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Teatro Galli. Associazioni scrivono a ministro: a rischio area Castelsismondo

di Redazione   
Tempo di lettura 5 min
Lun 25 Nov 2013 15:54 ~ ultimo agg. 16 Mag 23:15
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Nel mirino in particolare la previsione di due piani sotterranei sotto al palcoscenico che sconfinerebbero per tre metri nell’area del Castello cancellando i resti di una Domus romana e parte delle mura interrate della Rocca. L’area, ricordano le associazioni, è tra l’altro tutelata da tre diversi decreti ministeriali.

La lettera inviata al ministro Bray

Sig. Ministro,
a Rimini, il Comune, ponendo fine ad un’incresciosa vicenda protrattasi per 70 anni, è intenzionato a por mano alla ricostruzione del Teatro Galli, progettato nel cuore della città da Luigi Poletti -architetto ed ingegnere dello Stato Pontificio- ed inaugurato da Giuseppe Verdi nel 1857. L’edificio, neoclassico, si presenta infatti ancor oggi gravemente danneggiato ed inutilizzabile a seguito dei bombardamenti del 1943 e delle prime vicende post-belliche.
L’area interessata è tutelata attraverso ben tre Decreti Ministeriali. Il primo (datato 1915) salvaguarda il vicino Castel Sismondo, opera riconosciuta di Filippo Brunelleschi, estendendosi esattamente fino al “prospetto posteriore” del Teatro. Entro quel limite (che comprende il “recinto esterno promuralis”, il fossato, il ponte, la prima cinta e i bastioni piccoli, sepolti nel terreno) viene esplicitamente “proibita qualsiasi costruzione”. Il secondo (datato 1991) integra quello del 1915 a protezione dell’area archeologica del Castello e del Teatro, perché -dichiara- l’area interessata risulta “incidente sia sul tracciato delle mura tardo-imperiali del settore occidentale della città romana, sia sull’area occupata dall’antico fossato difensivo, sia su altri resti insediativi antichi”. Il terzo decreto (datato 1992) esplicita motiva e dichiara l’interesse dell’ Immobile Teatro Galli. E’ in vigore, cioè, una forma di tutela precisa, motivata e tetragona.
Dopo aver definitivamente accantonato una lunga serie di costosi ed inaccettabili progetti di completamento “modernista”, ci si è orientati verso il recupero filologico del Teatro, sulla scorta (anche) dei ritrovati precisissimi disegni originali del Poletti.
Quella scelta, suggerita da Federico Zeri già nel 1985, è stata poi caldeggiata dal mondo culturale nazionale, dalle più importanti Associazioni di Tutela, dalla maggioranza dei cittadini e da personalità come Abbado, Muti, Cagli, Tebaldi, Pollini, Sgarbi e molte altre. Condividendo a fondo tale impostazione culturale e di metodo, il progetto esecutivo, rigoroso e dettagliatissimo, dell’intervento di recupero è stato redatto direttamente dalla Soprintendenza Regionale dell’Emilia-Romagna, ha ottenuto il benestare dei Comitati di Settore congiunti del Ministero ed è stato definitivamente acquisito nel 2005 dal Comune di Rimini. Quindi il Ministero per i Beni Culturali, almeno in questo caso, è entrato in campo in maniera diretta e con esiti concretamente operativi.
Tutto perfetto…sembrava. Invece da allora, cambiati gli attori che avevano condotto ad una soluzione conclusiva ed esemplare, è iniziato un poco motivato susseguirsi di pesanti modifiche progettuali alla sala neoclassica, ai materiali da impiegare, alla parte absidale (quella verso il Castello) e ad altro ancora. L’Associazione Rimini città d’Arte ha fatto sentire la propria documentata voce (studia il Teatro Galli e l’area circostante da molto tempo) ed il progetto ha ottenuto alcuni “riavvicinamenti” al progetto esecutivo che pur c’era ed era solo da mettere a gara.
Si vuole però continuare -oggi- a “scavalcare” in apparente scioltezza ogni pur tassativa prescrizione contenuta nei Decreti Ministeriali di tutela, con le disposizioni che erano state ritenute -come peraltro appariva naturale- insuperabili da tutti i “vecchi” Soprintendenti. Per la salvaguardia dei luoghi, per il rispetto dovuto ai Decreti vigenti e perché si era di fronte ad importantissimi resti antichi e…addirittura a Brunelleschi!
Citiamo solo gli ultimi autori italiani che ne hanno parlato illustrando questa che è l’unica opera ossidionale rimasta del grande architetto: EUGENIO BATTISTI, Filippo Brunelleschi, Electa Milano 1986; ARNALDO BRUSCHI, Filippo Brunelleschi, Electa Milano 2006.
I tecnici comunali hanno invece previsto l’inserimento, sotto il palcoscenico, di due piani sotterranei ex novo di circa 600 metri quadrati ciascuno, che debordano dal perimetro del Teatro e sconfinano per tre metri nell’area del Castello: si cancellerebbero così i resti di una Domus romana e si distruggerebbe (realizzando, come previsto in progetto, un muro continuo interrato di cemento armato, lungo ben 38 metri ed alto 8) parte dell’antemurale di Castel Sismondo. L’ambiente è delicatissimo e sotto Piazza Malatesta (la piazza fra Teatro e Castello) è conservato un grande catino di mattoni, una cinta con cinque torri sotterrate…un contesto prezioso che l’intervento con le sue “asole” (così definite in progetto) fuori perimetro comprometterebbe per sempre. Un intervento, quello ipotizzato, lungo e costoso…per creare inutili “ambienti di servizio” sotto il livello del mare e laddove oggi già compare acqua di falda affiorante. Un progetto che invaderebbe per sempre il fossato, quello che, in futuro, la Città potrebbe decidere di portare alla luce.
Questa impostazione di progetto -ipotizzata dall’Ufficio Tecnico Comunale in sostituzione di quanto progettato nel dettaglio ed approvato, pochissimi anni fa, proprio dal Ministero per i Beni Culturali e dai suoi organismi regionali e nazionali- è stata incomprensibilmente assentita, dagli attuali organi ministeriali, by-passando le tutele vigenti. A quanto ci è stato dichiarato dal Direttore Generale per le Antichità, la decisione è motivata dal fatto che “non è leggibile un complesso strutturale unitario” (!??) e prevede oltre tutto (dopo onerosi interventi di scavo e di protezione dall’acqua di falda) lo spostamento verso altra collocazione, in orizzontale e in verticale, di reperti archeologici.
Ci appelliamo alla Sua sensibilità, Signor Ministro, perché intervenga per evitare lo scempio imminente a danno di Castel Sismondo e dell’area archeologica dell’antica Ariminum, “riconducendo” a quanto già attentamente progettato dallo stesso Ministero per i Beni Culturali l’intervento “sotterraneo” oggi incredibilmente e costosamente concepito dall’Ufficio Tecnico del Comune di Rimini.

Associazione Rimini città d’arte “Renata Tebaldi”
Italia Nostra consiglio Regionale dell’Emilia – Romagna
Comitato per la Bellezza

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