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Operazione Sunflower

Inchiesta su reati fallimentari, sequestri per 17 milioni. L'azienda: estranei

In foto: @Guardia di Finanza
@Guardia di Finanza
di Redazione   
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sab 10 ago 2024 08:15 ~ ultimo agg. 11 ago 15:53
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La scorsa primavera i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo d’urgenza emesso dal Pubblico Ministero, successivamente convalidato dal G.I.P. del Tribunale di Rimini, di 41 unità immobiliari tra uffici, stabilimenti industriali e terreni edificabili per un valore di 17 milioni di euro. Sono quattro gli indagati dell’operazione Sunflower, tra cui 3 consulenti finanziari con uffici in Svizzera ed Emirati Arabi ma operativi anche sul territorio nazionale nelle province di Roma, Rimini e Cosenza.

L’avvocato Nicoletta Gagliani, che rappresenta l’amministratore della società, fa sapere di avere già depositato gli atti in Procura per dimostrare l’estraneità ai fatti contestati e confida nella possibilità di dimostrare la buona fede e correttezza del suo assistito.

i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Rimini, coordinati dal sostituto procuratore Daniele Paci, hanno dato esecuzione ad un decreto di sequestro preventivo convalidato dal Gip del Tribunale di Rimini. Le complesse indagini in materia di reati fallimentari eseguite dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria hanno consentito di risalire a un piano volto a sottrarre, da quanto risulta allo stato delle indagini, l’intero patrimonio immobiliare di una importante società riminese, l’azienda santarcangiolese “Il Melograno” in liquidazione giudiziale, operante nel commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli per aziende della grande distribuzione e che era arrivata a dare lavoro a più di 250 persone.

A seguito dell’ormai irreversibile stato di crisi aziendale della società che nel 2023 ha interrotto la produzione, l’amministratore si sarebbe rivolto ad un gruppo di consulenti finanziari con sede in Svizzera ed Emirati Arabi, ma operativi anche sul territorio nazionale, i quali, attraverso una complessa operazione di “cartolarizzazione immobiliare” avrebbero trasferito, pochi mesi prima della dichiarazione di fallimento, tutti gli immobili ad una società neocostituita, una “società veicolo”.

Gli iniziali accordi sottostanti all’operazione di cartolarizzazione, operazione di per sé legittima, che prevedevano il collocamento di titoli obbligazionari su mercati finanziari esteri, in particolare sulla piazza di Dublino, per raccogliere nuova liquidità necessaria alla ripartenza della società riminese, non sono stati attuati e, di conseguenza, la stessa, nel frattempo dichiarata fallita lo scorso dicembre, sarebbe stata svuotata dell’intero patrimonio immobiliare senza ricevere alcun corrispettivo.

Dai riscontri investigativi è emerso che l’intera operazione di “cartolarizzazione” non aveva né le prescritte autorizzazioni né i requisiti richiesti dalla Banca d’Italia. Dagli elementi raccolti è emerso che si stavano organizzando ulteriori cessioni di immobili, tra cui una a favore di una Fondazione di diritto estero, ma riconducibile al medesimo contesto, con l’intento di far credere che le cessioni a soggetti terzi venissero fatte in buona fede, cercando così di impedirne per sempre il recupero da parte degli organi della procedura di liquidazione giudiziale.