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Verso il voto

Bolkestein e concessioni. Petrillo e Leardini: ecco la posizione di Azione

In foto: Petrillo e Leardini
Petrillo e Leardini
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 2 minuti
lun 12 set 2022 12:59
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Concessioni demaniali e direttiva Bolkestein sono tra i temi più dibattuti in questa campagna elettorale nel riminese. I due candidati riminesi di Azione-Italia Viva, gli avvocati Elena Leardini e Alessandro Petrillo, spiegano la loro posizione. “La Direttiva Bolkestein – ricordano – non nasce per penalizzare i balneari, ma per <elevare la qualità dei servizi>. La spiaggia è di tutti e nessuno può reclamarne il diritto di occupazione in perpetuo, come se ne fosse proprietario.” Quale allora il possibile punto di equilibrio? “I soggetti competitivi, coloro che sono disposti a investire e migliorare, quelli che fino ad oggi hanno investito e migliorato i servizi balneari – secondo Leardini e Petrillo – hanno poco da temere, perché hanno tutte le carte in regola per confrontarsi con la Direttiva e prevalere“. Inoltre “per tenere lontane le <multinazionali>, basterà frazionare i lotti secondo le misure attuali con il divieto di aggiudicarsene (direttamente o per interposta persona) più di uno” aggiungono. I candidati invitano poi gli operatori a chiedere “criteri premiali oggettivi, che considerino – tra gli altri – gli investimenti precedenti, gli investimenti futuri, l’esperienza acquisita negli anni, la qualità certificata dei propri servizi“. Infine suggeriscono “l’avvio di un percorso amministrativo volto al rilascio di un marchio europeo di certificazione“.

La nota di Petrillo e Leardini (Azioni-Italia Viva)

In questi giorni di campagna elettorale, i candidati dei territori costieri si affannano a lanciare anatemi contro la Direttiva Bolkestein.
In questa sagra paesana delle vane promesse raramente capita di leggere interventi appropriati e pertinenti.
Questo non è lo stile di Azione, che – unica – ha chiaramente illustrato la propria posizione a livello programmatico.
Cominciamo con il chiarire, che la Direttiva Bolkestein non nasce per penalizzare i balneari, ma per <elevare la qualità dei servizi>.
La spiaggia è di tutti e nessuno può reclamarne il diritto di occupazione in perpetuo, come se ne fosse proprietario
E’, dunque, possibile trovare un punto di ragionevole equilibrio ?
La Direttiva Bokestein si può affrontare in due modi:
(1) la si vìola e si entra procedura di infrazione (di cui ogni singolo contribuente dovrà alla fine farsi carico);
(2) la si affronta a viso aperto, misurandosi con essa.
I soggetti competitivi – coloro che sono disposti a investire e migliorare, quelli che fino ad oggi hanno investito e migliorato i servizi balneari – hanno poco da temere, perché hanno tutte le carte in regola per confrontarsi con la Direttiva e prevalere.
Dopodiché, per tenere lontane le <multinazionali>, basterà frazionare i lotti secondo le misure attuali con il divieto di aggiudicarsene (direttamente o per interposta persona) più di uno.
Quindi, sarebbe auspicabile che gli operatori balneari – anziché affannarsi in una battaglia di retroguardia, persa in partenza, a strenua difesa dello status quo – invocassero l’emanazione di criteri premiali oggettivi, che considerino – tra gli altri – gli investimenti precedenti, gli investimenti futuri, l’esperienza acquisita negli anni, la qualità certificata dei propri servizi.
In particolare, il tema della <qualità certificata> dei servizi è indubbiamente il terreno più agevole, per far valere le proprie peculiarità, reclamando – ragion veduta – l’attenzione del legislatore.
A tale obbiettivo si può pervenire attraverso l’avvio di un percorso amministrativo volto al rilascio di un marchio europeo di certificazione, che premi gli operatori balneari più meritevoli e competitivi sul piano della qualità dei servizi.