,… anche se di recente Comune, Provincia, ARPAE e Regione E.R. hanno messo a punto un sistema di “Ricarica…della conoide” nell’area della vecchia Cava In.Cal System, al fine di recuperare la potenzialità idrica della falda. Lo ripetiamo: quali censimenti, quali controlli, quali aggiornamenti, quali efficientamenti e risparmi sono stati fatti? Quali piani per il riutilizzo delle acque depurate, indispensabili per “chiudere il nostro ciclo dell’acqua”, sono allo studio? Lo stato di siccità ricorrente e i cambiamenti climatici in atto richiedono delle risposte.
Per le Ass.ni Ambientaliste
A.N.P.A.N.A Rn, Fondazione Cetacea, Legambiente, L’Umana Dimora e WWF Rn