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Attualità Politica

Emergenza casa. Lisi: l'impegno c'è, la burocrazia complica

In foto: Gloria Lisi a un'iniziativa sull'housing first
Gloria Lisi a un'iniziativa sull'housing first
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 6 mar 2015 16:20 ~ ultimo agg. 7 mar 12:30
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Gli investimenti per la casa rappresentano la spesa principale delle politiche del welfare per l’Amministrazione Comunale di Rimini. Il vicesindaco Gloria Lisi risponde con un comunicato stampa alle critiche e sollecitazioni espresse ieri sull’emergenza casa da ADL Cobas e dai consiglieri Tamburini (5 Stelle) e Pazzaglia (Fare Comune).

Oltre alle somme messe in campo e alle iniziative avviate di recente come l’housing first, la Lisi ricorda come sia anche difficile il contrasto ai “furbetti” dell’edilizia popolare con leggi e burocrazia che impediscono lo stesso decadimento di chi non ha i requisiti. Il vicesindaco ricorda i diversi casi limite registrati e le quattro resistenze in giudizio attivate dal Comune per casi di decadenza.

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La dichiarazione del vicesindaco Gloria Lisi:

“Quello della casa rappresenta certamente una delle questioni prioritarie su cui è impegnata la nostra amministrazione nell’ambito delle politiche di welfare. Non a caso, all’interno di queste, gli investimenti relativi all’abitare rappresentano la quota principale.

Investimenti che vanno da interventi più strutturali, come l’aumento delle locazioni pubbliche per il canone calmierato (oltre ai 258 già utilizzati se ne aggiungeranno nel corso altri 83 nuovi alloggi, in fase di ultimazione), al fondo per le morosità incolpevoli (con uno stanziamento costituito ad hoc per più di 160mila euro) a quelli legati all’emergenza del quotidiano, come ad esempio il pagamento di bollette, di utenze arretrate, di alloggi temporanei in residence che, insieme ai contributi dati all’interno dei percorsi di assistenza legati allo sportello sociale sfiorano complessivamente il milione di euro.

Altri 700mila euro sono invece le risorse messe all’interno della nuova “Agenzia sociale per la locazione”, che cercherà di favorire l’incontro della domanda e dell’offerta sul mercato privato della locazione operando, a titolo completamente gratuito, a favore di inquilini e proprietari. La consapevolezza è quella che, per dare risposte sempre più efficaci al problema casa, si debba agire non solo sulla leva pubblica ma anche sulla componente privata. In questo senso stiamo cercando di coinvolgere questa anche in progetti sperimentali di forte impatto sociale come quello dell’ housing first, per dare una casa ai senzatetto.

Ma un problema troppo spesso sottaciuto, e che invece diventa oggi sempre più preoccupante, è quello dei ‘furbetti’, cioè chi pur non avendone più diritto mantiene la casa o di chi, credendosi più scaltro degli altri, cerca di ‘scavalcare la fila’ e pretendere diritti senza rispettare i relativi doveri, a danno di chi ha più bisogno e si comporta nel rispetto delle regole.

Ovviamente questi personaggi sono cosa ben distinta da coloro che, morosi incolpevoli, vengono invece sostenuti ed aiutati nel loro percorso di progressiva autonomia.

Oltre alla mala fede delle condotte individuali abbiamo però davanti anche la burocrazia e la farraginosità del sistema giudiziario italiano che spesso tutela più il furbetto di turno di colui che legittimamente rimane in attesa che si liberi il posto che gli spetta. In sintesi, quello dell’edilizia popolare non è solo un problema di servizi ma anche di regolamenti in grado finalmente di poter essere attuati a tutela dei più bisognosi, e non dei più prepotenti.

Solo negli ultimi mesi, ad esempio, sono state quattro le resistenze in giudizio e la nomina legale per ricorsi da parte del Comune di Rimini per provvedimenti di decadenza dell’assegnazione di alloggi di edilizia residenziale pubblica. Si tratta di provvedimenti avviati per perdita dei requisiti necessari per la permanenza presso le strutture di edilizia residenziale pubblica. Si tratta di casi di evidente violazione delle norme; si va, a seconda dei singoli casi, dalla pratica di abusi edilizi, al superamento dei limiti reddituali previsti, a condotte non corrispondenti ai regolamenti condominiali, alla non effettiva residenza negli appartamenti da parte degli assegnatari.

Si ricorderanno forse i due casi estremi che abbiamo voluto far conoscere all’opinione pubblica qualche mese fa. La prima, iniziata addirittura 24 anni fa, è ancora in attesa dell’ultimo grado di giudizio parte nel 1990, quando viene effettuato un provvedimento di decadenza perché l’assegnatario lascia autonomamente l’alloggio popolare per trasferirsi altrove. in questo caso, è addirittura postumo; in seguito al decesso del titolare, infatti, è un figlio a fare ricorso adducendo tra le cause la volontà di avvalersi della possibilità di acquistare l’alloggio di cui era stato assegnatario il genitore. Tra cause vinte e ricorsi persi la vicenda, complici sia i tempi lunghi dei procedimenti giudiziari, sia una normativa in materia piuttosto complessa, inizia il suo lungo iter che attende ancora, dopo 24 anni fa, il suo giudizio finale. Nel secondo caso, più recente non bastano tre provvedimenti gravissimi a carico di un assegnatario (per il superamento documentato dei limiti di reddito, per la verifica della proprietà, da parte dell’assegnatario, di altri appartamenti, per opere di abuso edilizio effettuati dallo stesso) per avere giustizia e dare una casa a chi veramente è in attesa da anni in graduatoria e si vede usurpato un suo diritto.

Casi limite, ma che rappresentano meglio di tanti dati e teorie le difficoltà a cui si trovano ogni giorni i nostri operatori. Che sottolineano anche come le risorse, i servizi, i piani casa rappresentano solo una parte, importante certo ma non sufficiente da sola, a risolvere il problema casa. A fianco ad essi servono un sistema burocratico e giudiziario più snello e attento ai diritti dei più deboli, e non dei più furbi, ed una maggiore responsabilità sociale che affianchi alla richiesta dei diritti, anche il rispetto dei doveri”.