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la sentenza

Processo Tecnopolo e Acquarena, sei gli imputati condannati

In foto: l'ex cantiere Acquarena
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mar 4 apr 2023 14:18 ~ ultimo agg. 5 apr 13:01
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Si è concluso questa mattina (martedì 4 aprile) il processo di primo grado sugli appalti di Tecnopolo e Acquarena, che ha visto imputate 18 persone, tra cui tre dirigenti comunali oltre a professionisti e tecnici, davanti al tribunale monocratico di Rimini. Sei le condanne complessive.

Per Acquarena condannati per turbativa d’asta e falso ideologico a un anno e nove mesi di reclusione, pena sospesa: Mirco Ragazzi, modenese titolare di una società di consulenza, il cosiddetto “facilitatore” a cui la ditta Axia si era rivolta per essere supportata; Stefano Guicciardi vice direttore della Banca Popolare dell’Emilia Romagna, filiale della sede di Calderara di Reno, che secondo l’accusa avrebbe asseverato il piano economico di Axia; Maurizio Canini, rappresentante durante la gara pubblica del raggruppamento facente capo ad Axia. Ragazzi, Guicciardi e Canini dovranno risarcire il Comune di Rimini (costituitosi parte civile attraverso l’avvocato Maurizio Ghinelli) per il danno provocato, da quantificare in sede civile. Per loro anche il pagamento delle spese legali sostenute dal Comune.

Per Tecnopolo condannati per false dichiarazioni nei verbali di collaudo dell’opera: Pierpaolo Messina, direttore dei lavori del Tecnopolo, il geometra Stefano Gnoli, assistente ai lavori, e Alessandro Perrotta, direttore tecnico e responsabile del cantiere per A.t.i., tutti e tre a 8 mesi di reclusione, pena sospesa. Assolto perché il fatto non sussiste l’ingegnere Massimo Totti, dirigente Unitil Progetti Speciali del Comune di Rimini. Cadute quindi tutte le accuse nei suoi confronti, compresa quella di truffa per un finanziamento da un milione e 300 mila euro che il Comune di Rimini avrebbe dovuto ricevere per il Tecnopolo dalla Regione Emilia Romagna. Rigettate invece le pretese di risarcimento avanzate dalla stessa Regione.

L’inchiesta della Guardia di Finanza era partita nel 2015 dalla denuncia dell’allora assessore ai Lavori Pubblici, Roberto Biagini, su alcune ombre che riguardavano gli appalti del Comune di Rimini in merito alla realizzazione (mai avvenuta) della piscina in via della Fiera e del centro di ricerca universitaria di via Dario Campana (inaugurato nel 2017).