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indagine per truffa

Niente archiviazione, l'ex presidente di Rompi il Silenzio rischia il processo

In foto: Un volantino di Rompi il Silenzio
Un volantino di Rompi il Silenzio
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
gio 2 feb 2023 19:27 ~ ultimo agg. 3 feb 11:05
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Imputazione coatta per aver indebitamente conseguimento erogazioni pubbliche per l‘ex presidente di Rompi il Silenzio, Paola Gualano, difesa dall’avvocato Alberto Alessi, e per l’ex collaboratrice non socia, Loretta Filippi. Così ha deciso questa mattina il gip del Tribunale di Rimini Manuel Bianchi, chiamato a pronunciarsi sull’opposizione all’archiviazione della denuncia presentata nel 2021 da sette ex socie di “Rompi il Silenzio”, associazione attiva nella tutela delle donne vittime di maltrattamenti e violenza. A chiedere l’archiviazione era stata la Procura, che non ravvisava gli estremi per il reato di truffa.

L’attività prestata da Paola Gualano sarebbe dovuta rimanere gratuita – ha affermato il gip leggendo il dispositivo – e invece è stata retribuita, diversamente da quanto stabilito dall’articolo 2 dello statuto. Norma su cui ha fatto affidamento l’ente pubblico erogatore al momento della stipula della convenzione con Rompi il Silenzio”. Il giudice ha quindi ordinato al pubblico ministero di formulare entro 10 giorni un’imputazione diversa da quella qualificata inizialmente (ovvero la truffa semplice), ipotizzando o il reato di truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche o in alternativa l’indebita percezione di erogazioni pubbliche

L’indagine della Guardia di Finanza a carico della Gualano e della Filippi, era scattata nel 2021 sulla base dell’esposto presentato in Procura il 10 giugno del 2021 da sette ex socie dell’associazione riminese, che segnalavano di essere venute a conoscenza di un presunto “accordo” tra le due indagate che avrebbe garantito alla Gualano di percepire indebitamente 650 euro al mese dal gennaio 2018 al maggio 2021, per un totale di oltre 26 mila euro. Entrambe le indagate svolgevano per l’associazione l’attività di reperibilità notturna, attraverso cui l’ente fornisce un servizio di disponibilità alle chiamate delle forze dell’ordine e dei pronto soccorso in situazioni di rischio. La Gualano però, a differenza della Filippi, essendo stata all’epoca socia, non sarebbe stata legittimata da statuto a percepire compensi per l’attività prestata.

Secondo le indagini delle Fiamme gialle, sebbene la Filippi prestasse il servizio 15 giorni al mese, nelle fatture emesse la prestazione sarebbe stata conteggiata per il mese intero. Così, una volta riscosso il denaro, la Filippi avrebbe di volta in volta consegnato alla Gualano la metà “non dovuta” del proprio compenso. “Non condividiamo il provvedimento del gip, ma restiamo fiduciosi che possa essere accertata la totale estraneità della mia assistita ai fatti contestati. Ribadiamo ancora una volta che l’associazione non ha mai speso soldi per il servizio di reperibilità”, ha detto l’avvocato Alessi al termine dell’udienza.

La Procura della Repubblica di Rimini avrà ora 10 giorni di tempo per riformulare le ipotesi di reato. A quel punto si tornerà davanti a un nuovo giudice per l’eventuale rinvio a giudizio.