Vogliamo incontrare Gesù. La lettera pastorale del Vescovo Francesco
Pubblicata in 12.500 copie, di cui oltre 7mila già distribuite, la nuova lettera pastorale del Vescovo Lambiasi lancia la comunità cristiana riminese verso la missione straordinaria che sarà vissuta quest’anno. La lettera si intitola “Vogliamo incontrare Gesù” e nel sottotitolo propone una domanda provocatoria: “Evangelizzare si deve: ma si può?”
“Sì, si può evangelizzare, perché Gesù non si è ancora stancato di noi: non ha ancora finito di chiamarci alla missione”. Così il vescovo Lambiasi risponde alla domanda della nuova lettera pastorale, che accompagnerà la chiesa riminese nella missione straordinaria, con tre parole che faranno da guide. “La prima parola è proprio Missione – spiega Mons. Francesco Lambiasi – uscire per andare ad incontrare l’altro, non pensando di colonizzare nessuno, ma per condividere l’umanità del fratello, anche se lontano. La seconda parola è Misericordia, non in senso pietistico o buonista. Non dobbiamo giudicare, ma amare come Cristo, come ci invita a fare papa Francesco indicandoci la chiesa come ospedale da campo. La terza parola è Gioia, la gioia stessa che è il Vangelo”
Il vescovo invita ad uscire per andare incontro a chi è lontano, con una testimonianza che dia all’altro il brivido della scoperta di qualcosa di nuovo e bello. “Leggendo la lettera ho provato un grande stupore – afferma Manuel Mussoni, insegnante di religione – perché è una lettera per tutti, con un linguaggio e un contenuto che possono davvero avvicinare ogni persona. La fede, ci dice il Vescovo, tocca l’uomo quando intercetta le soglie della sua vita. E’ questo che siamo chiamato a fare, è qui che l’evangelizzazione ha uno spazio importante. E’ il valore della condivisione che passa per gioie e sofferenze”
“E’ un dono grande quello che ci ha fatto il vescovo Francesco – aggiunge Sara Foschi, missionaria di APG23 -. C’è un richiamo particolare ai piccoli, agli ultimi. Sono loro che ci convertono. Sono loro che tracciano la via della missione. Il vescovo ci invita ad allargare le braccia per accogliere i sofferenti e gli emarginati. Siamo chiamati dal mondo a cambiare i nostri stili di vita, ed essere testimoni di non violenza”
La missione che va ad aprirsi, ci ha tenuto a dire il vescovo, non è “per riempire secchi di nuovi proseliti ma per accendere o riaccendere il fuoco della fede”
Monsignor Lambiasi ha voluto inserire nella lettera anche opere segno, come due anni fa lo fu per San Gaudenzo lo il fondo per il lavoro, che ha permesso di dare un impiego a 63 persone. Tra le emergenze più attuali l’arrivo dei profughi. A fianco dell’accoglienza di Caritas, che ne accoglie oltre 120, e Papa Giovanni XXIII, da tempo operative, la proposta è di un’accoglienza più diffusa nelle comunità di famiglie o piccoli gruppi. “Sono già arrivate – spiega Monsignor Luigi Ricci, vicario generale della Diocesi – alcune disponibilità dalle parrocchie e anche dalle suore Carmelitane di Sogliano, disposte ad aprire le porte della loro foresteria. La lettera si conclude con un allegato che riporta 22 esperienze dove la missione è già vita vissuta e in atto “perché nella nostra diocesi ci sono già tanti segni di missione“. Un’altra risposta concreta al “evangelizzare si può?” Le esperienze sono state riportate solo in sintesi ma le si potrà trovare, insieme ad altre che arriveranno durante l’anno della missione, su una sezione de www.ilponte.com.












