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condannato a 4 anni

Mentre è in carcere sospetta un tradimento. Torna libero e pesta a sangue la compagna

In foto: repertorio
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di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
mer 21 dic 2022 20:09 ~ ultimo agg. 22 dic 12:05
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Giustificava la sua violenza dietro un’immotivata gelosia nei confronti della compagna, dalla quale ha avuto anche un figlio. Dopo l’arresto di fine novembre 2021 per maltrattamenti in famiglia e lesioni aggravate, oggi l’uomo, un 38enne campano residente a Rimini (difeso dall’avvocato Piero Ippoliti) è stato condannato dal tribunale collegiale di Rimini a 4 anni di reclusione e a risarcire la vittima (costituitasi parte civile attraverso l’avvocatessa Veronica Magnani) con 20mila euro.

Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile di Rimini e coordinate dal sostituto procuratore Davide Ercolani, che per l’imputato aveva chiesto una condanna a 6 anni, hanno fatto emergere una serie di violenze e soprusi iniziate nel 2014, quando la donna era incinta. La causa scatenante di umiliazioni, minacce di morte e aggressioni fisiche era sempre la stessa: la gelosia del 38enne, convinto che la madre di suo figlio lo avesse tradito a più riprese, soprattutto nei periodi in cui l’uomo era stato rinchiuso in carcere. Una volta tornato in libertà, ecco che dava sfogo a tutta la sua aggressività.

“Ti schianto a mazzate”, le aveva urlato il compagno durante uno dei tanti episodi di maltrattamenti. Poi l’aveva riempita di schiaffi e pugni alla testa, fino ad arrivare a mettere a soqquadro l’appartamento in cerca di un insistente secondo cellulare che la donna avrebbe utilizzato per nascondere dei tradimenti in realtà mai avvenuti. Addirittura il 25 agosto del 2021 l’aveva schiaffeggiata e insultata in mezzo alla strada, convinto che lei fosse in compagnia di un altro uomo. In quell’occasione fu una passante a intervenire in difesa della donna.

Temendo per la propria incolumità, la vittima aveva lasciato la casa che condivideva col compagno e insieme al figlio si era rifugiata dai propri genitori. L’abbandono e la fine della loro relazione aveva mandato su tutte le furie l’uomo, presentatosi sotto casa dei suoceri per intimare alla donna che l’avrebbe rovinata: “Vado dove lavori e pianto un casino, ti faccio licenziare”. E ancora: “Piuttosto che lasciare libera la casa le do fuoco, non ti lascerò mai in pace”Una promessa inquietante che oggi si è scontrata con la sentenza emessa dalla presidente del Collegio, Adriana Cosenza, che ha inflitto al 38enne una pesante condanna.