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Tassa di soggiorno. Montanari (Fiavet): applicarla sarebbe passo falso

di Redazione   
Tempo di lettura 4 min
Mer 28 Mar 2012 17:14 ~ ultimo agg. 15 Mag 14:34
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Montanari ricorda le difficoltà del settore (strategico per il territorio), bolla la tassa di soggiorno come un passo falso e chiede “di abbandonare la demagogia e iniziare a collaborare seriamente, per ridare successo alla nostra attività principale.”
“Dal rilancio economico e politico dell’industria dell’ospitalità – conclude – tutta la collettività, tutte le componenti, anche quelle in apparenza più distanti, ne trarranno vantaggi.”

La nota stampa di Giovannino Montanari

E’ davvero sorprendente il recente appello lanciato dalla Cgil, dalla Cisl e dalla Uil di Rimini. A fronte di una situazione che, nel nostro Turismo, non è mai stata così negativa, i Sindacati in una loro nota unitaria chiedono al Comune di Rimini di reintrodurre la Tassa di soggiorno: una tassa abolita, tutto sommato recentemente, nel 1989, ed introdotta per la prima volta nel 1931. Forse non rientra nella loro sensibilità preoccuparsi del calo delle prenotazioni per la prossima stagione, confermato un po’ da tutti gli operatori turistici: c’è una crisi economica in tutto il paese, è aumentata a dismisura la concorrenza nazionale ed internazionale, le nostre località balneari, ed in particolare Rimini, non sembrano capaci di rinnovarsi (c’è, addirittura, il rischio di vedersi proibita la balneazione in alcuni tratti della nostra costa); non solo, molte strutture alberghiere, di fatto, non hanno più margini di redditività, né tanto meno la capacità di investimento a favore dei necessari aggiornamenti, e neppure trovano in se stesse un ricambio generazionale. Non parliamo poi delle rete commerciale o degli affittuari delle strutture ricettive perennemente indecisi se continuare o meno!
Il clima di disagio dell’intera economia turistica del nostro territorio può essere ignorato soltanto da chi pensa che il livello di vita e di benessere, finora conseguito, sia piovuto dal cielo… Noi crediamo, e siamo in tanti a crederlo nella nostra città e nella nostra provincia, che il Turismo sia la risorsa strategica fondamentale. E non solo a livello economico. Sul piano della cultura dell’ospitalità e sul “ruolo internazionale” (da riconquistare) Rimini ha costruito la sua storia. Ma ora, stando a certi atteggiamenti che gettano – di fatto – discredito sulle varie categorie di operatori (atteggiamenti che si pensava fossero relegati ad una passato massimalista e demagogico), si torna a mettere in discussione la vocazione più autentica della nostra comunità.
Basterebbe conoscere un po’ la storia dell’imposta di soggiorno, e della sua applicazione, per capire come una sua eventuale reintroduzione possa rappresentare l’ennesimo passo falso nelle vicende del nostro Turismo. Rischierebbe di segnare – oltre all’aggravio economico, tutto a carico degli albergatori, da sempre abituati a praticare un “tutto incluso” – la fine di un rapporto proficuo di collaborazione fra operatori turistici e amministratori locali. Sul piano prettamente economico, non ci sono dubbi, diventeremo meno competitivi e meno interessati a far sopravvivere imprese che vedono costantemente ridursi il numero degli arrivi e delle giornate di permanenza.
Qualora, poi, fossero davvero gli ospiti a dovere pagare – separatamente – questa imposta, cosa ne pensa il Sindacato di questo nuovo balzello a carico degli operai, dei pensionati, e degli impiegati, in vacanza da noi?
Se si vuole, come sostiene il Sindacato, “rilanciare lo sviluppo economico del nostro Paese e del nostro territorio… un territorio che necessita di forti investimenti di rilancio, in particolare sul versante strategico del turismo” è indispensabile abbandonare la demagogia ed iniziare a collaborare seriamente, per ridare successo alla nostra attività principale.
E’ più responsabile cercare, soprattutto in questa fase, di favore la piccola impresa turistica o – ignorandone le difficoltà – chiedere che venga ulteriormente penalizzata con una tassazione assurda?
Dal rilancio economico e politico della nostra “industria dell’ospitalità” tutta la collettività, tutte le componenti, anche quelle in apparenza più distanti, ne trarranno vantaggi. La nostra storia è lì a dimostrarlo.

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