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Associazione Antigone

Carcere di Rimini, luci ed ombre

In foto: (repertorio)
(repertorio)
di Stefano Rossini   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
mar 10 gen 2023 11:43 ~ ultimo agg. 17 gen 09:33
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L’immagine che emerge della casa circondariale di Rimini dalle ispezioni annuali dell’Associazione Antigone e del Partito Radicale – le ultime effettuate nello scorso dicembre 2022 – è una fotografia con luci ed ombre.

Due anni di pandemia hanno aggravato una situazione strutturale di sovraffollamento e mancanza di contatti con l’esterno, ma non mancano i segnali di miglioramento.

A Io ne ho lette cose ne abbiamo parlato con Alvise Sbraccia sociologo e operatore di Antigone.

 

L’analisi della delegazione del Partito Radicale:

La situazione penitenziaria riminese mostra alcune criticità gravi.

L’aspetto della salute, rimarcato per altre questioni anche dalle visite semestrali dell’AUSL, vede un rilevante aumento dei casi psichiatrici. Quattro mesi fa si registravano 25 persone detenute in sofferenza psichiatrica, oggi sono 45, a conferma che il carcere produce patologia. Ad agosto un detenuto si è tolto la vita.

L’area educativa vede in ruolo 1 educatore invece dei 5 previsti. Negli ultimi 2 mesi è stato affiancato da 4 figure professionali, 3 psicologi e 1 criminologo; si auspica che questa situazione diventi definitiva. È opinione che questo cambiamento sia un indispensabile mezzo di supporto all’attività del personale penitenziario e che abbia alleggerito la situazione di afflizione e disagio in carcere. Rimane la criticità che solo l’educatore di ruolo può inviare le relazioni al Magistrato di sorveglianza e la sua assenza blocca l’ufficio.

L’area sanitaria ha necessità di uno psichiatra a tempo pieno, ora presente alcune ore al mese.

Attualmente il presidio sanitari ha ridotto la sua presenza a 12 ore al giorno. Questo causa un aggravio di impegno del personale di polizia nelle ore notturne costretto a continua traduzione all’ospedale con relativi costi. Su questo aspetto si dovrebbe fare una valutazione dei costi complessivi, ora invece divisi tra Regione Emilia Romagna e Stato.

 

Il dipartimento Penitenziario continua a utilizzare il dato della capienza tollerabile per misurare il sovraffollamento invece del dato della capienza regolamentare. Questo influenza anche la relazione AUSL che non rileva la realtà dell’aggravio delle presenze in carcere. La capienza regolamentare riminese è indicata in 118 persone, quella tollerabile invece è di 165. (per tollerabile si intende quella capienza oltre la quale la corte di giustizia europea dei diritti dell’uomo condanna per violazione dell’articolo 3 in tema di “trattamenti inumani e degradanti”).

 

La pianta organica prevede 150 agenti di Polizia penitenziaria.

Assegnati sono 118 ma gli effettivi che svolgono attività di sorveglianza sono solo 74, 8 per il nucleo di traduzioni, 12 assenti per malattia per periodi medi e lunghi. Questa situazione necessita di una inversione e si dimostra afflittiva sia per il personale di polizia sia per tutta la comunità penitenziaria.

I detenuti presenti nel penitenziario sono 133, 77 con condanna definitiva, 56 in attesa di giudizio di cui 47 imputati. 69 sono tossicodipendenti (persone malate che necessitano di cure), 73 sono stranieri. Questi dati sommati al disagio psichiatrico mostrano come siano in prevalenza casi sanitari e di disagio sociale e ci si dovrebbe porre domande sull’opportunità e utilità del carcere per queste persone.

 

Il lavoro è il grande assente negli istituti penitenziari. Le risorse per i lavoranti a dipendenza del carcere sono scarse, discontinue e in calo. Ciò rende difficile la pianificazione e per aumentare i beneficiari delle risorse si dividono le ore di lavoro tra più persone. Sono 36 le persone che lavorano all’interno del carcere.

Un detenuto lavora per cooperative esterne, 9 detenuti semiliberi lavorano all’esterno.

 

Per organizzazione interna, dovuta alla scarsità di personale, una sezione, la 4, nel periodo festivo risulta chiusa. Le altre risultano sovraffollate, in particolare la sezione 2 che ospita 28 persone invece delle 14 regolamentari.

La sezione 1 è stata chiusa per manutenzioni di emergenza che hanno interessato una doccia. Nonostante questo intervento la sezione ora riaperta è inospitale alla detenzione e la sua chiusura dovrebbe essere già stata disposta da tempo.

 

Sono in programma diversi interventi che risultano già finanziati.

Riguardano l’ala della sezione 1 e la ex sezione 6, chiusa da tempo. Sono aree dell’edificio sovrapposte e la ristrutturazione contestuale è opportuna.

Per la sezione 6 sono già disponibili 200mila euro. Sono locali attigui all’area trattamentale. Il progetto è ampliarli per avere delle superfici utilizzabili per le attività lavorative nell’ambito della legge Smuraglia che incentiva con sgravi e fondi le imprese che trasferiscono lavoro all’interno del carcere. Sarà necessaria poi una campagna informativa rivolta a imprese e categorie economiche.

Per la sezione 1, è stato stanziato finalmente un milione di euro. L’iter è in progressione e sembra che a breve si dovrebbe essere in grado di procedere con chiusura definitiva per ristrutturazione.

È opportuno che la nostra comunità e per tramite i propri rappresentanti istituzionali e i parlamentari della circoscrizione seguano l’iter e lo accelerino quanto più possibile per terminare questa grave violazione dei diritti umani e costituzionali della detenzione in prima sezione.

 

Novità positive vi sono nella Magistratura di Sorveglianza, funzione strategica per un buon carcere. Finalmente Rimini ha assegnato un suo magistrato. Attualmente copre alcune funzioni vacanti in altri istituti della regione, ma è previsto che in futuro si occupi solo di Rimini che attualmente è gravato da un grande ritardo nella valutazione dei fascicoli.

Dal 2012 manca un Direttore assegnato in modo definitivo ed esclusivo alla Casa Circondariale, questo ha effetti molto negativi sul funzionamento interno. Il direttore attuale che si occupa di Castelfranco Emilia risulta avere contribuito in modo positivo all’andamento dell’istituto. È comunque necessario superare questa difficoltosa lunga fase di transizione.