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Il potere delle storie, strumento di marketing per le comunità

In foto: Un progetto di storytelling ha riscattato Corleone città simbolo della mafia
Un progetto di storytelling ha riscattato Corleone città simbolo della mafia
di Serena Saporito   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 22 apr 2016 14:06 ~ ultimo agg. 23 apr 02:09
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Nei giorni scorsi a Rimini si è tenuto Be-wizard, uno dei più importanti festival italiani dedicati al web marketing. Molte le sezioni dedicate al mondo dello storytelling, il racconto delle storie, che ha ormai rivoluzionato il modo di fare marketing, partendo dai contenuti, quelli veri, oltre gli slogan vuoti.

A Be-Wizard abbiamo scoperto che il racconto può diventare strumento per i territori per valorizzarsi e a volte anche per riscattarsi, facendo così un marketing particolare, dalla valenza sociale. Ce lo ha raccontato Maura Romano, dell’Associazione MeltingPro, nell’ambito della sezione Welcoming Cities. Nel suo intervento, ha parlato di come si possa restituire ai territori danneggiati dalla mafia un’immagine diversa, al di là dei luoghi comuni. Interessante e meritevole il progetto (denominato Intus) che ha lavorato a Corleone, il paesino in provincia di Palermo che ha dato i natali a Totò Riina; interessante il metodo usato, che ha consentito a quel territorio, intriso di omertà e silenzi, di parlare e raccontarsi per quello che è: oltre la mafia e nonostante la mafia.

Il racconto di MeltingPro ci ha consentito di scoprire che lo storytelling, di cui tanto oggi si parla, come metodo di comunicazione ha in realtà origini non così recenti. L’associazione per il suo lavoro ha infatti usato un metodo collaudato, insegnato dallo Story Center di Berkley, in California, dal 1993. Il centro si occupa di “creare spazi per trasformare le vite e le comunità attraverso l’ascolto e la condivisione di storie” e si presenta come l’inventore di questa forma di comunicazione.
Premesso che lo storytelling secondo me non può avere un inventore – raccontare storie è connaturato alla natura umana ed è sempre esistito – lo Story Center ha però in effetti capito in tempi non sospetti l’importanza del mezzo usato per raccontare. Quale mezzo? Il video, oggi considerato elemento imprescindibile per la comunicazione web.

I workshop che col metodo dello Story Center vengono svolti per le organizzazioni in giro per il mondo, così come per i privati che attraverso il racconto della loro storia vogliono compiere un percorso di crescita personale, consistono infatti nella produzione di un video. I partecipanti hanno tre giorni per farlo, tale è la durata dei loro workshop che seguono fasi precise: si parte da uno story circle, in cui viene fatto un briefing tutti insieme per identificare la storia da raccontare, si scrive poi lo script e si immagina la sequenza delle immagini con lo storyboarding, poi si registra il testo con la propria voce, e infine si condivide il breve video (tra i due e i quattro minuti) con il gruppo. Risultato? Si torna a casa con la propria storia in tasca oltre che nella testa. Per il singolo, significa mettere nero su bianco i frame più importanti della propria vita, la comunità lo fa con la sua storia passata e di conseguenza con il futuro che ha di fronte.

Qual’è la storia che così ha raccontato Corleone? Non una, ma quindici storie, dove la Storia si intreccia con l’arte, la cultura e la tradizione locale. Storie tutte partite dall’immensa documentazione relativa al Maxi Processo condotto dai Giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino che rischiava di andare persa, e che i cittadini hanno recuperato nella loro memoria.