Balneari al contrattacco: su emendamenti ‘incriminati’ solo mistificazioni
Nessuna vendita di parti di spiaggia, spiegano, visto che si tratta di aree già occupate da strutture destinate a fornire i servizi balneari; nessuna sanatoria di eventuali abusi, perché l’alienazione riguarderebbe le superfici coperte realizzate dietro debita autorizzazione; nessun prezzo di favore, visto che si parla di valori di mercato e neppure la legittimazione di una selvaggia cementificazione.
I balneari attaccano la “strumentalizzazione degli importi dei canoni demaniali” e ricordano il trattamento fiscale loro riservato: IVA al 22% invece che al 10 come per tutte le altre imprese turistiche, l’Imu da pagare anche se affittuari e non proprietari e la Tares calcolata sull’intera superficie oggetto di concessione (fino alla battigia).
“Le 30.000 piccole imprese – stabilimenti balneari ma anche alberghi, ristoranti, discoteche, campeggi e altro ancora – nelle quali lavorano 100.000 addetti diretti – concludono FIBA, OASI, ASSOBALNEARI, CNA BALNEATORI e SIB – meritano rispetto e considerazione e non demagogiche prese di posizione pregiudiziali. Per la sopravvivenza di questo settore chiediamo agli organi competenti un sereno esame delle proposte, tese a far uscire il comparto da anni di strumentali incertezze che hanno causato il blocco degli investimenti, falcidiato le imprese e reso precaria un’attività che, come ogni altra, ha il diritto di guardare con serenità al proprio futuro.”












