La bimba – era il 17 luglio – fu portata dalla madre affidataria nel cuore della notte al punto di primo soccorso del “Cervesi” per dei forti dolori addominali accompagnati da febbre alta e vomito. La dottoressa, che prese in carico la piccola Teresa, non diagnosticò l’appendicite, ma al termine di una visita solo clinica e non diagnostica, durata circa 30 minuti, ipotizzò un’infezione alle vie urinarie, invitando la donna a ripresentarsi il giorno seguente per ritirare l’impegnativa per gli esami delle urine e dell’urinocoltura. Prima di dimettere la piccola, però, la dottoressa avrebbe telefonato alla Pediatria di Rimini per un veloce consulto.
Dopo un temporaneo e apparente miglioramento delle condizioni di salute di Teresa, il 20 luglio si consumò la tragedia: la bimba perse i sensi mentre era tra le braccia della madre nella casa dei nonni a Cattolica. Inutile la richiesta dei soccorsi e il successivo trasferimento all’ospedale Infermi di Rimini. L’autopsia rivelò che la morte della bimba era avvenuta per peritonite.
Lunedì mattina il tribunale monocratico di Rimini, a distanza di cinque anni e mezzi dalla tragedia, ha dichiarato la dottoressa colpevole. I suoi legali hanno già preannunciato ricorso in Appello.