Mentre è in carcere sospetta un tradimento. Torna libero e pesta a sangue la compagna
Giustificava la sua violenza dietro un’immotivata gelosia nei confronti della compagna, dalla quale ha avuto anche un figlio. Dopo l’arresto di fine novembre 2021 per maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate, oggi l’uomo, un 38enne campano residente a Rimini (difeso dall’avvocato Piero Ippoliti) è stato condannato dal tribunale collegiale di Rimini a 4 anni di reclusione e a risarcire la vittima (costituitasi parte civile attraverso l’avvocatessa Veronica Magnani) con 20mila euro.
Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Rimini e coordinate dal sostituto procuratore Davide Ercolani, che per l’imputato aveva chiesto una condanna a 6 anni, hanno fatto emergere una serie di violenze e soprusi iniziate nel 2014, quando la donna era incinta. La causa scatenante di umiliazioni, minacce di morte e aggressioni fisiche era sempre la stessa: la gelosia del 38enne, convinto che la madre di suo figlio lo avesse tradito a più riprese, soprattutto nei periodi in cui l’uomo era stato rinchiuso in carcere. Una volta tornato in libertà, ecco che dava sfogo a tutta la sua aggressività.
“Ti schianto a mazzate”, le aveva urlato il compagno durante uno dei tanti episodi di maltrattamenti. Poi l’aveva riempita di schiaffi e pugni alla testa, fino ad arrivare a mettere a soqquadro l’appartamento in cerca di un insistente secondo cellulare che la donna avrebbe utilizzato per nascondere dei tradimenti in realtà mai avvenuti. Addirittura il 25 agosto del 2021 l’aveva schiaffeggiata e insultata in mezzo alla strada, convinto che lei fosse in compagnia di un altro uomo. In quell’occasione fu una passante a intervenire in difesa della donna.
Temendo per la propria incolumità, la vittima aveva lasciato la casa che condivideva col compagno e insieme al figlio si era rifugiata dai propri genitori. L’abbandono e la fine della loro relazione aveva mandato su tutte le furie l’uomo, presentatosi sotto casa dei suoceri per intimare alla donna che l’avrebbe rovinata: “Vado dove lavori e pianto un casino, ti faccio licenziare”. E ancora: “Piuttosto che lasciare libera la casa le do fuoco, non ti lascerò mai in pace”. Una promessa inquietante che oggi si è scontrata con la sentenza emessa dalla presidente del Collegio, Adriana Cosenza, che ha inflitto al 38enne una pesante condanna.