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La solidarietà più forte della povertà

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 3 giu 2016 08:28 ~ ultimo agg. 1 giu 13:31
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Ci sono tante storie di disagio, ma anche di solidarietà dietro ai numeri del Rapporto 2015 sulle Povertà (visionabile sul sito di Caritas diocesana www.caritas.rimini.it), che in queste ultime settimane abbiamo approfondito in diversi aspetti.

Vediamone alcune. 

La povertà non ha tolto il suo amore per l’ambiente e gli esseri umani

C’è chi senza far niente non sa stare e si ingegna. L.L. ha trovato come soluzione all’essere senza dimora e senza lavoro, quella di proporsi in comunità e, in cambio del vitto e dell’alloggio, fa orti biologici.

È stato in ecovillaggi e in altre realtà dove l’ambiente viene messo al primo posto come rispetto della natura e dell’uomo. Purtroppo però il forte caldo dell’estate 2015 ha bruciato tutto il suo lavoro e ha fatto andare in perdita l’ultima comunità nella quale era stato accolto.

Ha quindi deciso di uscirne perché si sentiva in colpa. Ha dormito per una settimana in Caritas, poi un amico ha deciso di ospitarlo a casa sua perché si sentiva solo e in due la giornata si affronta meglio.

In questo momento di stallo L.L., affetto da epatite C, contratta in Africa in un’esperienza missionaria, ha deciso di intraprendere un percorso di cura tramite la Ausl. Avendo residenza nella provincia di Rimini, ha potuto iniziare la terapia.

Senza un caro amico che lo ospitasse tutto questo non sarebbe stato possibile.

Un padre rumeno di buona volontà, che non accetta compromessi di fronte all’illegalità

Arrivato in Italia nel 2003, Dumitru ha dovuto lasciare il figlio undicenne a sua madre perché la moglie li aveva abbandonati. Ha iniziato a lavorare come muratore, poi come bracciante, ma si è ritrovato immischiato in una gestione del lavoro da parte di un gruppo di rumeni poco chiara: i datori di lavoro li facevano lavorare tanto, per pagarli 24 euro alla settimana in nero. Ha quindi lasciato i campi e si è messo a fare il cameriere negli alberghi, anche qui con uno stipendio non conforme alla legge (mille euro al mese per 13 ore di lavoro al giorno), tuttavia non si è mai lamentato e ha sempre lavorato col sorriso, pensando a suo figlio.

Non avendo soldi a sufficienza per pagarsi un affitto, ha costruito, in un terreno libero, una piccola baracca di legno e ci è andato a dormire con un suo amico. È passata la polizia, ma di fronte a un lavoro così preciso e igienicamente pulito, li ha lasciati stare.

Quest’anno sua madre è morta, ha quindi deciso di andare a prendere suo figlio e portarlo in Italia con sé, non voleva che rimanesse solo in patria, col rischio di immischiarsi in brutte compagnie.

Il figlio era felice di stare col padre, anche se vivevano in una baracca di legno, si è subito iscritto in una scuola di italiano e sta cercando lavoro.

Purtroppo però l’amico del padre che viveva con loro si è inserito in circuiti illegali al punto che gli hanno bruciato la casina di legno con dentro tutti i loro averi. Ora padre e figlio si sono ritrovati con i soli vestiti che avevano indosso. Niente più casa, niente più vestiti, libri, fotografie… niente… solo loro due. Per fortuna che il padre ha già trovato lavoro in un albergo come cameriere, speriamo però che quest’anno lo mettano in regola in modo che per il prossimo inverno riescano a pagarsi un affitto da qualche parte e speriamo che anche il figlio riesca a trovare un lavoro per poter rimanere accanto a suo padre.

Una nonna che aiuta i nipoti, nonostante le sue tante difficoltà

Agata percepisce la pensione di invalidità e abita in una casa popolare assieme al marito.

Oltre alle spese dell’affitto e delle utenze, ha anche quelle dei medicinali, che sono molto elevate. Soffre di depressione e si trascina i postumi di una caduta che l’ha costretta ad effettuare cure di cortisone, facendola ingrassare venti chili. Non le va più nessun capo d’abbigliamento. Con loro vive anche un nipote di 18 anni con problemi psicologici e spesso si ferma da loro anche un altro nipotino, in quanto la figlia lavora, anche se saltuariamente. Agata si muove solo grazie al sostegno di un carrellino e ricorre alla Caritas per i pacchi viveri, ma non lascerebbe mai i suoi nipoti senza cibo nel piatto.

Queste storie mostrano come, nonostante le situazioni di indigenza, alcune persone riescano a mantenere saldi i propri valori e a non entrare in situazioni di compresso.

Isabella Mancino Responsabile Osservatorio delle Povertà e delle Risorse

InformaCaritas