Morte don Oreste. Ancora tante le espressioni di cordoglio


Il ricordo di Luciano Chicchi, presidente della Fondazione Carim:
“Commozione e gratitudine sono i sentimenti che provo in modo più forte davanti alla scomparsa di don Oreste.
La sua presenza ci ha accompagnato lungo l’arco del secondo novecento in modo familiare ma anche rigoroso. È stato, infatti, un grande educatore, e proprio per questo la sua figura è sempre stata di straordinaria attualità in ogni frangente della storia che abbiamo attraversato.
Don Oreste era appassionato alla questione educativa, che ancora oggi – o, forse, soprattutto oggi – rappresenta uno dei temi centrali nella nostra società; il suo è sempre stato un impegno forte, deciso, instancabile per la formazione di persone mature che sapessero testimoniare Cristo in ogni ambiente.
Ricordo bene, personalmente, quale alta scuola di formazione umana e cristiana sia stato quello stanzino vicino al Duomo dove don Oreste, a partire dagli anni ’50, ha educato intere generazioni di giovani. Giovani che poi nelle strade del mondo – ognuno secondo la propria vocazione – hanno cercato di incarnare il messaggio evangelico. Giovani cui don Oreste ha insegnato a pregare, a meditare, ad amare, a lavorare mettendo a servizio comune i talenti di ciascuno. E se mi guardo attorno, vedo che quella scuola ha formato negli anni tante persone che in vario modo hanno poi portato frutti positivi a Rimini e fuori.
Ho avuto la fortuna di vivere quegli anni e non posso dimenticare come sia stato importante per me aver incontrato don Oreste, essere stato aiutato da lui a scoprire i valori veri e il senso della vita.
Valori che si trasmettevano in maniera convincente perché lui stesso li viveva profondamente, e ne ha dato testimonianza fino all’ultimo, senza risparmiarsi in alcun modo, con quel suo farsi prossimo a tutti e soprattutto ai più deboli, ai più dimenticati, sia con la sua persona che con le tante e importanti opere che ne sono nate.
Per questo, il dolore per la sua morte è accompagnato anche dalla certezza di aver noi tutti – tutta la città – ricevuto, con la sua presenza, un grande dono. È un esempio ed un’eredità che come riminesi mi auguro sappiamo raccogliere.”
“Oggi è morto un Santo, un grande benefattore, veramente un apostolo instancabile e il modo migliore per onorarlo è quello di approvare subito la legge contro lo sfruttamento che lui voleva”. E’ quanto afferma, in una nota, la senatrice Maria Burani Procaccini, responsabile famiglia e minori di Forza Italia. “Chiediamo che la memoria di Don Benzi – prosegue Burani Procaccini – venga onorata con l’approvazione delle norme che puniscono pecuniariamente anche la prostituzione e che infliggono pene pesantissime agli sfruttatori. Bisogna fare in modo che Don Benzi non venga dimenticato e sia ricordato con le leggi”.
Anche il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi ha voluto ricordare il fondatore della Papa Giovanni: “La scomparsa di Don Oreste Benzi lascia un grande vuoto. Umile sacerdote, Don Oreste ha saputo illuminare le strade di quelli che lui chiamava ‘gli ultimi’ con la carità dei veri apostoli di Cristo. La sua testimonianza e la sua opera hanno creato un fronte tra la Chiesa e la società, conquistandosi la stima ed il rispetto da parte dei laici. Lo ricordiamo attivo ed entusiasta sostenitore del Family day e convinto assertore della dottrina cristiana e dell’azione spiritualmente orientata verso i fini ultimi dell’esistenza. Forte nella fede, è stato grande edificatore di opere nella società. Una testimonianza la sua che resterà non come una memoria, ma come una presenza nella nostra società”.
Esprimo il mio profondo cordoglio e commozione per la scomparsa di Don Oreste Benzi. – scrive Roberto Piva, consigliere regionale del PD – Come sacerdote,uomo,amico dei poveri e degli sfruttati ha svolto una instancabile opera umanitaria che rimarrà un patrimonio per tutta la comunità.
Giorgio Mezzini, della Papa Giovanni XXIII, scrive:
…e ci sarà il tuo babbo,
come filo di vita ininterrotto,
ad attenderti con la bicicletta
per portarti ancora sul cannone
a fidarti tra le braccia del Padre…
Ora in me il grazie più denso abita il silenzio
indispensabile per ascoltarti ancora,
per non smettere di ascoltarti:
Nel momento in cui chiuderò gli occhi a questa terra, la gente che sarà vicina dirà: “E’ morto”. In realtà, è una bugia. Sono morto per chi mi vede, per chi sta lì. Le mie mani saranno fredde, il mio occhio non potrà più vedere, ma in realtà la morte non esiste, perché appena chiudo gli occhi a questa terra, mi apro all’infinito di Dio. Noi lo vedremo, come ci dice Paolo, a faccia a faccia, così come Egli è (1Cor13,12). E si attuerà quella parola che la Sapienza dice al capitolo 3: “Dio ha creato l’uomo immortale, per l’immortalità, secondo la sua natura l’ha creato”.
Dentro di noi, quindi, c’è già l’immortalità per cui la morte non è altro che lo sbocciare per sempre della mia identità, del mio essere con Dio. La morte è il momento dell’abbraccio col Padre, atteso intensamente nel cuore di ogni uomo, nel cuore di ogni creatura.
(Da “Pane Quotidiano” commento di don Oreste alla prima lettura (Gb 19,1.23-27) di venerdì 2 novembre 2007 – Commemorazione dei defunti)
L’intervento di Andrea Gnassi, segretario dei DS di Rimini.
Ci ha lasciati una personalità forte e importante, che ci ha incalzato costantemente, un pezzo di storia della nostra comunità, di vita sociale, di relazioni, sicuramente una delle figure di maggior rilievo che ha avuto Rimini e che da qui ha diffuso nel mondo il suo messaggio.
Nel corso di questi anni, è accaduto più volte di confrontarsi con don Oreste Benzi e la papa Giovanni XXIII, soprattutto nei dibattiti sui giovani, sull’uso consapevole della loro vita. E quindi discutere i temi della notte, la droga, lui così inflessibile nel chiedere a tutti i ragazzi di dare un senso al proprio operato, nel tempo libero come nello studio. Sì, inflessibile. Don Oreste era, davvero, incalzante, nel confronto ti costringeva a non sederti sulle tue posizioni ed era, quindi, una esperienza
“piena”.
Una cosa che mi ha aiutato a muovere le mie opinioni, è aver conosciuto l’intensità, la fatica, anche – può sembrare un controsenso – la “laicità” dell’impegno profuso dalle case famiglia. Loro, don Oreste e le persone impegnate nella comunità da lui fondata, la Papa Giovanni XXIII, arrivano davvero agli ultimi, a tutti.
La politica discute molto, e afferma i diritti di tutti. Poi, però, sul campo, nella strada, tra le mura domestiche, accanto agli ultimi della società spesso ci trovavi questo prete, a praticare i valori della carità.
“Profeta di verità scomode, che ha posto al centro del suo agire la dignità della persona umana”: così don Mimmo Battaglia, presidente della Federazione italiana comunità terapeutiche, una delle maggiori realtà del privato sociale, ha ricordato don Benzi. “Un prete innamorato di Cristo – ha detto – che ha saputo saldare il cielo e la terra, sempre dalla parte degli ultimi. Un grande testimone di fede, di carità, di giustizia, di liberazione e di speranze”. “Un grazie al Dio della vita e a Don Oreste – ha concluso – per quanto ci ha sempre insegnato e per quello che ci lascia in eredità: stare dalla parte dei poveri in nome del Vangelo”.
“La morte di don Oreste Benzi – ha detto il sindaco di Napoli Rosa Russo Jervolino – mi addolora profondamente. L’ho conosciuto molto bene ed ho seguito la sua opera soprattutto quando ero ministro degli Affari Sociali. Non é esagerato definirlo un vero e proprio apostolo della carità e della solidarietà. E’ stato per tutta la vita dalla parte degli ‘ultimi’ condividendo il loro dolore e spendendosi senza riserve per difendere i loro diritti e la loro dignità”. “Dai malati di Aids alle donne costrette a prostituirsi, dalle madri in difficoltà ai barboni – ha sottolineato il sindaco – a nessuno ha fatto mancare il suo affetto e il suo sostegno. Lo ricorderemo con immensa gratitudine”.