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1.300 laureati l'anno. Sottopagati. I dati sulla popolazione universitaria

In foto: Buona attrattività, la migliore in Regione, bassa mobilità degli studenti e bisogno di maggiore sinergia con le imprese del territorio. Sono stati presentati questa mattina i dati dell'osservatorio sulla popolazione universitaria in Provincia di Rimini.
Buona attrattività, la migliore in Regione, bassa mobilità degli studenti e bisogno di maggiore sinergia con le imprese del territorio. 
Sono stati presentati questa mattina i dati dell'osservatorio sulla popolazione universitaria in Provincia di Rimini.
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ven 9 apr 2010 15:36 ~ ultimo agg. 00:00
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Mediamente, ogni anno, si laureano circa 1.300 studenti riminesi: diventano ingegneri, medici e chirurghi. In provincia, tra i 7.721 iscritti all’università, ci sono in sopratutto donne. 5.800 sono iscritti ai poli emiliano romagnoli, Bologna in testa. Le facoltà più attrattive sono economia, che però negli ultimi 5 anni ha registrato un trend negativo, e farmacia. Segue lettere e filosofia, e, all’ultimo posto, chimica industriale. Quella con più studenti fuori corso, è scienze politiche. Gli immatricolati riminesi, quest’anno in calo del 7%, hanno tra i 19 e i 24 anni. La maggiorparte (48,3%) viene da Rimini, seguono Riccione, Santarcangelo, Cattolica e Bellaria. Il 5,2% risiede in Alta Valmarecchia. Tra gli studenti fuori regione, l’8% proviene dalle Marche, il 7,4 dalla Puglia, il 3% dalla Sicilia. Gli studenti stranieri sono il 5,9% del totale. Vengono da san marino, (54,6%) Cina (16,8%), Albania e Bulgaria.
Il difetto degli studenti riminesi è la bassa mobilità: 9 su 10 scelgono la formazione ‘sotto casa’ e non sono disposti a spostarsi più lontano di 100/120 kilometri. Dei 1.675 diplomati nell’anno scolastico 2008/2009, di cui 929 femmine, soprattutto con maturità liceale, il 68,3% si è iscritto subito all’università, dato confortante. Lo è meno il fatto che in Provincia, le imprese offrano ai neolaureati uno stipendio di 1.300 euro al mese, nel migliore dei casi, e che le donne siano pagate 200 euro in meno rispetto agli uomini.
Per evitare la fuga delle professionalità, la provincia intende impegnarsi per migliorare la sinergia con il tessuto economico locale.