
Riprendo gli articoli delle scorse settimane, che citavano: “ tra gli infiniti problemi che attanagliano la sanità pubblica, tre sono saldamente sul podio ormai da decenni, colpiscono ogni provincia italiana, ………..”. Il primo : insufficienti investimenti pubblici (vedi notizia). Il secondo : carenza endemica di personale medico ed infermieristico (vedi notizia). Rimane il terzo punto : implemento della sanità privata convenzionata.
L’ultimo punto, non è certo tale per importanza, anzi, la preoccupazione che genera, è almeno al pari agli altri. Inizio citando il titolo di due articoli, apparsi recentemente sulla stampa nazionale e di per se esplicativi : “Sanità, l’ultimo business dei privati, in appalto anche le sale operatorie” ; “ Sanità, regalo ai privati”.
Con il fine di evidenziare quanto accade da tempo, sperando possa generare riflessioni, ecco una serie di dati oggettivi. Il rapporto tra spesa sanitaria pubblica e PIL è 6,8% in Italia, mentre si supera il 10% in Germania e Francia. Il tetto per le prestazioni al privato convenzionato, salvo errori, dovrebbe salire, nel 2024 + 1% , nel 2025 + 3%. Di converso, dal 2011 al 2021, sono stati chiusi 125 ospedali, circa il 12% del totale. Inoltre, autorevoli fonti indicano una carenza nel settore pubblico, di circa 20.000 medici, 60/70.000 infermieri. La media europea dei posti letto per degenza ordinaria è di oltre 500 per ogni 100.000 abitanti, lontanissima dalla media italiana, peraltro, abbondantemente sotto anche nelle terapie intensive.
La privatizzazione è sempre più imponente anche negli ospedali pubblici, sale operatorie comprese. Organizzazioni del settore, indicano che a causa dell’utilizzo saltuario delle sale operatorie da parte della sanità pubblica, in diversi casi, sarà problematico raggiungere la soglia di sicurezza in termini di numerosità di interventi eseguiti nel corso dell’anno. Se così fosse, la sanità pubblica cede in affitto ai privati e potrebbe subire danni anche sul piano della sicurezza. Intanto, milioni di italiani sono alle prese con le liste d’attesa, per prestazioni riguardanti il servizio sanitario nazionale, mentre circa 2,5 milioni di concittadini è costretto a rinunciare alle cure, quasi sempre per motivi economici. Sarebbe bene prendere atto, protestare e contrastare questa situazione, ma come sempre (vedi salari da fame, precariato selvaggio, implemento del debito, “bonus” a pioggia, ecc, ecc.), dovremo arrivare a toccare il fondo, prima di comprendere la gravità di quanto accade.
Carlo Alberto Pari
Per i Carabinieri rinforzi in arrivo a maggioranza femminile
Lutto per la comunità riccionese. E' morto Roberto De Grandis
Pnrr. Gnassi: se il Governo non conferma risorse, sostegno ai Comuni nei contenziosi
