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Fermati dai carabinieri

Arrestata la banda di finti corrieri. Avevano colpito anche all'Aeffe di San Giovanni

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 3 minuti
gio 10 ago 2023 12:37 ~ ultimo agg. 11 ago 11:38
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Avevano colpito nell’ottobre scorso anche nel magazzino Ferretti di San Giovanni in Marignano, i malviventi bloccati oggi, 10 agosto, dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Verbania. 7 le persone nei confronti delle quali sono state eseguite misure cautelari: 5 in carcere e 2 agli arresti domiciliari. Sono ritenute responsabili a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti in danno di imprese del settore tessile. L’attività investigativa è scattata dopo due episodi di furto avvenuti nei mesi di luglio e agosto dello scorso anno ai danni di due società della provincia di Verbania, produttrici di capi di abbigliamento di alta moda. Complessivamente però il gruppo criminale è ritenuto responsabile di ben 18 furti aggravati (di cui 1 tentato) in danno di altrettante attività produttive del nord Italia attraverso la tecnica dei “falsi corrieri”. Il colpo messo a segno a San Giovanni in Marignano risale al 26 ottobre 2022 quando proprio un finto corriere, indossando anche l’uniforme di una nota società di logistica, è riuscito a trafugare dall’Aeffe 47 colli contenenti capi di abbigliamento per un valore complessivo di circa 70mila euro. Nell’occasione i carabinieri di Verbania, in costante contatto con i colleghi di Cattolica, erano riusciti a bloccare il furgone prima che imboccasse l’autostrada, recuperando l’intera refurtiva ed arrestando il corriere. Nel mezzo erano state rinvenute numerose divise riconducibili alle maggiori società di corrieri, che di volta in volta venivano indossate per ingannare i magazzinieri delle società.

Ogni colpo aveva l’identico modus operandi, diviso in due distinte fasi. Il preliminare contatto telefonico, dove il “telefonista”, a capo del gruppo criminale, chiamava l’azienda simulando di essere il corriere incaricato del ritiro di merce nei magazzini dell’impresa. Un contatto preceduto da una lunga serie di telefonate alle società per individuare quella che effettivamente aveva pronta una consegna programmata. Il secondo step era l’impossessamento della merce da parte dei falsi corrieri che, in coordinamento con il telefonista, si presentavano ai magazzini dell’azienda indossando casacche di note società di logistica, facendosi consegnare dagli ignari dipendenti il materiale.

L’attività investigativa ha permesso di risalire all’intero gruppo criminale composto dal telefonista, operativo nella città di Napoli, con il compito di contattare le società e organizzare il ritiro della refurtiva, da batterie di falsi corrieri in movimento su autocarri a noleggio con targhe alterate e false divise. E poi ancora dagli addetti al deposito/trasporto della refurtiva che mettevano a disposizione i propri garage/magazzini per stoccare il bottino in attesa del trasporto “in sicurezza” nel napoletano, dove la merce veniva poi reimmessa nel circuito legale dei mercati rionali.
I 18 colpi sono stati documentati nelle province di Udine, Verbania, Como, Torino, Varese, Milano, Lodi, Bologna e Rimini. A vario titolo vi hanno partecipato 14 indagati, tra cui i 7 appartenenti al sodalizio e destinatari delle misure restrittive. La merce trafugata, per un valore complessivo di 400mila euro, è stata restituita.

Dei 7 destinatari del provvedimento restrittivo uno è stato arrestato in Arluno (MI), un 77enne originario di Napoli che rappresentava la base logistica nel nord Italia per le batterie dei finti corrieri. Gli altri 6 sono stati rintracciati tutti in provincia di Napoli, 5 nel capoluogo ed uno a San Giuseppe Vesuviano. Di questi al vertice dell’organizzazione un 66enne già precedentemente condannato dal Tribunale di Verbania per reati contro il patrimonio. Gli altri componenti del sodalizio sono un 40enne già ristretto in carcere a Poggioreale per altra causa, un 50enne ed un 64 enne ed un 29enne, tutti facenti parte delle batterie di finti corrieri. Il soggetto rintracciato a San Giuseppe Vesuviano, il più giovane del gruppo, un 28enne, sfruttando anche la sua posizione di dipendente di una società di trasporti, estranea alle indagini, si occupava del trasferimento della merce rubata dal nord Italia verso il capoluogo campano.