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Attualità Rimini

Costi e modalità. Gianfreda: chiarezza su microaree

In foto: il campo nomadi di via Islanda
il campo nomadi di via Islanda
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
ven 10 mar 2017 13:36 ~ ultimo agg. 11 mar 11:59
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Alla vigilia della manifestazione dei comitati, e mentre anche leader politici nazionali entrano nelle polemiche riminesi, il capogruppo di Rimini Attiva Kristian Gianfreda riassume in dieci punti il tema dello smantellamento del campo di via Islanda e delle soluzioni al vaglio per le famiglie. Anche per smentire la cifra di un milione di costo per l’operazione circolata nelle ultime settimane. Nulla è ancora deciso, ribadisce Gianfreda. Le famiglie sono 11 ma non necessariamente saranno 11 anche le microaree.


L’intervento di Gianfreda:

Ritengo di fare un’operazione utile, anche nei confronti di parlamentari della repubblica, consiglieri regionali e comunali, mettere in fila un decalogo di chiarimenti riguardo al progetto di integrazione delle famiglie nomadi, oggi residenti in via Islanda, attraverso un’analisi il più possibile oggettiva dei passi fatti fin’ora dal Comune di Rimini.

La partecipazione dei cittadini e le richieste di informazione sono legittime e bene accette, quello che invece non può essere accettato è la strumentalizzazione e le bugie interessate, pronunciate sulla pelle delle persone.

  1. Chi c’è oggi in via Islanda?
    Nel parcheggio di via Islanda vivono abusivamente da anni dentro le roulotte 75 persone circa, 30 di queste sono cittadini Rumeni, non sono nomadi. 45 invece sono persone di etnia Sinti, non sono quindi Rom, di cui 13 sono minori, 5 hanno malattie gravi, 24 sono seguiti dai servizi sociali, 1 è un ex detenuto. 45 persone divisi in 11 nuclei familiari, dunque sono famiglie numericamente normali. Il Comune utilizzerà la legge regionale 11, quella dell’integrazione delle popolazioni sinti, solo per queste 11 famiglie sinti. Il resto degli occupanti, nel momento dello smantellamento del campo, dovranno andare via e verranno seguiti secondo le leggi che regolano normalmente gli interventi dei servizi sociali, ove fosse necessario.
  2. Quali sono le ragioni per cui il campo di via Islanda va assolutamente chiuso?
    Nel febbraio dello scorso anno i carabinieri, accompagnati da personale dell’Ausl, sono intervenuti nel campo ed hanno rilevato una serie di irregolarità che hanno poi trasmesso alla procura ed al comune stesso. Da quel momento non si può più fare finta di non sapere. Il comune ha l’obbligo legale di intervenire e sanare le irregolarità sia urbanistiche che di tipo sanitario.
  3. Perchè non lasciamo i nomadi lì dove sono?
    Semplicemente perché non si può. La legge regionale n. 47 del 1988 permetteva la creazione di campi sosta per i nomadi, questa legge peró è stata abrogata dalla legge 11 del 2015 che non permette più l’utilizzo di questo strumento urbanistico. Il comune non può creare un campo di sosta, dunque non può lasciarli tutti insieme lì, ne creare un altro campo in un’altra area.
  4. Perchè non li mettete tutti dentro degli appartamenti?
    Le linee regionali suggeriscono la microarea perchè è una mediazione che favorisce l’integrazione. Il disagio sociale creato dalla presenza di una famiglia nomade dentro un condominio è molto superiore rispetto a quello creato da un’area esterna. Questa valutazione è frutto dell’esperienza dei servizi sociali che negli anni passati hanno sperimentato più volte l’inserimento forzato di famiglie nomadi in appartamenti in cui si sono venute a creare situazioni di difficoltà per tutti. Sopratutto sono gli anziani sinti a non voler vivere dentro appartamenti, le nuove generazioni stanno perdendo questa caratteristica. Inoltre, nei tempi lunghi, il costo degli appartamenti è superiore al costo di allestimento di una microarea.
  5. Cosa è una microarea?
    E’ una porzione di terreno comunale della grandezza di 200 metri quadrati circa (10mx20m, 15mx15m per esempio) con lo stabilizzato in terra e una recinzione. Le misure variano secondo il numero di abitanti, sono le misure minime concesse per legge. L’area è e rimane di proprietà comunale, destinata esclusivamente alla famiglia concessionaria, con scadenza rinnovabile di 5 anni. Dentro questa area sarà possibile installare un piccolo prefabbricato secondo le norme previste dalla legge regionale 11 del 2015.
  6. Quanto costano le microaree? Chi paga le casette?
    La cifra di un milione di euro comparsa sui giornali è inventata, o meglio, calcolata senza avere gli elementi per farlo. Il costo previsto per questo progetto è di 143.800 euro (inserimenti lavorativi, interventi di sostegno e mediazione, affitti) a cui vanno aggiunti i costi per la realizzazione delle microaree (dai 25.000 euro ai 30.000 ognuna, secondo la posizione e le distanze dagli allacci per realizzare il fondo di stabilizzato, la recinzione, gli attacchi delle utenze e gli scarichi fognari). Nella stessa delibera è previsto che il costo della casetta sia un onere del concessionario, quindi della famiglia, non a carico del comune.
  7. Quante sono le microaree?
    Ancora non lo sappiamo. Il lavoro di individuazione delle aree e di assegnazione alle 11 famiglie non è terminato, ma sappiamo che non tutte le famiglie andranno nelle microaree, alcune, in condizioni particolari, andranno in appartamento. Inoltre alcuni nuclei sono composti da una o da due persone, che quindi potranno condividere un’unica area.
  1. E per gli italiani in difficoltà il comune cosa fa?
    Anche i Sinti di via Islanda sono cittadini italiani residenti a Rimini. Il comune si deve occupare di loro e degli altri residenti nel rispetto dei regolamenti che determinano l’azione dei servizi sociali. Il comune di Rimini segue nel complesso 6.500 persone ogni anno con una spesa di circa 30 milioni di euro. Per il disagio abitativo interviene con erogazione di contributi economici diretti, agevolazione al credito, ospitalità temporanea in residence e alberghi, i 50 alloggi dell’Emergenza Abitativa e gli alloggi popolari, ERP, in cui però ci sono più di mille domande inevase.
  2. Chi ci garantisce che le microaree non diventeranno dei mini campi?
    Innanzitutto le aree hanno dimensioni molto limitate, giusto sufficienti a contenere i concessionari, l’area è recintata e piantumata, intorno c’è solitamente della terra agricola. È già previsto che agenti della polizia municipale facciano mensilmente sopralluoghi per constatare la condizione dell’area ed il numero di abitanti. Essendo l’area di proprietà comunale eventuali infrazioni gravi farebbero decadere la concessione con la perdita dei diritti acquisiti. A quel punto si sarebbe obbligati allo sgombero dell’area. Chi non paga le bollette, come qualunque cittadino, se la vedrà con gli operatori di rete, ognuno è responsabile per sè.
  3. Dividerli diffonde il disagio in tutta la città, chi ci garantisce che non creeranno problemi, furti ecc? Il progetto, supportato da esempi positivi già realizzati in tutta Europa, ha l’obiettivo opposto. Chi delinque, ruba o compie altri reati va individuato e perseguito, ma per farlo abbiamo bisogno di dividere e controllare. Lo scopo è togliere dalla città questa sacca di emarginazione e dare alle generazioni future una cultura diversa da quella del campo. Il programma post insediamento del comune prevede una frequente attività integrative e di monitoraggio. Il progetto di installare delle telecamere davanti alle aree serve ad individuare attività criminali, anche da parte di facinorosi che potrebbero compiere azioni violente contro le microaree ed i suoi abitanti.