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una riflessione

La denatalità: amplificatore di rischi

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di Carlo Alberto Pari   
Tempo di lettura 4 min
Dom 2 Nov 2025 07:06 ~ ultimo agg. 10:02
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L’EDITORIALE DELLA DOMENICA
di Carlo Alberto Pari

L’inverno demografico appare inesorabile. In un anno, il numero di figli per donna è ulteriormente diminuito da 1,20 a 1,18. E’ un problema che tocca diverse Nazioni, l’Italia in modo particolare, per fare un paragone, l’indice della Francia si attesta ancora ad 1,63. A peggiorare ulteriormente la situazione, il naturale calo della fecondità. Il risultato è una diminuzione di circa 10.000 nuovi nati nel 2024 rispetto all’anno precedente. Dal 2008 al 2024, la diminuzione ha superato il 35% del totale.
Sostanzialmente, anche sulla denatalità il futuro appare tremendamente chiaro, lo scorrere del tempo acuisce l’irreversibilità del problema. Sintetizzando al massimo, la fecondità dipende dalla capacità di riprodursi, che ovviamente, è anche collegata all’invecchiamento. il tasso di fecondità, dipende dal numero di figli per ogni donna in età fertile. Di certo, qualcosa si potrebbe ed anzi di dovrebbe fare per aumentare il numero dei nuovi nati, ma come per la Sanità pubblica, o il debito pubblico, tanto per fare due esempi di fondamentale importanza per la vita dei Cittadini, spesso si cerca di tamponare, mentre servirebbero interventi complessi e sostanziali. Diversi i fattori che incidono sull’inverno demografico, ne cito due, uno socio/culturale, difficilmente solubile, ed uno prettamente economico, sul quale si dovrebbero cercare soluzioni. Il fattore socio culturale. A differenza del passato, nella società moderna non risulta particolarmente ambita la famiglia con diversi figli, anzi, il pensiero ormai prevalente non esclude una vita senza prole, non di rado, mettendo al primo posto la realizzazione personale. Ad onore del vero e con cinica brutalità, nelle società a prevalenza agricola del passato, un figlio era anche un investimento per il futuro, come manodopera utile alla sopravvivenza della famiglia. Comunque, su questo punto, l’analisi sarebbe estremamente complessa e soggettiva, un eventuale cambio di visione culturale, richiederebbe il recupero di valori molto importanti, purtroppo, relegati a secondari nella società del consumo.
Il fattore prettamente economico è comprensivo di svariate sfaccettature. Molti, troppi giovani italiani fuggono all’estero per cercare salari migliori, posti di lavoro
consoni agli studi, possibilità di scalate sociali, abitazioni dove vivere a prezzi abbordabili. Nel nostro Paese, non di rado, l’eccessivo debito pubblico compromette
interventi adeguati per diversi servizi. La remunerazione del lavoro è mediamente assai scarsa, del resto, negli anni, abbiamo prima svalutato la lira per mantenere la competitività sui mercati, quando non è stato più possibile, perché siamo passati giustamente all’euro, abbiamo svalutato il lavoro ed amplificato la precarietà.
Inoltre, il “welfare” a favore dei neo genitori, appare limitato a scarsi benefici economici e poco altro, mentre permangono forti carenze, seppure a macchia di
leopardo, di asili nido e scuole per l’infanzia, che peraltro, dovrebbero essere gratuiti, come le scuole dell’obbligo. Di fatto, sono I nonni che assumono un ruolo
di rilievo per le coppie con figli, ed anziché premiarli, li penalizziamo, con il blocco parziale o totale della perequazione sulle pensioni. Concludo con un dato, estremamente esplicativo: alcuni calcoli indicano la cifra necessaria ad accompagnare un figlio fino alla maggiore età, mediamente, oltre 200.000 euro. Una spesa difficilmente sostenibile per troppe coppie. Il problema è sempre lo stesso, servono grandi investimenti anche sul tema della denatalità. Purtroppo però, le politiche impostate sulla ricerca del consenso pensano usualmente al presente e raramente al futuro, si tampona, ma i problemi si incancreniscono, i debiti
aumentano, le riforme appaiono orpelli, il necessario taglio della spesa pubblica un grido nel deserto. Eppure, la domanda da porsi sembrerebbe scontata: un Paese molto indebitato, con una denatalità preoccupante e con il naturale ed irreversibile invecchiamento della popolazione, che futuro può avere? Ancora una volta, la risposta non appare complessa, ed anche la denatalità è da aggiungere all’elenco delle urgentissime priorità.

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