Fece sparire mezzo milione di euro dalla banca in cui lavorava, cassiere prosciolto

Nell’arco di diciotto mesi, dal marzo 2020 – momento dell’assunzione – all’agosto 2021 – momento in cui la vicenda venne a galla – ha sottratto alla banca per cui lavorava, un istituto di credito dell’entroterra, la bellezza di mezzo milione di euro, per l’esattezza 494 mila euro. La Procura di Rimini, al termine delle indagini, aveva chiesto per un cassiere riminese di 30 anni il rinvio a giudizio per appropriazione indebita pluriaggravata dall’abuso di prestazione d’opera (in quanto dipendente dalla banca) e dal danno di rilevante gravità.
Questa mattina l’indagato, difeso dagli avvocati Luca Greco e Francesca Giovanetti, è comparso davanti al gup del tribunale di Rimini, Raffella Ceccarelli, che al termine dell’udienza ha disposto il non luogo a procedere. In pratica il 30enne riminese è stato prosciolto in virtù di un accordo transattivo con la banca, coperto dal vincolo di riservatezza, che prevedeva tra le altre cose la remissione della querela in cambio di un risarcimento. Essendo quindi l’appropriazione indebita un reato diventato a querela di parte grazie alla riforma Cartabia, ecco che l’indagato ha visto cadere le accuse a suo carico.
Stando alle indagini, coordinate dal sostituto procuratore Davide Ercolani, il cassiere fece sparire un po’ alla volta mezzo milione di euro in contanti (circa mille euro al giorno) prelevati direttamente dalla cassa continua. Da un riscontro interno alla banca risultarono cospicui ammanchi di denaro che il 30enne si sarebbe intascato a fine giornata, facendoli risultare però come movimenti effettuati sui vari conti correnti. Un meccanismo emerso durante un controllo di routine da parte dell’istituto di credito, unica parte lesa del procedimento. I correntisti – hanno appurato le indagini – in realtà non subirono alcun danno.
Messo alle strette dal direttore e dai colleghi, il cassiere crollò ammettendo le proprie responsabilità. Voci mai confermate ricondussero la sua condotta a problemi di ludopatia. I legali Greco e Giovanetti fin dal principio hanno espresso la volontà del loro assistito di ricomporre quanto prima la vicenda. Dopo una trattativa tra le parti durata mesi si è arrivati ad un accordo transattivo e al ritiro della querela.