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Petitti e Arlotti: bene passo indietro PD su concessioni. Critico Pizzolante

di Redazione   
Tempo di lettura 9 min
Mer 13 Nov 2013 12:56 ~ ultimo agg. 16 Mag 22:39
Tempo di lettura 9 min

Sulle concessioni demaniali arriva il passo indietro del Pd che ritira l’emendamento al senato, che prevedeva sulla linea del sottosegretario Baretta, la vendita di porzioni dell’arenile, per sposare la linea “riminese”, vale a dire legge quadro nazionale e passaggio alla Conferenza Stato – Regioni. “Un segnale politico importante”, lo definisce il deputato riminese Tiziano Arlotti che, seguendo la linea del Governatore della Toscana, parla di un “problema che si può risolvere con concessioni più lunghe e meglio regolate, senza vendere ciò che è di tutti”. Secondo il deputato riminese l’Italia deve fare, in tempi brevi, un affondo in sede europea per definire termini e limiti d’applicazione della direttiva Servizi per produrre un quadro normativo coerente con le norme europee. È invece ancor più urgente, conclude Arlotti, affrontare il problema dei canoni pertinenziali, che riguarda riguarda decine di operatori che anche nel riminese sono stati colpiti da aumenti spropositati. Sulla stessa linea l’altra parlamentare riminese Emma Petitti. “Non si può pensare di aggirare la normativa europea svendendo un pezzo del patrimonio ambientale e paesaggistico del Paese”, dice. E sulla questione dei canoni pertinenziali ricorda l’emendamento presentato per concedere un’ulteriore proroga fino al 15 giugno 2014, “fermo restando” – spiega – “che è necessario approvare una specifica normativa che stabilisca definitivamente gli importi dei canoni da applicare”.
Resta invece l’emendamento sulle concessioni presentato dal Pdl, in linea col progetto del sottosegretario Baretta che aveva trovato anche l’avvallo delle categorie. L’onorevole Sergio Pizzolante definisce incredibile il passo indietro del Pd e nel pomeriggio, insieme ad altri esponenti del partito, incontrerà a Roma gli operatori del settore.
Intanto proprio dalle associazioni (SIB – Confcommercio, FIBA – Confesercenti, CNA – Balneatori, Assobalneari Italia – Confindustria e OASI – Confartigianato) arriva una presa di posizione critica nei confronti del Pd: l’oggetto dell’ipotizzata vendita non sono né le spiagge, né il demanio marittimo, spiegano, ma quelle che (benché classificate come tali) da tempo sono state trasformate con la realizzazione di opere approvate dai comuni (come bar e ristoranti). Inoltre non ci sarebbe nessuna svendita visto che le cessioni avverrebbero ai correnti prezzi di mercato.

La nota dei balneari

Negli ultimi giorni il dibattito pubblico sul disegno di legge di stabilità è stato quasi del tutto monopolizzato dagli emendamenti, presentati da senatori appartenenti sia alla maggioranza che all’opposizione, inerenti una diversa disciplina del procedimento, già vigente, di sdemanializzazione riguardante il demanio marittimo oggetto di concessione demaniale con finalità turistico-ricreativa.

Dobbiamo, purtroppo, registrare che questi emendamenti sono stati oggetto, tranne poche e lodevoli eccezioni, di un vero e proprio ‘festival di dichiarazioni allarmistiche’ e di banalizzazioni tanto ironiche quanto superficiali che rischiano di impedire di comprendere il senso e la portata degli stessi oltre che di criminalizzare un comparto economico cruciale per il sistema turistico dell’intero Paese.

Lo affermano in una nota i principali Sindacati degli imprenditori balneari: SIB – Confcommercio, FIBA – Confesercenti, CNA – Balneatori, Assobalneari Italia – Confindustria e OASI – Confartigianato.

Si è gridato alla “vendita delle spiagge” quando non verrebbe in alcun modo toccato ciò che riveste ancora i caratteri della demanialità e nel mentre è stabilito il prezzo di mercato per la cessione di quelle limitate porzioni di aree che, al contrario, hanno perso definitivamente la destinazione ai pubblici usi del mare.

Si è urlato di un danno all’ambiente mentre oggi la disciplina dei litorali è minuziosamente subordinata da leggi, regolamenti e innumerevoli strumenti di pianificazione demaniale, ambientale e urbanistico, dalle Regioni agli Enti Locali, oltre che al parere vincolante delle Sovrintendenze, alla quale tutti, sia i titolari attuali che eventualmente i proprietari futuri, si attengono o dovranno attenersi.

In via preliminare si rileva che l’oggetto della ipotizzata vendita non sono né le spiagge, né il demanio marittimo ma solo quelle aree che, formalmente ancora classificate tali, non rivestono più i caratteri della demanialità per la irreversibile loro trasformazione a seguito delle opere che siano state regolarmente assentite dalla Pubblica amministrazione (è, infatti, ben acrobatico e surreale riconoscere la permanenza della destinazione a un “pubblico uso del mare”, ad esempio, di un ristorante realizzato oltre un secolo fa su quello che era allora demanio e che formalmente e anacronisticamente continua ad essere qualificato tale ancora oggi).

Il provvedimento di così detta ‘sclassifica’ del demanio marittimo è, del resto, già previsto dal nostro Codice della Navigazione sin dal 1942 che, infatti, con l’articolo 35 dispone che “le zone demaniali che dal capo del compartimento non siano ritenute utilizzabili per pubblici usi del mare sono escluse dal demanio marittimo con decreto del Ministro per le Comunicazioni di concerto con quello per le Finanze”.

Ciò è avvenuto da decenni e senza scandalo alcuno in centinaia di casi e ogni qualvolta si è in presenza di un allontanamento del mare e conseguente costruzione, sui così detti relitti del mare, di interi quartieri cittadini o di infrastrutture (strade, piazze, lungomari, ecc.) puntualmente e giustamente sdemanializzati e ceduti, a titolo gratuito, agli Enti pubblici (da ultimo, qualche settimana fa, al Comune di Rimini) o a titolo oneroso (addirittura qualche isola), ai privati.

Per cui si tratterebbe solo di meglio precisare, oltre che di dare impulso, alle iniziative di verifica della permanenza o meno dei caratteri della demanialità marittima stante anche la vetustà di una linea demaniale risalente nel tempo (in alcuni casi al 1899!) e la comprensibile inerzia delle Capitanerie di Porto che hanno perso, con la recente legislazione degli anni ’90, tutte le competenze gestionali conservando solo quelle di polizia e vigilanza.

Sulle modalità previste da queste proposte emendative si ribadisce che è del tutto fuori luogo parlare di “svendita” o di “regalo ai concessionari” in quanto le cessioni dovranno avvenire ai correnti prezzi di mercato.

In definitiva, attraverso una ridefinizione delle competenze e del procedimento, si chiede ai concessionari balneari di venire incontro alle esigenze pubblicistiche di un rapido quanto significativo abbattimento del debito erariale facendosi carico di questa operazione straordinaria diretta a valorizzare, proprio nell’interesse pubblicistico, quei cosi detti ‘relitti’ che non rivestono più i caratteri della demanialità.

Questa iniziativa parlamentare, che segue analoghe prese di posizione di Autorevoli membri del Governo, trova l’interesse e il favore dei Sindacati di categoria, pur consapevoli del grande sforzo che si chiede a un settore stremato oltre che dalla crisi economica, dalla pressione fiscale (siamo le uniche aziende turistiche ad avere l’aliquota IVA ordinaria al 22% invece che quella speciale al 10% applicata a tutte le altre) e dall’incertezza normativa per una legislazione risalente al Codice della Navigazione che necessita di un riordino per adeguarla alla nuova realtà sia economica che ai principi costituzionali e comunitari.

Chiediamo, comunque, che queste proposte – come eventualmente altre – siano serenamente esaminate e discusse senza falsi quanto infondati preconcetti e senza offensive banalizzazioni perché le 30.000 imprese italiane che rappresentiamo meritano soprattutto rispetto e considerazione e non la presa di posizione pregiudiziale, magari di chi continua ad opporsi a qualsiasi iniziativa che riguardi questo settore, con argomentazioni fragili e inconsistenti, in alcuni casi palesemente strumentali e false, arrivando persino a infangare e demonizzare 30.000 famiglie e aziende a conduzione familiare disonorandole quale potente “lobby”, mentre le stesse ben meriterebbero di essere difese, elogiate e sostenute quale peculiarità italiana che costituisce un fattore di successo e di competitività del turismo nazionale.

La nota di Tiziano Arlotti

“Il ritiro dell’emendamento della senatrice Granaiola finalizzato alla vendita di porzioni dell’arenile è un segnale politico importante: è prevalsa la posizione che sin dall’inizio abbiamo sostenuto noi riminesi, consapevoli che per affrontare il tema delle concessioni è necessario ripartire dalle conclusioni delle conferenza programmatica sul turismo del PD tenutasi all’inizio di quest’anno. Ovvero tutelare e rilanciare gli investimenti delle imprese balneari superando l’attuale incertezza normativa legata alle modalità di rilascio e rinnovo delle concessioni demaniali ad uso turistico-ricreativo. Per questo motivo, l’Italia deve fare un affondo in sede europea per definire i termini ed i limiti di applicazione della direttiva Servizi con l’obiettivo di produrre un quadro normativo coerente con le norme europee. E’ un lavoro che va svolto in tempi brevissimi, o rischiamo di fermare l’innovazione, la qualità dei servizi e gli investimenti delle nostre imprese balneari, che vogliamo valorizzare per la loro professionalità e competenza, creando un circolo virtuoso fondamentale per lo sviluppo turistico e l’economia in particolare del nostro territorio.
Aver ritirato l’emendamento alla legge di stabilità significa riportare la questione in ambito politico, con il coinvolgimento delle Regioni e dei Comuni. Come giustamente affermato dal governatore della Toscana, il problema si può risolvere con concessioni più lunghe e meglio regolate, senza vendere ciò che è di tutti e anche per questo, almeno in parte, meglio tutelato.
Tuttavia ritengo vada affrontato urgentemente il problema dei canoni pertinenziali, che riguarda riguarda decine di operatori sul nostro territorio colpiti da aumenti spropositati e che meritano una soluzione in via definitiva”.

La nota di Emma Petitti

“Il lavoro parlamentare e il confronto di queste settimane hanno fatto emergere la correttezza della posizione da noi mantenuta e di ciò che abbiamo sempre sostenuto in merito al tema delle concessioni balneari. Come ha giustamente riconosciuto anche il ministro Andrea Orlando, cercare di inserire in Legge di stabilità la sdemanializzazione di porzioni di litorale e spiagge è politicamente inaccettabile e tecnicamente sbagliato. Non si può pensare di aggirare la normativa europea svendendo un pezzo del patrimonio ambientale e paesaggistico del Paese.
Ora che si è fatta chiarezza bisogna andare avanti con la legge quadro, che è l’unica soluzione in grado di intervenire sulla normativa nazionale e sulla sua applicazione in modo da dare prospettiva alle imprese balneari che hanno investito e intendono continuare a farlo, che creano lavoro e assicurano qualità del servizio. Come ribadito anche nei giorni scorsi, occorre riorganizzare complessivamente la materia demaniale (tenendo anche presenti le nuove opportunità concesse dal decreto Fare per il passaggio ai Comuni dei beni patrimoniali dello Stato) e dare delega al governo per l’emanazione di una legge quadro, in concertazione con la Conferenza Stato Regioni ed Enti Locali e con l’obiettivo di trattare subito in Europa, perché dalla Bolkestein non si esce.
Un discorso a parte merita l’emergenza dell’aumento dei canoni pertinenziali. Per questo abbiamo presentato nei giorni scorsi l’emendamento che mira a concedere un’ulteriore proroga fino al 15 giugno 2014, fermo restando che è necessario approvare una specifica normativa che stabilisca definitivamente gli importi dei canoni da applicare alle concessioni pertinenziali”.

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