Presentazione nuovo organigramma del Rimini F.C., il commento di Cesare Trevisani

C’è un diesse, ma sopra di lui un responsabile dello scouting e un direttore tecnico, soci della società. Poi c’è un medico sociale, ma sopra di lui un responsabile sanitario, pure lui socio. C’è anche un responsabile del settore giovanile, socio, che sta sopra a colui che fino a ieri governava il vivaio. E in vetta alla gerarchia calcistica, un direttore tecnico. Socio.
Poi un portavoce che ha accentrato su di sé le risposte e un direttore generale, socio, che quando c’è stato da sbrogliare la matassa ha preso le redini della situazione.
Questa mattina s’è presentata la nuova società (leggi notizia): 90% in capo a Stefania Di Salvo, 10% ad altre cinque persone, tutte coinvolte nel progetto.
Emozionatissima, la presidente, ha voluto rimarcare che nella ‘società benefit’ che ha rilevato il Rimini non c’entra il marito, con cui certo si confronta, condivide altri business oltre a 25 anni di matrimonio e tre bimbi. Ha detto, sottovoce, le parole che vanno dette, cercando di non urtare nessuno.
Poteva rispondere ad altre domande, avremmo ascoltato volentieri i suoi pensieri. Sarà per un’altra volta.
Una presentazione inevitabilmente parziale: tanti giorni senza informazioni hanno determinato nella Rimini del pallone un clima complicato da gestire; mantenersi sulle generali è stata la cosa più prudente da fare e il portavoce, l’Avv. Fabio Verile, se ho inteso bene l’unico fra i protagonisti di questa mattina ‘non socio’, ha voluto tenere le briglia tirate.
Mi spiace se qualcuno è deluso.
Io credo invece ci siano motivi per essere fiduciosi, perché dietro a quelle facce ci sono aziende, professionisti con una storia conosciuta. E si sono messi sulle spalle il nuovo capitolo della storia biancorossa. Secondi fini? Chissà, possibile. A Rimini ci sono cantieri aperti come lo stadio e la Gaiofana, ma anche una dotazione di impianti da arricchire di numero e qualità, poi c’è il business di famiglia, la sanità (ambito un po’ generico, dentro cui c’è l’ambulatorio per recupero e rieducazione, ma anche una casa di riposo, una clinica privata, ecc.). Vedremo.
Essere negativi serve a niente, perché siamo abituati che poi saltare sul carro dei positivi è un attimo. Meglio aspettare e fare attenzione.
Un problema sarà dare a questa struttura societaria, già piuttosto numerosa e con alcune sovrapposizioni di ruoli, un’organizzazione efficiente e un’operatività agile.
“Non è un problema di ruoli, siamo una squadra solida e coesa”, è stato detto.
Dubito che si possa gestire una società professionistica senza un’assoluta chiarezza di ruoli e responsabilità, ma forse non abbiamo capito che oltre ad essere una società è anche un team di amici affiatati. I professionisti che sono rimasti dovranno cambiare registro, Maniero l’ha detto e lo ha definito sfidante. Era la cosa giusta da dire.
Poi saranno le scelte, gli atteggiamenti, la coerenza a dire quanto sarà affidabile il nuovo corso. Oggi hanno detto: vogliamo migliorare. Credo che debba bastare.
Ma la misura del miglioramento non l’avremo a Natale o a Pasqua, a fine campagna acquisti o alla prima di campionato. L’avremo giorno per giorno, vedendo quanto accade, senza pregiudizi.
Il portavoce ha voluto chiarire: inutile dire che vogliamo arrivare lassù e fare proclami inutili. Però lo scorso anno Rota disse: voglio stare nella colonna sinistra e lì c’è stato. Per questo è uscito con gli applausi.
La nuova società, purtroppo, non gode di un’apertura di credito: parte senza fido e oggi ha cercato di trasmettere l’idea di non averne bisogno. Buona fortuna.
Cesare Trevisani