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medico compiacente deceduto

Falsi certificati vaccinali, 19 genitori a processo

In foto: il tribunale di Rimini
il tribunale di Rimini
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 8 mag 2023 19:49 ~ ultimo agg. 9 mag 13:03
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Con la compiacenza di un medico iscritto all’Ordine dei Medici di Pesaro e nel frattempo deceduto, hanno ottenuto per i loro figli la certificazione di avvenuta somministrazione di dosi di vaccini obbligatori, di fatto mai eseguiti, per l’iscrizione al nido o alle scuole d’infanzia. Sono 19, tra mamme e papà no vax, i genitori che questa mattina (lunedì) sono comparsi davanti al tribunale monocratico di Rimini, presieduto dal giudice Francesco Pio Lasalvia, per la prima udienza del processo che li vede imputati per falso ideologico commesso dal privato in atto pubblico. Reato, questo, punito con la reclusione fino a un anno o con la multa da 51 a 516 euro.

Nel frattempo, però, la posizione processuale dei genitori si è fatta meno grave. Infatti, inizialmente, la Procura della Repubblica di Rimini aveva contestato loro anche il reato ben più grave di corruzione, poi venuto a cadere.

I fatti risalgono al biennio 2016-2017 e i bambini che hanno usufruito delle false attestazioni vaccinali all’epoca avevano un’età compresa tra i 2 e i 14 anni. Stando all’accusa, i genitori, quasi tutti residenti tra Montescudo Montecolombo, Gemmano e Riccione – difesi dagli avvocati Diego Pensalfini, Monica Castiglioni, Paola Zoli, Stefano Leardini e Isabella Gianpaoli -, avrebbero versato al medico compiacente una somma di denaro (che poteva arrivare fino a 300 euro) come compenso per avere attestato falsamente nel certificato di vaccinazione l’avvenuta somministrazione di dosi di vaccini obbligatori come quelli contro difterite, tetano e pertosse, o per prevenire morbillo, rosolia e varicella.

Le indagini dei carabinieri, che si sono avvalsi anche delle intercettazioni, partirono nel maggio del 2019 in occasione del richiamo vaccinale della figlia di uno dei genitori indagati fatto dall’Ausl Romagna di Rimini. In quella circostanza sarebbe emersa una mancata corrispondenza tra una delle date contenute nel certificato e quella dell’appuntamento per mettersi in regola con la vaccinazione. Messa alle strette, la donna avrebbe confessato che la figlia non si era mai vaccinata perché il marito, dal quale nel frattempo si era separata, era un convinto no vax.