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bottiglia da casa, si o no?

I ristoranti e quelli della 'Prunella all'Ippopotamo'. Il dibattito di Ferragosto

In foto: il geometra Calboni (l'attore Giuseppe Anatrelli)
il geometra Calboni (l'attore Giuseppe Anatrelli)
di Maurizio Ceccarini   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 16 ago 2023 11:18 ~ ultimo agg. 17 ago 11:03
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Notte Rosa si, Notte Rosa no. Chiringuito si, chiringuito no. Strada per Zanza si, strada per Zanza no. Nei dibattiti estivi riminesi se ne è inserito, nel giorno di ferragosto, uno nuovo: ad aprirlo da Gianni Indino, presidente della Confcommercio di Rimini.
Questo ha scritto Gianni Indino su Facebook: “Ieri sera in un noto ristorante sono stato testimone di un episodio a mio avviso vergognoso, una coppia di clienti entrando ha chiesto di essere accompagnata al tavolo dove erano ospiti e si festeggiava un (penso) compleanno, l’uomo aveva una bottiglia in mano e ha chiesto di metterla in fresco che in seguito l’avrebbero aperta per festeggiare con gli altri commensali. Poi molti si scandalizzano se un ristoratore fa pagare un piatto per la condivisione del cibo. Ma un pizzico di vergogna mai ? Buon ferragosto”. (il riferimento è al famoso toast diviso e ad altri casi finiti di recente sulle ribalte nazionali).
Subito sono arrivate decine di commenti. Qualcuno ha doverosamente citato la memorabile scena di Fantozzi e Filini che si presentano al night club “L’Ippopotamo” (quello con “tutte signore dell’alta aristocrazia borghese”) con una bottiglia di Prunella Ballor portata da casa per l’indignazione del mondano geometra Calboni, loro Cicerone della serata, che imbarazzato rimedia ordinando al cameriere tre whiskies “scotteces”.
In realtà la questione lanciata da Indino è interessante per cercare di capire dove si trova il limite tra il dovere dell’ospitalità e le pretese dei clienti. C’è chi cita l’usanza diffusa di portare le torte di compleanno da fuori e chiedere al ristoratore di conservarle al fresco e servirle al momento dovuto (usanza per la quale alcuni ristoratori chiedono a loro volta un piccolo supplement0); chi cita il “diritto di tappo” vigente all’estero, che permette al cliente di portare una bottiglia da casa con la facoltà per il ristoratore di applicare un’aggiunta al conto per servizio e bicchieri. E c’è chi invita a valutare le singole situazioni: se il cliente porta una bottiglia speciale non in dotazione al ristorante, se il cliente e la sua comitiva hanno ordinato poco o molto, se la richiesta viene presentata in modo educato o arrogante.
Difficile che tutti i ristoratori trovino una linea comune: del resto non ci si è mai riusciti nemmeno con l’applicazione del coperto.
I clienti, dal canto loro, potrebbero però metterci il buon senso, ovvero avvertire in anticipo il ristoratore della loro richiesta in modo da capire preventivamente qual è la policy del locale in caso di bottiglie o altro da casa.
Ed evitare che il Calboni della compagnia debba metterci una pezza.