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Murales cancellato. Il Sindaco: la censura è dei violenti, provo pietà per chi lo ha fatto

Jamil Sadegholvaad ph @Salvatori

Il Sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad commenta, sempre utilizzando la sua pagina facebook di personaggio politico, la cancellazione del murales di via Savonarola (vedi notizia) avvenuta presumibilmente nottetempo:

“Le sentinelle della libertà hanno provveduto alla liberazione di Rimini passando una mano di vernice bianca sul murale di via Savonarola. Savonarola non a caso: c’è sempre un rogo, o un pennello che censura e cancella, nella testa degli intolleranti e dei violenti. Quelli che tra loro si chiamano difensori sempre di qualcosa: della città, del buongusto, del genere, della razza, della bellezza (la loro) contro il brutto (degli altri).
Che povere vite, quanto si perdono ogni giorno della meravigliosa sensazione che ti dà quello che non sei tu. Che noia parlare sempre con se stessi, darsi sempre ragione su tutto.
Umana pietà per queste povere persone, per la vita che fanno: il bianco della loro vernice è l’assenza di colore della loro vita. Senza pensare che l’opera di cancellazione è inutile: non tanto e non solo perché comunque un altro murale verrà ma perché con questo ‘atto’ hanno per sempre reso immortale l’uomo che allatta.
Volendo toglierlo dalla quotidianità lo hanno direttamente elevato alla permanenza permanente. Verranno fatte le immagini per individuare i responsabili, poi potremo dare della ‘merda’ a chi ha compiuto il suo capolavoro notturno imbrattando di vernice le scalette del porto canale. Ma il punto non sono le indagini per un episodio tutto sommato minore di cronaca locale.
Il punto, come si dice, è un altro.
Uno spazio bianco è come una pagina che attende sempre di essere riempita delle idee e dei desideri delle persone. In via Savonarola, in qualche parte del mondo e oltre l’arcobaleno.
Rimini è e sarà sempre una città libera”.

Sulla cancellazione interviene anche il presidente dell’Arcigay riminese Marco Tonti. “A Rimini è comparso ad opera del writer riminese Kage – scrive in una nota – un murales con la rappresentazione grafica di una foto reale, quella di un uomo trans che allatta il proprio figlio. Le reazioni della destra sono state umilianti e offensive soprattutto perché la scena rappresentata è un pezzo di vita vera che alcune persone trans hanno vissuto e vivono. La storia e la foto è quella di Evan Hempel, uomo trans che nel 2015 ha partorito e allatta suo figlio. L’opera è forte, esplicita, e ha la potenza della vita vissuta ed è per questo che la censura vigliacca che l’ha colpita ha il sapore violento della cancellazione di esistenze e realtà, di oscuramento senza appello di ciò che spaventa, di negazione di affetti e legami che invece hanno piena dignità umana e esigono riconoscimento. Le mani che hanno cancellato il murales sono le stesse di chi si scaglia contro il politically correct, ma ovviamente solo fino a quando sta bene a loro e in questo caso la “scorrettezza” invece non gli va bene; e allora con la protezione vigliacca della notte agiscono per cancellare il diritto di espressione altrui per affermare solo il proprio. Questo gesto – prosegue Tonti – chiarisce bene la visione distorta di democrazia che alcune persone hanno: si può fare solo ciò che vuole la maggioranza. Eppure il grado di democrazia di uno Stato e di una città si misura, sempre, soprattutto con le tutele e il riconoscimento delle minoranze e con la valorizzazione delle differenze. Anche per questo bene ha fatto il sindaco Sadegholvaad a difendere l’opera anche nel suo valore espressivo e artistico oltre che simbolico. L’occasione – e dispiace che la polemica lo abbia adombrato – è stato il TDOV, transgender day of visibility del 31 marzo, cioè la ricorrenza in cui le persone trans si aprono al mondo e rendono visibile la loro esistenza, le loro problematiche e il loro percorso umano. Questo percorso è purtroppo ancora segnato da pregiudizi e violenze, dalla mancanza di carriere alias in molte scuole (in Italia sono circa 200 gli istituti superiori che le riconoscono, a Rimini solo il Serpieri), alla difficoltà di trovare lavoro o dalla paura di licenziamento come purtroppo succede spesso, per non parlare della difficoltà del percorso della affermazione di genere ancora tortuoso e bersaglio di polemiche. Ma se pensano – aggiunge – che con una mano di bianco abbiano risolto il problema si sbagliano di grosso, la vita, l’amore e l’esistenza sono inarrestabili e come un fiore che germoglia forando un manto di asfalto troveranno sempre il modo di vivere e crescere, se ne facciano una ragione i censori leghisti e destrorsi, fautori della democratura totalitaria alla Orban, perché troveranno nella comunità LGBTQI+ sempre una difesa della democrazia, della libertà e una prospettiva di società paritaria e inclusiva, a qualunque costo” conclude il presidente dell’Arcigay.

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