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La mia vita da zucchina. Il mondo delle case-famiglia

di Silvia Sanchini   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
mar 27 giu 2017 10:16 ~ ultimo agg. 28 giu 15:34
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Un bambino uccide accidentalmente la sua mamma, viene inserito in una casa famiglia dove trova tutto quello che non aveva mai avuto: amicizia, lo sguardo di un adulto, educazione, amore. Da questo apparente paradosso nasce la storia di Autobiografia di una zucchina (“Ma vie de Courgette”), il romanzo dello scrittore francese Gilles Paris, ospite della decima edizione del festival riminese Mare di Libri”.

Lo abbiamo incontrato lo scorso 16 giugno nell’incantevole giardino di Casa Clementini, comunità educativa di accoglienza per minorenni gestita dalla coop. sociale Il Millepiedi e dalla Fondazione San Giuseppe per l’Aiuto Materno e Infantile.

Tra luci soffuse, profumi estivi, sguardi curiosi di educatori ragazzi, gli abbiamo rivolto alcune domande.

 

Da dove nasce l’idea di questa storia?

In realtà avevo scritto un primo abbozzo di questo racconto quando avevo solo 14 anni, narrando l’amore tra Icare e Camille. Poi nel 2001 ho ripreso in mano l’idea di un libro che potesse raccontare di un’infanzia difficile, diversa da quella della maggior parte dei bambini. Nel frattempo avevo conosciuto un giudice che si occupava di tutela dei minorenni che mi ha indirizzato a una struttura di accoglienza francese. Come la volpe ne “Il piccolo principe” ho impiegato tanto tempo per “addomesticare” la direttrice della casa-famiglia, gli educatori e i bambini accolti. Inizialmente trascorrevo con loro tanto tempo come volontario, portandoli in piscina o giocando a calcio insieme a loro. Solo un poco alla volta adulti e ragazzi si sono fidati di me e hanno iniziato a raccontarsi.

 

Il suo è un libro pensato per i ragazzi ma sembra parlare soprattutto agli adulti. A chi immaginava di rivolgersi nello scriverlo?

Nel libro assumo in tutto e per tutto il punto di vista dei bambini accolti nella casa-famiglia. Anche nel mio libro “Il bambino nel paese dei canguri” protagonista è lo sguardo di un bimbo di 9 anni che scopre la depressione di suo papà. Quando scrivo io penso di essere, e in qualche modo sono, un bambino. Ma pur essendo considerato questo libro una lettura per ragazzi, io mi rivolgo principalmente agli adulti. Un bambino non giudica, si confronta con la realtà cercando di capirla, è curioso e pone tante domande. Noi adulti crescendo perdiamo queste caratteristiche, io invece vorrei conservarle e invitare gli adulti che mi leggono a fare la stessa cosa. Io credo che i miei libri mi rendano migliore, perché mi spingono a fare un grande lavoro su me stesso.

 

Che idea si è fatto del mondo dell’accoglienza dei ragazzi “fuori famiglia” in Francia?

Considero un grande regalo della vita aver potuto conoscere una realtà come quella di Pressoirs du Roy. Purtroppo so che non tutte le strutture di accoglienza sono come questa e ci sono realtà che non funzionano così bene, ma penso che in generale il lavoro svolto dagli educatori in queste strutture sia straordinario. Molti educatori dopo aver letto il libro mi hanno scritto per ringraziarmi di aver raccontato così bene il loro impegno, ancora troppo poco conosciuto. Penso che il loro compito sia ancora più difficile di quello di un genitore.

 

È interessante perché nel suo romanzo non si nega il dolore di questi bambini, ma il loro mondo viene raccontato come pieno di dignità e bellezza. Come convivono queste due dimensioni?

Le storie dei bambini accolti in una casa-famiglia sono drammatiche, ma non volevo fermarmi a quello. C’è chi rimpiange di non poter crescere con i suoi genitori, chi invece si rende conto di poter vivere un’esperienza che è una grande opportunità. Non per tutti c’è un lieto fine ma il messaggio di questo libro è che non sono importanti solo le prove che dobbiamo superare, ma conta di più il nostro modo di affrontarle. Icare, detto Zucchina, è un personaggio estremamente positivo. Il suo essere così solare e affettuoso rende migliore anche Simone, il suo migliore amico in casa-famiglia. Penso che questo valga per ciascuno di noi: crescere avendo a fianco qualcuno che ti spinge ad essere una persona migliore, è l’unico modo per diventarlo.

 

Dal romanzo di Paris, che ha venduto 300.000 copie in Francia ed è stato tradotto in numerosi paesi, è stato tratto anche il film di animazione La mia vita da zucchina (Francia 2016): un piccolo gioiello realizzato con la tecnica della stop motion, che ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti tra cui la candidatura all’Oscar come miglior film di animazione e una selezione a Cannes.

 

Per approfondire

La recensione del libro e del film: http://www.maredilibri.it/libri/la-mia-vita-da-zucchina/

Il racconto degli educatori e dei ragazzi di Casa Clementini: http://www.sangiuseppe.org/1620-2/

Una bibliografia su affido, comunità e adozione a cura di “Mare di libri”: http://www.maredilibri.it/bibliografie/tematiche/affido-adozione-e-comunita/