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Governo rimborsi spese covid

Bilancio Ausl regionali: servono 880 milioni per il pareggio. Donini: 500 già trovati

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di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 4 minuti
mer 9 nov 2022 17:03 ~ ultimo agg. 17:13
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Secondo le stime previsionali delle Aziende sanitarie locali, per chiudere in equilibrio il bilancio regionale serviranno complessivamente 880 milioni, di cui 500 milioni sono già stati individuati dalla Regione utilizzando accantonamenti, residui di bilancio, fondi resi disponibili tramite diversi decreti governativi, nuove risorse in entrata. Il resto, assicura la Regione, sarà recuperato entro la fine dell’anno con una serie di misure già programmate in ambito nazionale e regionale sul fronte delle compensazioni economiche, oltre che da una stretta gestionale delle singole aziende. “Anche nel 2022 raggiungeremo il pareggio di bilancio – hanno spiegato gli assessori Paolo Calvano e Raffaele Doniniperché attueremo una serie di interventi straordinari che ci consentiranno di recuperare i fondi necessari. Ma sia chiaro che non può continuare così: è il terzo anno consecutivo che interveniamo, con le nostre risorse, per far fronte ai mancati ristori del Governo, che non coprono le spese straordinarie sostenute per contrastare la pandemia. Spese cui si è aggiunto l’aumento del costo dell’energia, per il quale non è previsto ristoro. In tre anni la Regione Emilia-Romagna ha speso un miliardo in più per fronteggiare la pandemia”. Il disavanzo previsionale, se la Regione potesse contare su 440 milioni di rimborsi dallo Stato per la gestione della pandemia e sui 250 milioni legati all’aumento dei costi energetici, sarebbe di “soli” 190 milioni. I due assessori chiedono al nuovo esecutivo nazionale “di intervenire con urgenza: faccia intendere se crede nella sanità pubblica, perché nessuna Regione è in grado con le proprie forze di sostituirsi allo Stato. Noi vogliamo continuare a fare fino in fondo la nostra parte per sostenere e migliorare la nostra sanità pubblica, ma Governo e Parlamento devono fare la loro“.  Gli assessori hanno poi sottolineato come il Fondo sanitario italiano debba essere adeguato al livello degli altri Paesi europei e come il Governo debba garantire anche un sostegno per fronteggiare l’aumento dei costi delle bollette, che non colpiscono solo i cittadini e le imprese ma anche le istituzioni pubbliche, in particolare le strutture ospedaliere e i servizi sociosanitari. “L’Emilia-Romagna– concludono Donini e Calvano- ha una sanità pubblica più grande e performante del resto del Paese: non a caso il PNRR ha preso a riferimento proprio il nostro sistema sanitario regionale, e da tanti punti di vista, per rafforzare l’intero sistema sanitario nazionale: è stato così per le case di comunità, un quarto delle quali oggi sono qui, per l’assistenza domiciliare – qui il target fissato è pressoché già raggiunto – e per la modernizzazione digitale, a partire dal fascicolo sanitario elettronico già pienamente operante nella nostra regione, solo per fare tre esempi. Ma questo sistema a forte e prevalente sanità pubblica deve essere salvaguardato e sostenuto, se non vogliamo creare strutture vuote di personale o smantellare, in modo surrettizio, i servizi ai cittadini. Per questo chiediamo coerenza al Governo e al Parlamento, a partire dalle stesse scelte contenute nel PNRR”.


Lo Stato rimborsi alle Regioni le spese sostenute per il Coronavirus e trovare nuove risorse per aiutare il sistema sanitario ad affrontare il carobollette.

“Portare avanti, nell’ambito delle discussioni in Parlamento, le richieste al fine di mantenere il servizio sanitario regionale pubblico e universalistico, all’altezza dei bisogni di salute dei cittadini“.

A chiederlo è una risoluzione presentata dai gruppi che sostengono la giunta regionale (Pd, Lista Bonaccini, ER Coraggiosa, Europa Verde) a firma dei consiglieri Ottavia Soncini (prima firmataria), Manuela Rontini, Matteo Daffadà, Luca Sabattini, Marilena Pillati, Stefano Caliandro, Nadia Rossi, Roberta Mori, Federico Alessandro Amico, Pasquale Gerace, Stefania Bondavalli, Antonio Mumolo, Palma Costi, Massimo Bulbi, Lia Montalti, Marcella Zappaterra, Francesca Maletti, Andrea Costa, Silvia Zamboni, Giulia Pigoni, Francesca Marchetti, Gianni Bessi e Giuseppe Paruolo.

L’impatto della pandemia Covid-19 ha visto la Regione Emilia-Romagna tra le aree maggiormente colpite in Italia, con un’incidenza di casi superiore del 10% rispetto a quella nazionale. L’emergenza ha messo a dura prova l’intero sistema dei servizi sanitari e socio-sanitari della Regione, con un elevatissimo livello di assorbimento di risorse professionali e finanziarie conseguente all’urgenza di far fronte alle necessità di salute di un crescente numero di cittadini affetti dalla patologia emergente, oltre alla gestione delle patologie già esistenti“, spiegano i democratici che ricordano come “la Regione Emilia-Romagna, al fine di concorrere all’equilibrio economico complessivo degli anni 2020, 2021, 2022, ha messo a disposizione del SSR quasi un miliardo di euro di risorse proprie, garantendo la copertura delle ulteriori spese legate alla gestione Covid, alla campagna vaccinale conseguente e alle spese extra legate ai maggiori costi energetici, mantenendo l’attività ordinaria delle strutture sanitarie e sociosanitarie della Regione Emilia Romagna“.

Da qui una dettagliata serie di richieste a governo e parlamento, ovvero: garantire la totale copertura delle spese legate alla pandemia Covid finora sostenute in larga parte dalle Regioni, tramite ulteriori decreti in cui i fondi siano ripartiti sulla base delle effettive spese sostenute da ogni Regione, introdurre, nei decreti dedicati alle crisi energetiche, risorse destinate alle maggiori spese sostenute dalle strutture sanitarie e socio-sanitarie, sostenere la richiesta che i Finanziamenti PNRR per l’assistenza domiciliare siano ripartiti secondo la popolazione over 65 e non sulla base di ciò che manca rispetto al raggiungimento dell’obiettivo del 10% fissato dal PNRR, poiché le regioni che oggi si trovano a livelli prossimi all’obiettivo hanno finanziato e finanziano i servizi domiciliari con i fondi del SSN, e garantire il finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale al livello dei paesi Europei come Francia e Germania e comunque assicurare la spesa pubblica pro capite almeno alla media OCSE.

Il Pd chiede inoltre che queste richieste siano sostenute anche da tutti i parlamentari emiliano-romagnoli.