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Attualità Rimini

Sono 2.000 le convivenze e libere unioni. Il registro in Consiglio

In foto: piazza Cavour
piazza Cavour
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
ven 28 nov 2014 17:34 ~ ultimo agg. 1 dic 02:06
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 Convivenze e libere unioni sono realtà in crescita e che aprono al dibattito su nuove esigenze e bisogni. Lo afferma un approfondimento del Comune di Rimini su queste realtà che, rapportate al totale delle famiglie riminesi, equivalgono con oltre duemila casi al 6,5% e sono l’unica realtà in crescita dal 2001 ad oggi, a fronte di un indebolimento delle forme tradizionali di famiglia.

I dati sulla provincia di Rimini degli ultimi quindici anni denotano che dal 2001 ad oggi le famiglie unipersonali sono cresciute del 7,9%, quelle monopersonali con figli del 3,7%, mentre le coppie coniugati scendono del 4,3%, coniugate con figli addirituttura segnano un meno 10%. La coppia cosiddetta “tradizionale” perde dunque in quindici anni circa quindici punti percentuali, pur rimanendo ampiamente quella principale, rappresentando più del 46% sul totale delle famiglie.

Uno spaccato concreto della società odierna – spiega la sintesi dell’Amministrazione Comunale – che testimonia come vi sia una realtà piuttosto variegata di tipologie famigliari, nelle quali assumono sempre più consistenza forme di convivenza un tempo residuali. Nuove famiglie che presentano anche nuovi e per certi versi inediti bisogni, a cui è necessario poter dare una risposta.

In questo ambito la legge di riferimento è quella nazionale, dalla quale poi gli enti locali derivano le indicazioni per la regolamentazione dei propri servizi pubblici che ancora prevedono differenze rispetto alle coppie sposate. L’Amministrazione cita come esempio l’accesso e della permanenza nelle case popolari. Secondo il regolamento della Regione Emilia Romagna, indatti, una coppia non sposata, per fare domanda come nucleo famigliare, deve dimostrare di avere un biennio di convivenza anagrafica alle spalle. Se una famiglia è sposata, invece, non ha alcun vincolo temporale e può fare domanda come nucleo famigliare già il giorno stesso del matrimonio, a prescindere dalla convivenza anagrafica pregressa. Differenze simili si hanno qualora un assegnatorio di casa popolare si unisca ad un partner sucessivamente all’assegnazione della stessa. In caso di matrimonio, il partner diventa a tutti gli effetti, immediatamente, membro di quel nucleo famigliare e dunque gode degli stessi diritti dell’assegnatario, in caso di convivenza senza matrimonio, per godere gli stessi diritti, devono passare quattro anni.

Su altri servizi dove anche a livello locale vi è maggiore margine di autonomia – ricorda l’Amministrazione Comunale – le differenze sono meno evidenti, come nell’accesso ai servizi per la scuola di infanzia e ai nidi, dove sostanzialmente non ci sono differenze tra coppie sposate e no.

La scelta dell’Amministrazione Comunale di Rimini è stata, in questi anni, di cercare di uniformare le risposte tra i differenti tipi di famiglia. “I dati statistici ci offrono un quadro assai diversificato delle famiglie riminesi – commenta Gloria Lisi, Vicesindaco del Comune di RiminiSono famiglie che, come quelle più tradizionali, vengono quotidianamente ai nostri uffici per richiedere i servizi pubblici come quelli della scuola, degli asili, o delle case popolari. A queste persone in carne ed ossa, che già esistono e sono parte integrante della nostra società, vanno date risposte al pari delle altre. Si pone certamente la questione più generale dei diritti, regolamentata a livello nazionale, sulla quale non voglio nemmeno entrare, ma anche una molto più concreta sulla fruizione dei servizi pubblici. Tramite i nostri regolamenti abbiamo cercato di utilizzare parametri in grado di assottigliare fino quasi ad annullare le differenze tra coppie sposate o meno. Su altri i margini di manovra sono più stretti perché i vincoli della legge nazionale sono più rigidi. Più in generale penso che siano maturi i tempi per una riflessione ampia e condivisa che tenga conto del nuovo spaccato sociale delle famiglie riminesi e, nel rispetto del diritto, possa portare ad una maggiore uniformità nell’esigibilità dei diritti garantiti dalla costituzione”.

Intanto giovedì prossimo in Consiglio Comunale sarà discussa la delibera sul registro delle unioni civili già proposta alcuni mesi fa dai consiglieri comunali Fabio pazzaglia (SEL – Fare Comune) e Savio Galvani. Da Pazzaglia, che esprime soddisfazione per l’approdo della delibera nel luogo deputato, il Consiglio Comunale, una richiesta ai colleghi:  “ognuno voti come vuole ma chiediamo a tutti di impegnarsi a non fare saltare il numero legale”.