Picchia la moglie per gelosia e la costringe a licenziarsi, marito arrestato
Da metà agosto ad oggi è finita tre volte in pronto soccorso picchiata dal marito, un 39enne residente a Rimini con problemi di alcolismo e droga. Ventidue in totale i giorni di prognosi che i medici le hanno riconosciuto. Alla base delle percosse, oltre all’abuso di alcol, c’era la solita, ingiustificata gelosia nei confronti della moglie, costretta persino a licenziarsi pur di placare l’ira del coniuge.
Se oggi questa donna può tirare finalmente un sospiro di sollievo dopo mesi d’angoscia, lo deve al sostituto procuratore Luca Bertuzzi, che si è occupato del suo caso e ha chiesto e ottenuto dal gip del tribunale di Rimini, Manuel Bianchi, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il 39enne – difeso dall’avvocatessa Chiara Temeroli – accusato di maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e minacce.
Stando al dettagliato racconto della donna, confermato anche dalle numerose testimonianze, il marito, spesso ubriaco o sotto l’effetto di droghe, perdeva facilmente il controllo. Quando accadeva erano botte: schiaffi, pugni e calci talmente forti da mandarla al pronto soccorso. L’ultimo episodio risale a fine ottobre, con la donna soccorsa a Rimini da alcuni passanti dopo essere stata pestata a sangue in strada con ripetuti pugni alla testa e al torace. Un marito padrone che le aveva sottratto soldi e cellulare, costringendola a lasciare il lavoro. Addirittura aveva minacciato il datore di lavoro della moglie affinché le versasse anticipatamente l’ultimo stipendio.
Ma le minacce erano state estese anche ai familiari della donna, che avevano ricevuto diversi messaggi di morte: “Vi brucio con l’acido, vi sgozzo vivi”. Non aveva risparmiato neppure la sorella di lei, alla quale aveva intimato di far esplodere una bomba il giorno del suo matrimonio o, peggio ancora, di farle sparire il figlio appena nato. Un uomo, secondo il pubblico ministero, “assolutamente incapace di frenare la propria indole violenta”. D’accordo il gip, che ieri ha disposto la custodia in carcere.