Applauso ad agenti condannati. Sdegno anche dalla politica locale
Il presidente della Provincia Vitali auspica le scuse del sindacato a Rimini, simbolicamente ferita dall’atto. E, a stretto giro, a nome della città esprime indignazione anche il sindaco Gnassi.
Da Emma Petitti, deputato del PD, poche righe ma di ferma condanna.
Per il Movimento 5 Stelle di Rimini nessuno spirito di solidarietà interno alla categoria può giustificare una simile mancanza di rispetto.
Per Luigino Garattoni, coordinatore di SEL Rimini, gli applausi sono agghiaccianti e inaccettabili.
Duro anche l’intervento congiunto di tre consiglieri comunali riminesi: Bertozzi (PD), Galvani (FDS) e Pazzaglia (SEL – Fare Comune) che invitano le istituzioni a non tollerare simili iniziative e a prendere provvedimenti.
Le repliche del SAP.
(nella foto, una foto della campagna sui social partita dopo l’applauso di ieri)
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L’intervento del presidente della Provincia Vitali:
“Quello degli applausi al congresso nazionale del SAP è senz’altro uno degli episodi più gravi e ripugnanti della storia più o meno recente del nostro Paese. Non servono motivazioni né altre parole alle tante, giustissime, sacrosante dichiarazioni di sdegno che da ieri pomeriggio rimbalzano da una parte all’altra dell’opinione pubblica nazionale e internazionale. Mi permetto solo di aggiungere una cosa: la rabbia perché un fatto tanto infamante sia associato nei media a Rimini, città che ha ospitato ieri il congresso. Sentire, vedere e leggere, per i meccanismi della comunicazione, accostati i vergognosi applausi al nome dei luoghi in cui siamo nati e che viviamo, comunità civili, da sempre refrattarie a qualunque forma di violenza e di sopraffazione dell’altro, mi provoca un dolore enorme. Se fosse possibile, chiederei al segretario del SAP di chiedere scusa prima di tutto alla madre di Federico Aldrovandi e poi alla città di Rimini, anch’essa simbolicamente ferita”.
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L’intervento del sindaco Andrea Gnassi.
“Faccio mie le tempestive quanto efficaci parole del Presidente del Consiglio «Vicenda indegna». Parole la cui tempestività e chiarezza dicono anche di una reazione talmente istintiva da essere naturale e quindi comune e diffusa.
Anche nella tragica ipotesi del compimento del proprio dovere, Sopprimere una vita è sempre una sconfitta. Al di la della verità giudiziaria, che pure c’è, vedere che nella nostra Città, Rimini, qualcuno ha invece pensato che fosse un fatto da applaudire mi ha francamente oltre che indignato, preoccupato anche in considerazione della sede rappresentativa di
dove tutto ciò è avvenuto”.
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L’intervento di Emma Petitti (Deputato PD)
“La vergogna di quegli applausi. Io sto con Aldrovandi.
Inaccettabile l’ovazione che il congresso del Sap-Sindacato Autonomo di Polizia ha voluto dedicare agli agenti condannati per l’omicidio Aldrovandi. Uno Stato di diritto sta in piedi solo se vengono rispettate le competenze di tutti i suoi corpi. La sentenza di quel terribile omicidio va rispettata da tutti.
Totale vicinanza alla signora Patrizia a fronte della indegna vicenda”.
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L’intervento del Movimento 5 Stelle di Rimini
L’applauso partito proprio da Rimini nei confronti di persone condannate, anche in appello, per eccesso colposo nell’omicidio di Federico ci costringe ad abbandonare qualsiasi posizione solo personale ed esprimerci politicamente come gruppo.
Comprendiamo che in certi mestieri la solidarietà tra colleghi si possa considerare una necessità e che qualcuno, per spirito di corpo, possa arrivare a considerare ingiusti entrambi i gradi di giudizio, tuttavia, anche le Forze dell’Ordine non sono e non possono essere al di sopra delle violazioni della legge. Contestare la legge che si è chiamati tutti i giorni a far rispettare può assomigliare ad una destabilizzazione.
Detto questo, umanamente e politicamente, non possiamo che schierarci contro quell’applauso vergognoso qualsiasi significato esso abbia. Un indulto ha restituito la libertà ai 4 agenti sebbene riconosciuti colpevoli, ma niente potrà restituire il figlio a Patrizia Aldronvandi e riteniamo che questo sia sufficiente per praticare quello che comunemente viene chiamato Rispetto.
Samo sicuri, o almeno speriamo, che anche i protagonisti della vicenda avrebbero preferito non ricevere quegli applausi e che li abbiano accettati solo come segno della già citata solidarietà. Non si può essere tanto indifferenti ad una morte, qualsiasi siano le proprie convinzioni sui fatti che l’hanno causata.
Dall’intervento di Luigino Garattoni (SEL)
“Non si può accettare che chi e’ chiamato a garantire la sicurezza dei cittadini possa compiere gesti terribili quale l’omicidio di un giovane di 18 anni e non avere rispetto per il dolore dei famigliari e della madre di Federico, Patrizia Moretti a cui va tutta lo nostra solidarietà. Non è accettabile la doppia morale da chi indossa la divisa e rappresenta lo stato. Come se tutto questo non bastasse e dopo le reazioni del capo del governo Renzi, del ministro dell’interno Alfano e del capo della Polizia Sansa, che hanno condannato il comportamento tenuto al Congresso, Tonelli del Sap afferma che sbaglia il capo della Polizia a definire vergognosi gli applausi ed Alfano è vittima di un bombardamento mediatico. Come cittadini di questo paese non ci sentiamo garantiti da quelle forze dell’ordine che, dopo i richiami da parte della massime autorità dello Stato, continuano imperterrite in un simile atteggiamento”.
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Dall’intervento di Bertozzi, Galvani e Pazzaglia:
Assistiamo annichiliti ad un esercizio ormai in voga nel nostro Paese: quello di ribaltare la realtà dei fatti, anche dopo le condanne definitive (nel processo gli imputati hanno avuto modo di difendersi e di argomentare le ragioni delle proprie azioni), contestando sentenze per rivendicare improbabili innocenze. Preoccupa l’atteggiamento cameratesco di colleghi che alterano la realtà per sfuggire alle responsabilità personali ed autoassolversi in maniera collettiva e preventiva. Indossare una divisa mette queste persone al servizio dello Stato, con un giuramento di fedeltà alla Costituzione, e dei cittadini tutti per tutelarne i diritti e mai deve diventare un pretesto per mettersi al di sopra della legge. E’ necessario che le istituzioni prendano le distanze da questi atteggiamenti e non diano mai l’impressione di indulgere e di tollerarli non soltanto a parole, ma anche con azioni concrete e disciplinari. Per quanto ci riguarda vogliamo esprimere tutta la nostra indignazione per questo fatto specifico e la nostra solidarietà ai familiari di Federico che per l’ennesima una volta si vedono costretti a rivivere il dolore per la perdita del proprio figlio.












