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Morciano Rimini Social

Morciano, Oasi di Speranza per mille iniziative solidali

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
dom 4 dic 2016 07:14 ~ ultimo agg. 5 dic 10:03
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Finché c’è vita, c’è speranza, afferma il detto. Ebbene nella parrocchia di Morciano, finché c’è un’Oasi, c’è speranza. E Oasi di speranza è il nome di un’associazione onlus, che sostiene i progetti del gruppo missionario.

Grazie ad essa, la missionarietà nella parrocchia è viva e possibile. Così come sono partiti aiuti concreti verso popoli di Bangladesh, Brasile, Etiopia, Albania, Perù, Zimbabwe e Senegal.

Una testimonianza di accoglienza e di solidarietà di cui abbiamo parlato con l’attuale presidente Giuseppe Lopalco.

 

Come nasce l’Oasi di speranza in quel di Morciano?

“L’anno di nascita è il 2001, ma in realtà il gruppo missionario del quale siamo espressione e strumento giuridico è da far risalire al 1985. In quell’anno venne creata con il nome di Centro Missionario San Michele Arcangelo, una realtà che svolgeva attività di volontariato rivolta al sud del mondo. All’epoca i parroci erano don Luigi Ricci e don Giancarlo Del Bianco. Dunque, 15 anni fa si è sentita la necessità di istituire un’associazione che permettesse di allargare gli orizzonti. Usufruendo delle agevolazioni fiscali per le associazioni onlus, i tanti progetti missionari diventano realtà”.

 

La vostra attenzione è rivolta verso…

“I bisogni che ci stanno più a cuore sono quelli dell’infanzia negata in vari Paesi del Sud del mondo, perciò in ogni progetto diamo la massima importanza ad istruzione, educazione alimentare e sanitaria.

Ci tengo a dire che le nostre forze non sono destinate solo all’esterno, ma spesso “guardiamo in casa nostra”. Con immensa gioia nell’estate 2015 Oasi di speranza ha sostenuto economicamente i campi estivi dei ragazzi della nostra parrocchia.

Inoltre, aiutiamo varie famiglie che non riescono a garantire la mensa scolastica ai loro figli. Abbiamo anche una discreta collaborazione con la Missio diocesana.”

Ci racconti di un progetto del quale andate fieri… “Abbiamo sostenuto la cooperativa sociale La Fraternità, espressione della Papa Giovanni XXIII, nelle spese di

acquisto di un pulmino, indispensabile per La Pietra Scartata, laboratorio in cui ogni giorno operatori, tecnici qualificati e persone con vari disagi lavorano assieme aiutandosi. Accoglienza per emarginati e condivisione attraverso il lavoro: questo è il loro stile.”

 

Come vi finanziate?

“Innanzitutto non è scontato dire che Oasi di speranza non trattenga un centesimo dalle entrate economiche che ha. Abbiamo un bilancio annuale che viene presentato, in funzione di una trasparenza e di un equilibrio che ci teniamo a preservare, a testimonianza di un lavoro svolto con amore da tanti volontari.

Tante strade ci consentono di raggiungere gli obiettivi. Il 5×1000 viene interamente utilizzato per attivare progetti. Lo stesso discorso vale per le quote delle adozioni a distanza. Abbiamo, grazie a Dio, donazioni e contributi da parte di privati. Da quest’anno promuoviamo prodotti del mercato equo e solidale e con i soldi raccolti attiviamo i progetti. A livello di spese, cito le utenze e il contributo che diamo al Centro parrocchiale di Morciano per l’occupazione di una stanza. L’altro costo che abbiamo è quello della stampa del nostro bollettino di informazione, che esce due volte all’anno, una nel periodo pasquale e una in quello natalizio e che diffondiamo in 4000 copie. Restando in tema, anticipo che a breve uscirà anche il sito della nostra associazione. Come auto-finanziamento, sfruttiamo varie iniziative quali il mercatino natalizio, la pesca durante la fiera di San Gregorio, il campo lavoro, iniziative culturali e serate con persone immigrate. Cerchiamo insomma di alimentare nei parrocchiani la sensibilità alla beneficenza.”

 

Avete un direttivo dell’associazione?

“Oltre a me che sono il presidente, compongono il team il vice presidente Massimo Gabrielli, la segretaria Adele Migani, e quattro consiglieri: Stefano Marzi, don Maurizio Fabbri, Silvia Lanari e Maria Pilar Mura.”

 

Tommaso Mazzuca

Settimanale Il Ponte