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Mercato lavoro. Con la crisi più flessibilità ma crollano contratti a chiamata

di Redazione   
Tempo di lettura 3 min
Mar 1 Apr 2014 15:17 ~ ultimo agg. 17 Mag 04:43
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Appena il 6,3% degli avviamenti avviene con contratti a tempo indeterminato (dato stabile rispetto al 2012) mentre quelli a tempo determinato sono il 64% (10 punti percentuali in più).
Crollano, probabilmente a causa della riforma Fornero, i contratti a chiamata dal 25 al 15,4% del totale.
L’edilizia (28,2%) e la manifattura (19,7%) sono i settori in cui è più elevata l’incidenza del lavoro dipendente a tempo indeterminato che invece viene impiegato solo nel 2% delle assunzioni comunicate da alberghi, ristoranti e pubblici esercizi.

“Il rapporto sull’economia riminese ha messo in evidenza – spiega Meris Soldati, assessore alle politiche del lavoro della Provincia di Rimini – come le esperienze d’impresa positive in questo periodo difficile siano quelle che puntano sull’export e su prodotti ad alta tecnologia. Quindi le aziende che fanno dell’internazionalizzazione, della ricerca, dell’innovazione e in generale della qualità del lavoro e della qualità del capitale umano il loro principale asset di sviluppo. Vince insomma chi non sta fermo e investe nella qualità e dunque nella formazione di personale qualificato e in una scuola in grado di incentivare questo passo. Dico questo perché a livello nazionale mi pare che si sia individuato nella maggiore flessibilità (qualcuno la chiama precarizzazione) la chiave di volta per garantire occupazione e benessere al nostro Paese. E’ lecito chiedersi se sia davvero così, anche alla luce dell’esperienza e dei numeri riminesi. Negli ultimi anni, sul territorio locale appena uno di 10 avviati ha avuto contratti a tempo indeterminato; gli altri 9 si sono arrangiati con forme contrattuali più o meno precarie. Nei fatti dunque la flessibilità già c’è, e da almeno 10 anni; questo non ha impedito le enormi, drammatiche difficoltà di trovare lavoro da parte dei giovani e di chi resta senza occupazione dopo i 50 anni. L’esperienza portata ieri da alcune imprese riminesi dimostra al contrario che nessuna di esse ha puntato sulla flessibilità/precarizzazione ma semmai sulla ricerca e sull’innovazione. Chi contrabbanda la flessibilità come la ricetta vincente e non promuove con altrettanta forza la qualità, rischia di fare un errore devastante per lo sviluppo del Paese. Non temo di affermare che le proposte al vaglio in queste settimane dal Governo riducano e di molto lo spazio per la formazione, ad esempio, per l’apprendistato, cercando di emulare modelli di flessibilità di Paesi troppo differenti dal nostro in tutte le componenti del tessuto socioeconomico”.

Tabella avviamenti 2013

. Lavoro dipendente a tempo indeterminato
5.880 (2013: 6,3% – 2012: 6,9%)
. Lavoro dipendente a tempo determinato
59.742 (2013: 64% – 2012: 54,5%)
. Apprendistato
5.281 (2013: 5,7% – 2012: 5,2%)
. Collaborazioni (co.co. co., a progetto, occasionali)
3.486 (2013: 3,7% – 2012: 4,1%)
. Lavoro intermittente
14.380 (2013: 15,4% – 2012: 25%)
. Somministrazione di lavoro (ex interinale)
4.014 (2013: 4,3% – 2012: 3,7%)
. Altri contratti atipici
590 (2013: 0,6% – 2012: 0,6%)

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