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il processo

La titolare di un bar accusa il socio di truffa, l'uomo rischia la condanna

In foto: l'ingresso del tribunale di Rimini
l'ingresso del tribunale di Rimini
di Lamberto Abbati   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 5 dic 2022 20:02 ~ ultimo agg. 6 dic 15:06
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Il socio subentrato per risollevare la gestione deficitaria del suo bar, l’avrebbe truffata decretando di fatto la chiusura dell’attività. A denunciarlo per truffa pluriaggravata è stata la titolare del locale, una riminese 60enne (rappresentata dall’avvocatessa Monica Cappellini), rimasta con un pugno di mosche in mano.

La serranda del bar, situato a Marina Centro, si è abbassata definitivamente a ottobre 2018, quando la donna non è più riuscita a far fronte ai debiti pregressi. Secondo quanto emerso, il locale navigava in cattive acque da quando la titolare era stata raggirata dal primo socio, che se n’era andato lasciando dietro di sé un buco da 300 mila euro. Nel tentativo di appianare quell’enorme ammanco, la 60enne si era messa alla ricerca di un nuovo socio disposto a investire nell’attività. La persona che sarebbe dovuta entrare in società, però, alla vigila della firma del contratto fu arrestata per reati di droga e l’affare saltò.

Quando il bar sembrava ormai destinato a chiudere per sempre, ecco che si fece avanti un 58enne originario di Roma e residente nel Riminese. L’uomo, interessato ad entrare in società, manifestò delle perplessità legate ai debiti che ancora gravavano sul locale. La titolare, infatti, aveva diverse mensilità arretrate non saldate con il titolare dei muri e debiti con i fornitori che si rifiutavano di consegnare la merce.

Stando all’accusa, il 58enne (poi risultato già noto alle forze dell’ordine) avrebbe accettato di entrare in società a patto che la 60enne vendesse prima la propria auto, così da consegnarli una prima tranche per ripianare le pendenze più urgenti e far ripartire così il locale. Il socio avrebbe incassato dalla donna circa 9mila euro. Con quei soldi avrebbe poi comprato la merce che serviva, senza che però giungesse mai a destinazione. L’ennesima mazzata per la titolare del bar, costretta questa volta ad arrendersi senza più possibilità di far ripartire il locale.

Il 58enne, difeso dall’avvocato Piero Venturi, ha sempre rigettato le accuse di truffa ma, nonostante ciò, è finto a processo e il prossimo 23 gennaio rischia di essere condannato a un anno e sei mesi di reclusione per essersi approfittato dello stato psicologico precario della donna e del dissesto finanziario in cui versava.