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Con i poveri, sempre

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
ven 16 ott 2015 15:12 ~ ultimo agg. 15:12
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Il tema della Giornata Missionaria Mondiale di quest’anno è provocatorio: “Dalla parte dei poveri”. Uno slogan come questo può risultare scomodo a coloro che hanno una visione asettica del cristianesimo.

D’altronde, ogniqualvolta la Chiesa affronta questioni che hanno a che fare con il sociale, il magistero del papa e dei vescovi genera polemiche. La convinzione di molti benpensanti è che la fede in Gesù Cristo non c’entri assolutamente con le grandi ingiustizie e sopraffazioni che stanno acuendo le sofferenze di coloro che sopravvivono nelle periferie geografiche ed esistenziali. Stiamo parlando, per inciso, di uomini e di donne che trovano difficoltà ad esistere, a crescere, ad esprimersi in un mondo segnato, come dice papa Francesco, dalla “globalizzazione dell’indifferenza”.

 

Da questo punto di vista, la Giornata Missionaria Mondiale costituisce un’occasione privilegiata per fare chiarezza. Chi di noi non conosce amici, persone – forse noi stessi – che si compiacciono per un aiuto dato a una delle tante associazioni che operano in Africa o nel Sud del mondo?

Pensiamo a quegli stessi amici / persone – forse noi stessi -, quante volte, però, hanno / abbiamo espresso un severo giudizio sui migranti, “tutti terroristi” al servizio del jihadismo più sfrenato. Oppure “questi profughi che vengono da noi sui barconi” farebbero parte di una “cospirazione contro la civilissima Europa” e dunque “vanno decisamente respinti”. O ancora “meno male che c’è il mare che ci separa perché altrimenti sarebbero tutti qui da noi… Figurarsi, noi italiani abbiamo già tanti problemi… Perché mai dovremmo preoccuparci di loro?”.

 

È evidente che la questione migratoria, così come è stata gestita, ha surriscaldato gli animi, anche a causa di scelte improvvide. Qui s’impone una sfida politica, ma soprattutto culturale, che affermi la globalizzazione dei diritti nei fatti, non nelle parole. Serve poi una strategia comunitaria, che coinvolga anche l’Europa che certamente non sta facendo bella figura. Quali sono, in fondo, le vere ragioni di questo esodo, rispetto al quale l’Europa, nel suo complesso, ostenta un gelido cinismo?

Quanto pesa nel nostro chiacchiericcio, spesso a vanvera, la miseria di quei popoli, quasi mai portati alla luce dai media, ai quali abbiamo imposto oneri a non finire affinché l’azione predatoria nei confronti delle loro risorse passasse indisturbata? Poco importa che l’oggetto del contenzioso siano minerali pregiati o fonti energetiche; la verità scomoda, che alcuni vorrebbero rimanesse nel cassetto, è che il nostro mondo civilizzato ha ricevuto, dalle periferie del villaggio globale, molto più di quanto non abbia restituito.

Come rendere, allora, la formazione umana e cristiana nelle parrocchie un valido strumento per tentare almeno di arginare la diffusa ed endemica crassa ignorantia da parte di molti? Come far emergere la forza della Parola del Vangelo e della dottrina sociale della Chiesa su questi argomenti?

Sono vuoti da riempire invocando il dono della conversione.

 

giornata missionaria mondiale 2015