Bar distrutto da un incendio doloso, i titolari non si arrendono: “Riapriamo”


Del loro locale non si era salvato nulla. Le fiamme, infatti, avevano divorato tutto, compreso i loro sogni. Il 15 novembre scorso, due persone col volto travisato hanno infranto la vetrata del bar Diamond, situato a Rimini in via della Fiera, angolo via Eridanio, gettando all’interno un molotov. Duecentomila euro di danni, un mutuo da estinguere e nessun risarcimento assicurativo, almeno fino a quando le indagini della polizia, coordinate dalla Procura di Rimini, non avranno individuato i responsabili.
I fratelli Livi, Simone e Michele, riminesi rispettivamente di 27 e 25 anni, inizialmente hanno pensato di mollare. Poi, però, l’affetto dei familiari, degli amici e dei clienti li ha spinti a ripartire. Con l’aiuto delle ditte e degli artigiani locali, che si sono accontentati del solo costo delle materie prime, e dei professionisti che non hanno preteso parcelle anticipate, Simone e Michele hanno ricostruito il loro bar lounge, e domenica 10 marzo sono pronti a inaugurarlo una seconda volta.
“Questi ragazzi sono un esempio di tenacia – spiega l’avvocato Marco Lunedei, che si è offerto di assisterli dal punto di visto penale e risarcitorio -, sono dei lavoratori seri, che hanno una grande passione per quello che fanno. Le tante persone che in questi mesi sono state loro vicine li hanno aiutati a superare lo sconforto iniziale. Hanno dimostrato che l’illegalità non può vincere. Dal punto di vista delle indagini abbiamo fornito a chi di dovere delle piste investigative. Siamo fiduciosi che presto i colpevoli verranno assicurati alla giustizia”.
Una storia di rinascita, quella dei fratelli Livi, che non nascondono un pizzico di timore nel sapere ancora a piede libero gli autori dell’incendio doloso, ma che guardano al futuro con fiducia e ottimismo: “Mi sono detto che dovevo farlo anche per mio figlio, che è nato da 10 mesi – racconta Simone -. Dopo un mese e mezzo di lavori, giorno e notte, finalmente domenica riapriamo e invitiamo tutti a venirci a trovare”. Gli fa eco il fratello Michele: “Arrendersi sarebbe stata la cosa più semplice ma non la più giusta. Siamo stati travolti da un’ondata di affetto e stima che ci ha dato la forza per guardare avanti. Adesso siamo carichi e non vediamo l’ora di tornare a fare quello che amiamo”.