
Ci sarà anche “Rete Pace Rimini“, all’iniziativa promossa dalla diocesi venerdì sera. La rete, che è costituita da soggetti di diversa ispirazione, ha apprezzato le numerose iniziative promosse da papa Francesco e le parole di pace da Lui più volte ripetute, al fine di favorire l’apertura di un tavolo di dialogo e di trattative. Con questo spirito si unirà laicamente alla preghiera per la pace, che inizierà alle 21 sul belvedere di Piazzale Kennedy per poi terminare in riva al mare allo stabilimento 28A.
La Rete Pace Rimini, nata nel novembre 2022, promuove e sostiene iniziative finalizzate al cessate il fuoco e all’avvio di negoziati per il conseguimento della pace in Ucraina. Dal 24 febbraio 2022, giorno dell’invasione del Paese da parte della Federazione russa, l’escalation militare si è sempre accresciuta pericolosamente. Il rischio nucleare, intenzionale o per incidente, non viene escluso. Inoltre la guerra coinvolge di fatto l’Italia, l’Unione europea e numerosi Paesi di altre aree del mondo, prefigurando, se non si muove la diplomazia, la possibilità di una terza guerra mondiale. In questi 500 giorni di guerra sono morte sul terreno dello scontro decine di migliaia di persone e molte altre sono rimaste mutilate permanentemente. Il terreno si è coperto di
mine che continueranno a uccidere o a ferire, numerose città e paesi sono stati devastati dai bombardamenti, come pure infrastrutture, fabbriche, monumenti e scuole, mentre l’aria
e l’ambiente hanno visto aumentare i gravissimi problemi già presenti. Nel contempo le spese militari sono cresciute ovunque, distogliendo risorse da usi civili e sociali. Il costo della guerra ricade sulle fasce più deboli delle popolazioni, in quanto si spendono in armi risorse che si potrebbero utilizzare per scopi ben più nobili. Se per il futuro non si rinnoveranno gli accordi per far uscire il grano dall’Ucraina, milioni di vite in Africa e nei Paesi più poveri saranno a rischio. Ѐ già in atto da parte Usa l’invio di bombe a grappolo in Ucraina, nonostante l’opposizione di altri Paesi Nato, in quanto armi che la comunità internazionale a larga maggioranza ha bandito. Sono infatti ordigni particolarmente insidiosi per la popolazione civile anche a distanza di anni.