Infortuni in calo ma per calo occupazione. Donne e invalidità, sfida quotidiana
Il calo del 26% degli infortuni sul lavoro dal 2008 al 2012 è da attribuire al calo dell’occupazione. A Rimini è del 9%. Nel 2012 sono stati 2.385 quelli denunciati in provincia. È aumentata invece del 19% la denuncia delle malattie professionali, anche grazie alla maggiore consapevolezza delle cause. Sono passate da 340 a 415. Il settore più colpito da eventi lesivi gravi è l’agricoltura, seguito dalla sanità, all’ultimo posto ci sono i servizi domestici. Sono soprattutto malattie osteo-articolari, e tendiniti. L’Inail negli ultimi anni ha concentrato i propri sforzi sulla prevenzione: in 4 anni sono stati stanziati 700 milioni d’incentivi alle imprese per la sicurezza. Ha detto Giuseppe di Geronimo – direttore Inail provinciale
Tuttavia, resta il grosso neo di un testo unico sugli infortuni che risale al 1965 e che attribuisce per esempio all’amputazione di un arto, un’invalidità del 30-40% ed un risarcimento di 700 euro. Anna ha subìto l’amputazione di un braccio a 18 anni, lavorava in una gelateria. Oggi è consigliera provinciale anmil, associazione che aiuta i lavoratori che quotidianamente devono fare i conti con infortuni che hanno totalmente cambiato la loro vita.
Anna Maestri – consigliera provinciale ANMIL: ‘Avevo 18 anni e tanti progetti. Dopo l’incidente ho dovuto ricominciare daccapo. Rifarmi una vita, che significa usare la mano sinistra per scrivere, ma anche cambiare totalmente il modo di vivere il mio quotidiano. L’Anmil aiuta le persone che hanno subìto un trauma come il mio a risollevarsi. E’ molto importante confrontarsi con persone che ti possono capire perché vivono il tuo stesso dramma. Ebbene, a questa perdita di abilità, di potere di gestire autonomamente la vita quotidiana, come madre, moglie, come colei che si prende cura della casa, dei genitori anziani e molto altro ancora, in termini di risarcimento INAIL viene dato un valore medio di 700 euro.
Ecco, io vi invito ad entrare in quella casa e a guardare quella donna mentre non può più allacciare un paio di scarpe al figlio, non può più farsi una manicure da sola, né farsi uno shampoo e una piega in casa, né lavare piatti e stoviglie o cambiare un pannolino. Quella donna non è “diversamente abile” quella donna è un’eroina di cui non si è messo in conto nulla di quanto psicologicamente questa invalidità l’abbia colpita dentro e ferita nella sua femminilità.
Eppure, noi donne infortunate ci ricostruiamo un’identità, ci ridiamo forza da sole e ritroviamo una nuova dimensione nella quotidianità familiare che abbiamo ritenuto opportuno far conoscere e mettere in luce, per chiedere solo un po’ di impegno alle istituzioni e a chi, per dovere e per mestiere, si trova a svolgere una funzione pubblica assistenziale e previdenziale, affinché queste nostre vicende che ci vedono vittime, ingiustamente, di danni permanenti possano trovare una nuova attenzione nel testo unico infortuni che risale al 1965′.
Uno stralcio del comunicato stampa:
Da molti anni l’Associazione, in un’ottica di miglioramento delle condizioni sociali, di vita e di lavoro delle donne rimaste vittime di infortuni in ambito lavorativo, su stimolo e indirizzo del Gruppo donne ANMIL per le politiche femminili, cerca di focalizzare l’attenzione dell’opinione pubblica e delle istituzioni sulla gravità degli eventi infortunistici al femminile e si adopera per offrire un contributo concreto in tal senso.
Con questo obiettivo è stato condotto da ANMIL con il supporto tecnico delle società di indagini statistiche Datamining e Interago, uno studio dal titolo “Tesori da scoprire: la condizione della donna infortunata nella società. Un’indagine sulle donne vittime del lavoro”.
Alla conferenza stampa hanno partecipato Nadia ROSSI, Assessore alle politiche del Lavoro Comune di Rimini, Giusepe Di Geronimo Direttore sede Inail Rimini e Anna Maestri Consigliera Territoriale ANMIL Rimini
Ogni anno le lavoratrici italiane sono colpite da circa 250.000 tra infortuni sul lavoro e malattie professionali; di questi, circa 2.000 risultano di gravità tale da renderle “disabili” (secondo la classificazione ufficiale adottata da INAIL). La ricerca ha indagato su molteplici aspetti della condizione di una donna vittima di infortunio e sono emersi molti risultati significativi, soprattutto rispetto al disagio psicologico conseguente all’incidente e alle difficoltà di mantenere il posto di lavoro ed il rapporto con le persone più vicine.












