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Confindustria, ripresa ancora non ingrana. Rimini: bloccati dai piani

di Redazione   
Tempo di lettura 10 min
Mar 18 Mar 2014 16:48 ~ ultimo agg. 17 Mag 04:05
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“La congiuntura ricalca la situazione già emersa nel semestre precedente, ma con una intonazione più positiva. La caduta nella produzione sembra essersi fermata, il fatturato è ancora in territorio negativo, la situazione dell’occupazione si conferma difficile e solo l’export dà segnali positivi. Non si riesce ancora ad agganciare una solida ripresa”.
La dice tutta la sintesi in testa all’indagine congiunturale sulla volontà di non eccedere né in pessimismo né in ottimismo, in una situazione ancora incerta.
Nel secondo trimestre 2013 il fatturato è sceso dello 0,6%, cresce quello estero ma cala quello interno. La produzione aumenta dello 0,3%, ma a giovamento soprattutto delle grandi imprese. L’occupazione cala dello 0,59%. Gli ostacoli, i soliti noti. Ad elencarli è il presidente Paolo maggioli: cuneo fiscale, burocrazia, difficoltà di accesso la credito. Confermate, queste ultime, dagli ultimi dati che vedono un calo degli impieghi alle imprese del 5,8% su base annua. L’83% delle imprese interpellate ritiene sia in atto un razionamento del credito.
Crediti concessi senza troppi approfondimenti in passato, spiega Maggioli, e oggi rifiutati sempre senza approfondire adeguatamente.

Per quanto riguarda le previsioni, crescono gli ottimisti ma restano ombre soprattutto per l’occupazione. E pensare che si sono investimenti per 63 milioni in stallo per mancanza di credito che, nel 75% dei casi, significherebbero nuove assunzioni. Il settore più in crisi resta l’edilizia; in sei anni è sparita un’azienda su tre. I lavoratori sono calati del 36%, le ore di lavoro del 41. La crisi ha tolto di scena 3.000 posti di lavoro, spiega il presidente di ANCE Rimini Ulisse Pesaresi, con una stima di 24 milioni di salari in meno con conseguenti ricadute sull’economia del territorio.
Alla fase della dinamicità edilizia, forse anche esagerata, oggi fa seguito una fase di immobilismo. E nello specifico del capoluogo si torna a parlare di piani urbanistici. Il PSC ancora senza risposte ma anche i nuovi piani che al di là dei proclami non muovono niente.
“Siamo vittime di Piano Strategico e Masterplan – commenta Maggioli – “Passa l’idea che tutto succederà solo dopo che saranno attuati. Sui piani urbanistici non siamo a conoscenza dello stato dell’arte e non credo si possa bloccare una città per due anni in attesa del grande evento. La programmazione ci voleva e i piani faranno la città più bella, ma il problema sono le lungaggini”.

Newsrimini.it

Nella foto il direttore di Confindustria Raffi, il presidente Maggioli e Pesaresi di ANCEW.

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la sintesi dell’indagine trasmessa da Confindustria:

INDAGINE CONGIUNTURALE CONFINDUSTRIA RIMINI (Situazione secondo semestre 2013 e previsioni primo semestre 2014).

La congiuntura ricalca la situazione già emersa nel semestre precedente: la caduta nella produzione sembra essersi fermata, il fatturato è ancora in territorio negativo, la situazione dell’occupazione si conferma difficile e solo l’export dà segnali positivi.
Non si riesce ancora ad agganciare una solida ripresa.
L’Indagine Congiunturale sulla situazione economica della provincia di Rimini effettuata dall’Ufficio Economico di Confindustria Rimini, relativa ai dati consuntivi del secondo semestre 2013 alle previsioni del primo semestre 2014, continua, infatti, a far emergere dati che confermano una situazione di difficoltà nei principali indicatori economici.
Nel complesso, preoccupa il fatto che gli indicatori qualitativi previsionali, che sono andati migliorando nelle ultime rilevazioni, non trovino poi riscontro nei dati quantitativi.
Auspichiamo ovviamente che tale divario si possa colmare grazie al miglioramento dei dati reali, piuttosto che per un peggioramento delle aspettative.
L’incertezza da alta disoccupazione e basso utilizzo degli impianti e un’attività produttiva tenuta schiacciata da ristrettezza del credito, debolezza della domanda interna e perdita accumulata di competitività, inducono a nutrire timori al riguardo.

SECONDO SEMESTRE 2013
Fatturato totale: nel secondo semestre 2013 è diminuito (- 0,60%) rispetto al secondo semestre 2012. Cresce il fatturato estero (+3,30%), cala il fatturato interno (-0,70%).
Le aziende con meno di 50 dipendenti segnano un +1,5% (+7% nel fatturato estero), le aziende fra 50 e 250 dipendenti hanno un calo del -1,60% (ma un aumento del fatturato estero del 9%), mentre quelle con oltre 250 addetti denotano un calo del -0,30% (il fatturato estero che nelle precedenti rilevazioni era aumentato è al – 0,50% mentre il fatturato interno è in aumento +3,70%).

Il grado di internazionalizzazione delle imprese, inteso come percentuale di fatturato estero sul totale, si attesta in media al 61,50% con una percentuale del 67,70% nelle aziende con più di 250 dipendenti, del 57,30% nelle aziende comprese fra 50 e 250 addetti e del 19,20% nelle aziende con meno di 50 dipendenti.

Produzione: gli indici segnano un frazionale aumento (+0,3%). Le imprese che hanno visto un incremento sono però solo le grandi (+2,30%), mentre le medie (-3,7%) e le piccole (-1%) hanno subito un calo.
Occupazione: -0,59% soprattutto per le grandi (-0,80%) e medie (-0,60%) imprese, mentre nelle piccole è aumentata (+1,70%).
Ordini: il 30,67% delle imprese ha segnato un aumento, mentre per il 26,67% sono in diminuzione. Gli ordini esteri segnano una percentuale di imprese che li ha avuti in aumento del 38,46% e solo una percentuale del 9,62% in diminuzione.
Giacenze: stabilità per il 52,17%, diminuzione nel 27,54% dei casi e aumento per il 20,29% del campione (l’aumento della produzione con un fatturato ancora negativo fa pensare che si stiano ricostituendo le scorte, infatti le giacenza sono in aumento con la percentuale più alta rispetto alle ultime rilevazioni).
Costo delle materie prime: aumenta per il 38,36% delle imprese, il 53,42% lo dà stazionario e l’8,22% in diminuzione.
Difficoltà nel reperimento del personale: l’8,22% delle aziende la considera elevata e il 2,74% molto elevata, mentre il 36,98% del campione non riscontra alcuna difficoltà.

Confronto con i semestri precedenti
Persiste, come nella rilevazione precedente, il clima di incertezza. La caduta rallenta, ma permangono i segni negativi. L’auspicata inversione di tendenza non si è ancora manifestata.
Se si vuole leggere il dato riferito agli ordini con una dose di ottimismo, si può riscontrare che rispetto alle precedenti rilevazioni il saldo fra chi ha visto gli ordini in aumento e chi li ha avuti in diminuzione è positivo di quattro punti percentuali, situazione ancor più rilevante negli ordini esteri (a fronte del 38,46% che li ha visti in aumento, per il 9,62% sono stati in diminuzione).
Le giacenze stanno aumentando, indice che si sta ricostituendo il magazzino (dato coerente con la variazione col segno più della produzione e con il calo del fatturato). Anche l’andamento del costo delle materie prime riflette un aumento delle aziende che l’ha visto in aumento rispetto alla precedente rilevazione e una diminuzione di quelle per le quali è stato in calo.

PREVISIONI PRIMO SEMESTRE 2014

Le previsioni, relative al primo semestre 2014, denotano ancora prudenza e non lasciano prevedere una netta inversione di tendenza nell’immediato.

Produzione: il 52,17% del campione prevede una situazione di stazionarietà, il 33,33% prevede un aumento e il 14,49% una diminuzione (nessuna grande impresa prevede però un calo di produzione e addirittura l’80% prevede un aumento).
Ordini: per il 51,95% stazionari, per il 32,47% in crescita, e per il 15,18% una diminuzione. Ordini esteri: 58,18% stazionarietà, 30,91% aumento e 10,91% diminuzione. Anche negli ordini, nessuna grande impresa prevede un calo e il 60% prevede un aumento. Più improntate alla stazionarietà le previsioni delle Pmi.
Giacenze: stazionarie per il 77,46%, in diminuzione per il 14,08% e in aumento per l’8,45%.
Occupazione: stazionaria per il 68,42% del campione, in calo per il 17,11% e in crescita per il 14,47%. Per il 42,47% il ricorso alla cassa integrazione è da escludersi e il 15,07% lo considera poco probabile. Sempre il 15,07% lo considera probabile e consistente e il 27,40% probabile, ma limitato.

Confronto con semestri precedenti
Le previsioni per il primo semestre 2014 ritoccano in positivo quelle dell’ultima rilevazione per quel che riguarda il dato degli ordini, mentre sono più contrastate per la produzione e decisamente peggiori per il dato sull’occupazione.
Infatti, il dato relativo alle previsioni sulla produzione fa emergere un aumento della percentuale di imprese che la prevede in aumento rispetto all’ultima rilevazione, ma anche di quelle che la prevedono in diminuzione.
Negli ordini totali invece, migliora il saldo positivo fra chi li prevede in aumento e chi se li aspetta in diminuzione. Tendenza amplificata nel dato degli ordini esteri.
Come anticipato, l’occupazione ha un saldo negativo fra chi la presume in aumento e chi in diminuzione, dato di gran lunga peggiore rispetto alla rilevazione precedente.
Le giacenze riflettono previsioni sostanzialmente in linea con quelle delle ultime indagini effettuate.
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INDAGINE INVESTIMENTI (Consuntivo 2013 e previsioni 2014)

CONSUNTIVO 2013
L’indagine sugli investimenti effettuati nel 2013 fa emergere come il prolungarsi della difficile situazione congiunturale abbia ovviamente effetti anche sugli investimenti realizzati dalle imprese: nel 2013 tali investimenti sono diminuiti, rispetto all’anno precedente, del – 6,3%.
La spesa per investimenti effettuata dal settore manifatturiero nel suo complesso è stata pari al 4,9% del fatturato.
Nelle imprese di piccole dimensioni non c’è stata alcuna variazione negli investimenti rispetto al 2012, le medie hanno avuto un calo del – 7,6% e le grandi del – 6,5%.

Analizzando i singoli settori vediamo che la percentuale degli investimenti rispetto al fatturato è del 3,3% nel settore metalmeccanico, del 4,7% in quello del legno, dell’1,9% nell’agroalimentare, del 6,5% nell’abbigliamento, del 10% nel settore materiali per le costruzioni, dell’11% nei servizi, del 3,8% nel grafico, del 2,1% nelle industrie varie e del 12,8% nel comparto chimico.
La maggior riduzione rispetto all’anno precedente negli investimenti la realizza il settore metalmeccanico (-19,2%), seguito dall’alimentare (-16,1%). Chi registra un aumento è soprattutto il settore terziario (+38,6%) e grafico (+24,6%).

Circa la tipologia degli investimenti i più ricorrenti sono quelli in formazione, ICT, ricerca e sviluppo e linee di produzione.

PREVISIONI 2014

Se consideriamo l’intero settore manifatturiero il 19,2% di imprenditori prevede di non effettuare investimenti nel 2014.

Le aree aziendali maggiormente coinvolte in investimenti nel 2014 saranno ancora formazione, ICT e ricerca e sviluppo. Verranno rafforzati gli investimenti all’estero sia produttivi (5,1%) che commerciali (24,4%).
In particolare gli investimenti in ricerca e sviluppo saranno uguali (63,2%) o superiori (34,2%) al 2013 per il 97,4% delle imprese, così come quelli per la formazione saranno uguali (79,2%) o superiori (20,8%) per tutto il campione.
Nell’ICT gli investimenti saranno uguali per il 53,2%, superiori per il 34% e inferiori per il 12,8%. Per le linee di produzione: uguali 48,6%, superiori 42,9% e inferiori 8,6% (dato notevolmente migliore rispetto ad un anno fa e che invita a sperare in una prossima ripartenza dell’attività manifatturiera).
Gli investimenti commerciali all’estero saranno uguali (51,7%) o superiori (44,8%) per la quasi totalità del campione, confermando l’importanza dell’internazionalizzazione per lo sviluppo delle imprese.

Tra i fattori critici e/o ostacoli alla realizzazione degli investimenti, si segnalano la difficoltà a reperire risorse finanziarie (43,6%) e l’insufficiente livello della domanda attesa (38,5%). Anche il 21,8% che evidenzia le difficoltà amministrative e burocratiche è un dato su cui dover urgentemente intervenire.

FOCUS INVESTIMENTI
In questa sezione sono stati posti alcuni quesiti specifici con l’obiettivo di provare a capire se le imprese hanno progetti di investimento che sono nel cassetto, e a quali condizioni potrebbero essere avviati.

In particolare: il 66,2% del campione dichiara che la propria azienda ha progetti di investimento che tiene nel cassetto e/o rimanda a causa degli ostacoli di cui sopra.
Si tratta di investimenti per l’internazionalizzazione (32,7%), ampliamento di capacità produttiva (32,7%), innovazione di prodotto e di processo (28,6%), innovazione organizzativa (26,5%) e, con percentuali minori, ricerca industriale (6,1%) e sviluppo precompetitivo (2%).
Tali investimenti “mancati” sarebbero nell’ordine di oltre 63 milioni di euro, avrebbero una durata di 3 o più anni per il 61,4% del campione e porterebbero ad incrementi occupazionali per il 75% delle imprese.
Nel caso in cui si ritarda l’investimento a causa delle difficoltà finanziarie (che è il principale ostacolo riscontrato), le condizioni che potrebbero consentire di avviare il progetto di investimento sono: una maggiore disponibilità di credito per il 44,9% del campione, una maggiore durata del finanziamento, più in linea con i tempi di ritorno dell’investimento per il 24,5%, un minor tasso di interesse per il 14,3% e un ridimensionamento delle garanzie richieste per il 4,1%.
Altre ragioni per le quali gli investimenti non vengono realizzati sono: mancanza di fiducia e incertezza sulla ripresa economica e la paura di non poter incassare i propri crediti.
Occorre però sottolineare che l’82,7% degli imprenditori coinvolti nell’indagine ha realizzato gli investimenti programmati nel 2013 (il 64,8% totalmente e il 17,9% solo in parte).

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