A processo dopo 10 anni per rapina e sequestro. Imputato rintracciato grazie al Dna
Sarebbe l’autore di una violenta rapina, con tanto di sequestro di persona, avvenuta 10 anni fa, esattamente il 4 novembre del 2013 a Morciano, all’interno della sala slot Happy Days. Un 52enne originario di Roma, attualmente agli arresti domiciliari per un’altra vicenda, si trova ora a processo davanti al tribunale Collegiale di Rimini, dove rischia una pesante condanna. Questa mattina il pubblico ministero Davide Ercolani ha chiesto per l’imputato, difeso dall’avvocato Vincenzo D’Agostino del foro di Roma, 10 anni e 6 mesi di reclusione, una multa di 3 mila euro, oltre alle pene accessorie.
I carabinieri del Nucleo operativo di Riccione, a distanza di quasi 10 anni dal fatto, sono risaliti a lui grazie ad alcune tracce di Dna rilevate dai Ris di Parma su alcuni oggetti sequestrati e repertati all’epoca. Ma andiamo con ordine. All’una di notte del 4 novembre 2013, due uomini col volto travisato da passamontagna e guanti nelle mani fecero irruzione nella sala slot. All’interno vi era solo un dipendente che si stava accingendo a chiudere l’esercizio commerciale. L’uomo fu spintonato a terra dai due rapinatori, immobilizzato e minacciato: “Ti ammazziamo, dacci i soldi, dicci dove sono”. Mentre uno gli salì con le ginocchia sulla schiena tenendogli premuto il capo a terra, l’altro gli applicò del nastro da pacchi sulla bocca e delle fascette ai polsi. Dopodiché si impossessarono di una parte dell’incasso di serata, circa 7mila euro, e lo rinchiusero nel ripostiglio prima di far perdere le loro tracce.
I militari dell’Arma, intervenuti alcune ore dopo, sequestrarono fascette e nastro da pacchi inviandoli ai Ris di Parma affinché li sottoponessero alle analisi biologiche e dattiloscopiche. Dagli accertamenti biologici fu individuata la presenza di un profilo di Dna misto in cui compariva una medesima componente maggioritaria – all’epoca ignota – su due distinti reperti: le fascette e alcuni lembi di nastro adesivo. Fu anche individuata un’impronta sul rotolo di nastro adesivo marrone. Solo di recente, però, il Ris ha segnalato la concordanza positiva del Dna ignoto con quello dell’imputato, le cui impronte erano finite nel frattempo nella banca dati Afis, in uso alle forze dell’ordine, in seguito al suo arresto per un’altra vicenda.
Considerato, inoltre, che all’epoca della rapina il 52enne romano gravitava nella zona dell’obiettivo rapinato e che qualche anno prima aveva anche abitato nel comune di Morciano, gli investigatori hanno ritenuto senza alcun dubbio che fosse uno dei due malviventi che agirono alla Happy Days. Da qui il rinvio a giudizio e l’apertura del processo nei suoi confronti, che si concluderà il prossimo 13 giugno con la lettura della sentenza.