Indietro
venerdì 26 aprile 2024
menu
Blog/Commenti

Se ci rubano il futuro ci riprendiamo il passato

In foto: la palata senza ruota ma piena di ruote
la palata senza ruota ma piena di ruote
di Gianluca Angelini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 24 giu 2016 07:46 ~ ultimo agg. 07:53
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 2 min Visualizzazioni 1.121
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Da qualche tempo – un bel po’ di tempo – in città, spopolano pagine Facebook dedicate al passato. Molto ben fatte. Interessanti. Grazie a meravigliosi archivi fotografici – e alle immagini che vengono inviate anche dagli utenti del social network – regalano scorci della Rimini che fu, spesso dimenticati. Affascinanti, talvolta incantevoli. Nel giro di poco, con i ‘mi piace’ schizzati alle stelle – quasi 17.000 e quasi 12.000 per due tra le realtà più note: ‘Rimini sparita’ e ‘La Rimini che non c’è più
tutti i quotidiani locali, cartacei e non, dedicano ampio spazio al fenomeno. Tempo fa una tivù ospitava addirittura una rubrica settimanale preparata dalla redazione di una di queste ‘vetrine’ online.
Attivissime. In un amen, c’è chi ha organizzato visite in luoghi storici ma dimenticati, facendo riaprire – per giornate dal taglio artistico-culturale – edifici privati solitamente chiusi al pubblico. C’è chi (qui e anche qui) è riuscito a riportare in mare l’altalena, amatissima fino agli inizi degli Anni Novanta, scatenando un vero e proprio delirio. Spingendo all’Amarcord quelli che sull’acqua si dondolavano da mattina a sera e al desiderio irrefrenabile chi, troppo giovane, non c’è ancora riuscito e non vede l’ora di provare. C’è chi ha lanciato serate ‘Anni Ottanta’ nelle discoteche simbolo della Rimini di quel tempo, radunando nugoli di quarantenni, entusiasti e gaudenti. Felici di rivivere, almeno per una sera, le atmosfera dei loro anni d’oro. Quasi un remake, in salsa romagnola, dell”Anima mia’ dedicata da Fabio Fazio agli ‘Anni Settanta’.
Tutto molto bello. Divertente. Sfogliando l’album fotografico,ormai assai nutrito, di una delle diverse pagine,uno scatto di ‘Zanza’, celebre playboy della Riviera nei ruggenti ‘Eighties’, scatena l’entusiasmo degli internauti e tutto un rincorrersi, di ‘che tempi, quei tempi’, ‘grande Zanza, un mito’ e via discorrendo. Davvero suggestivo: negli Anni Ottanta, per tanti che lo esaltavano – di sicuro le decine e decine di scandinave finite tra le sue braccia – ce ne erano altrettanti che proprio non avrebbero voluto l’immagine della Riviera legata a un giovane con il capello lungo, gli orecchini, la camicia aperta fino a meta’ torace a lasciar intravvedere il petto villoso e la catenina. Oggi, invece, il commento è unanime: una leggenda, un simbolo.
Sarà l’effetto nostalgia, che fa luccicare le esperienze vissute, ma il successo del vintage, piacevolissimo, un po’ fa pensare: sembra essere uno dei pochi motori di cambiamento dell’intera città. Avere riconquistato memoria, spazi e edifici storici, tradizioni è decisamente meritorio ma come è possibile che quel poco che si muove debba arrivare esclusivamente dal passato?
Rimini, come l’Italia e forse l’Europa intera, pare muoversi in un limbo di incertezza, senza troppe spinte.Qualche annetto fa, alla presentazione di uno degli ‘ultimi libri di Walter Veltroni – dedicato alla storia bizzarra dell’‘Isola delle Rose’ – i tanti cittadini intervenuti, si erano esaltati solo allo scorrere delle immagini in bianco e nero, solo a sentir parlare di quella città che ha segnato l’evoluzione della storia del turismo italiano. Neanche un sospiro per il presente e per quello che potrebbe riservare il domani.
Come dire, se ci rubano il futuro, almeno ci riprendiamo il passato.

Dal blog Pendolarità