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In casa nascondeva 2 milioni tra cocaina e marijuana, condannato a 8 anni

repertorio

In casa nascondeva 35 chili tra cocaina, marijuana e una sostanza da taglio costosissima. Una montagna di droga che, se immessa sul mercato, avrebbe potuto fruttare almeno 2 milioni di euro. Una parte dello stupefacente era stata stipata in un mobile all’interno della camera da letto di una delle figlie. A finire in manette, il 19 gennaio scorso, era stato un insospettabile operaio albanese di 38 anni, incensurato e regolare sul territorio, residente da anni a Bellaria Igea Marina insieme alla moglie e alle due figlie piccole.

Ieri mattina (martedì) il gip del tribunale di Rimini, Raffaella Ceccarelli, ha condannato in abbreviato l’albanese, difeso dall’avvocato Massimiliano Orrù, a 8 anni e 8 mesi di reclusione che sconterà ai domiciliari con la possibilità di uscire per recarsi a lavoro.

I carabinieri bellariesi, guidati dal comandante Roberto Cabras, insieme ai colleghi del Nucleo cinofili di Pesaro, all’alba del 19 gennaio suonarono alla porta dell’albanese e mostrarono un decreto di perquisizione a firma del sostituto procuratore Davide Ercolani. Il 38enne, sorpreso dalla visita dei militari, non oppose resistenza. Il cane antidroga puntò subito un ripostiglio del vano cucina. All’interno, nascosti in una busta della spesa, due chili di cocaina confezionati sottovuoto e un chilo di marijuana. Invitato dai militari a consegnare tutto lo stupefacente che custodiva, l’albanese tirò fuori dallo stesso ripostiglio una valigia con altri 6 chili di marijuana suddivisi in più panetti. Poi condusse i carabinieri nella camera da letto di una delle figlie indicando un mobile: dentro, in una grande busta della spesa, spuntarono altri 13 chili di cocaina, 200 grammi di hashish e un bilancino di precisione. In un’altra busta utilizzata per la raccolta differenziata spuntarono altri 13 chili di sostanza da taglio, suddivisa in sacchetti da un chilo circa l’uno. Complessivamente i militari sequestrarono 35 chili di stupefacente. Per gli investigatori dell’Arma, l’albanese avrebbe detenuto il carico di droga per conto di altri connazionali e la sua abitazione sarebbe stata utilizzata come deposito temporaneo.

L’operaio, che non ha mai voluto collaborare per proteggere la sua famiglia da possibili ritorsioni e proprio per questa sua reticenza non ha ottenuto le attenuanti generiche, attraverso il suo legale presenterà ricorso in Appello.