Indietro
menu
allungato periodo per integrazioni

Eolico Badia del Vento. Il comitato: come 8 grattacieli da 60 piani sul crinale

di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
mar 7 feb 2023 11:38
Facebook Whatsapp Telegram Twitter
Print Friendly, PDF & Email
Tempo di lettura 4 min
Facebook Twitter
Print Friendly, PDF & Email

Continua a far discutere il progetto di impianto eolico “Badia del Vento”, proposto dalla società FERA srl che prevede l’installazione di  7 aerogeneratori alti ognuno 180 m sul crinale appenninico nel comune di Badia Tedalda in provincia di Arezzo, ma a pochi metri dal confine con l’Emilia Romagna. Dovrebbe estendersi per una lunghezza di quasi tre chilometi ad una quota tra i 1045 e 1147 m nella località Monte Loggio, Poggio Val dell’Abeto e Monte Faggiola.

A dicembre la regione Toscano aveva chiesto alla società di integrazioni e chiarimenti, contenute in otto pagine, su diversi aspetti da quelli più programmatici ad altri di carattere ambientale. A queste richieste si aggiungono anche le osservazioni prodotte da comitati e cittadini che la ditta deve controdedurre. A non convincere il  comitato Appennino sostenibile ci sono ad esempio gli aspetti che riguardano la tutela della fauna o quelli della componente idrogeologica: “un aerogeneratore sembra essere ubicato in prossimità di una frana quiescente e deve essere dimostrata la stabilità dell’area con indagini e verifiche” scrive il comitato.

Il 30 gennaio l’ufficio della Regione ha accolto, come preveder la legge la richiesta di FERA di sospensione del termine di presentazione della documentazione integrativa, per un periodo non superiore a 180 giorni.

A nostro avviso– commenta il comitato – si comprendono le complessità progettuali e procedurali nella realizzazione di impianti eolici di grandi dimensione. Perciò risultano temerari certi giudizi favorevoli dati spesso in maniera ideologica e aprioristica. In Valmarecchia/Valtiberina questo approccio fideistico lo abbiamo già visto con i vecchi progetti eolici presentati e sistematicamente conclusi senza esito positivo per problematiche tecniche e per i chiari impatti ambientali e paesaggistici (ad esempio il progetto Poggio Tre Vescovi)“.

L’area del progetto ha una dichiarata valenza ambientale e paesaggistica. E’ attraversata da diversi itinerari escursionistici, che l’impianto e gli interventi di cantiere andrebbero a toccare, ad esempio una parte del sentiero dell‘Alta Via dei Parchi e alcuni tratti del sentiero del Parco storico della linea gotica di Badia Tedalda.

Siamo in un territorio ricco di emergenze storiche, artistiche e architettoniche. Al riguardo, esiste un recente decreto legge [n. 50 del 2022] che impone una fascia di rispetto dai beni sottoposti a tutela di 7 chilometri per gli impianti eolici e per le opere connesse al progetto. Entro tale area esistono 39 edifici tutelati collocati nei comuni di Badia Tedalda, Casteldelci, Pennabilli, Sant’Agata Feltria, Verghereto, Sestino, oltre a 25 centri e nuclei storici perimetrati dagli strumenti urbanistici comunali e a 8 aree protette tutelate. Ad esempio, la chiesa di Badia Tedalda, la chiesa e la torre di Gattara, l’Eremo di Sant’Alberico, i borghi storici di Montebotolino, Campo, Casteldelci, Colcellalto, Bascio, le aree protette del Monte Fumaiolo, dell’Alpe della Luna, del Sasso Simone e Simoncello“.

Per far comprendere l’impatto delle pale il comitato richiama il grattacielo di Rimini: “ha 29 piani ed è alto 101,5 metri. Proviamo a pensare a 7 grattacieli di 60 piani che ruotano e che saranno visibili anche di notte per via dei segnalatori luminosi obbligatori. L’interferenza delle pale eoliche sarebbe enorme, una intrusione aliena impossibile da mitigare“.

Di più: “le sette pale sembrano essere solo le prime di un totale di circa 30 torri eoliche di grandi dimensioni da collocarsi tra Badia Tedalda e Pieve Santo Stefano. Il territorio della Valtiberina e della Valmarecchia assumerà un aspetto da centro industriale”.

Un monito il comitato lo fa anche agli amministratori favorevoli: “Diversi di loro vedono in questi ciclopici impianti delle occasioni per creare indotti economici in aree economicamente depresse e per arginare lo spopolamento della montagna. Al riguardo possono essere cercati in rete i dati dei censimenti della popolazione del Molise e della Basilicata, due regioni italiane con alte concentrazioni di eolico industriale. Negli ultimi 20 anni, il calo della popolazione è stato costante, nonostante le pale eoliche, nonostante le compensazioni economiche, nonostante le intenzioni dei sindaci”.

Spesso accade che l’aspetto economico delle compensazioni sembra interessare maggiormente rispetto alla tematica ecologica. La legge stabilisce che per l’attività di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili non è dovuto alcun corrispettivo monetario in favore dei Comuni. Sono concesse delle misure compensative formulate in sede di conferenza dei servizi, per interventi di miglioramento ambientale correlati alla mitigazione degli impatti riconducibili al progetto e di efficienza energetica, di diffusione di installazioni di impianti a fonti rinnovabili e di sensibilizzazione della cittadinanza sui predetti temi“.

Alcune considerazioni anche sulle scelte a livello globale: “Siamo consapevoli dei cambiamenti climatici in atto nel Pianeta, ma non riusciamo a sostenere un sistema che in nome della transizione energetica ed ecologica giustifica le manomissioni ambientali, delegittima la tutela e il valore storico economico del paesaggio. L’ingegnere e climatologo statunitense Mark Jacobson prevede per l’Italia del 2050 una produzione di energia elettrica da sole e vento pari al 96% del totale. Per ottenere tale risultato occorrerebbero 6420 kmq di terreni, una superficie superiore alla regione Liguria [https://inu.it/wp-content/uploads/venerdi_jacobson_4_ottobre_2019.pdf]. Solo per il fotovoltaico, andrebbero ricoperti 720 kmq di terreni agricoli. E’ la stessa quota consumata in tre anni per la cementificazione in Italia. [https://www.teknoring.com/news/rifiuti/consumo-di-suolo-persi-720-kmq-in-tre-anni-ma-e-emergenza-abitativa/]. Se le aree verdi sono sottratte per l’espansione edilizia qualche grido di indignazione si riesce a sentire. Per le energie rinnovabili industriali, invece, il territorio può essere consumato senza sensi di colpa. Questa diversa scala di valori diventa un cortocircuito eco-illogico.Sono anni che le associazioni ambientaliste e diversi intellettuali italiani avanzano proposte per la tutela inscindibile del paesaggio e dell’ambiente italiano, senza mortificare i luoghi più vulnerabili e pregiati del Paese. Ad esempio individuando le aree idonee alla collocazione degli impianti eolici e fotovoltaici di grande dimensione, utilizzando prioritariamente le decine di migliaia di kmq di aree dismesse e di superfici biologicamente morte, di tetti degli edifici non di pregio storico architettonico e dei capannoni industriali. Sarebbe anche un approccio più democratico, sostenibile ed ecologico. Renderebbe maggiormente autonomi dal punto di vista della produzione e del consumo energetico gli edifici e le aree investite dagli interventi e creerebbe una redditività vera, diffusa e costante nel tempo. Non si intaserebbero gli uffici pubblici con progetti industriali spesso carenti nella documentazione tecnica e non ci sarebbero conflitti con le comunità e i comitati locali”.

La documentazione dei progetti eolici toscani può essere consultata agli indirizzi internet www.regione.toscana.it/-/paur-provvedimento-autorizzatorio-unico-regionale