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Santarcangelo

L'ipotesi di vendita per la chiesa del Suffragio apre la polemica

In foto: la chiesa del Suffragio
la chiesa del Suffragio
di Redazione   
Tempo di lettura lettura: 6 minuti
ven 5 ago 2022 16:57 ~ ultimo agg. 6 ago 17:18
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A Santarcangelo si è aperta, da alcuni giorni, la polemica sulla proposta di alienazione della chiesa del Suffragio per reperire i fondi che servono a restaurare la chiesa della Collegiata a rischio chiusura. Sulle pagine del Ponte da oggi in edicola si fa il punto.

Una alienazione delicata, ma valutata e condivisa da consiglio pastorale e consiglio economico. E’ quella che si sta prendendo in considerazione per la chiesa del Suffragio di Santarcangelo. L’edificio che si affaccia su piazza Ganganelli potrebbe essere acquisito dal comune che lo destinerebbe ad attività culturali. La scelta ha creato dibattito in città, con anche l’intervento del consigliere comunale della Lega Marco Fiori che ha scritto al vescovo spiegando le sue perplessità. La lettera è stata pubblicata sulle pagine del Ponte, con la risposta dell’economo della diocesi don Danilo Manduchi.

La storia necessita di un piccolo passo indietro per capire il perché si pensi alla vendita. La Collegiata di Santarcangelo necessita di interventi non più rimandabili, pena il rischio di chiusura. I costi sono molto alti (circa 2 milioni di euro) per questo che è un bene religioso ma anche storico, culturale e simbolo cittadino. La parrocchia e i suoi organismi si sono chiesti dove reperire quei fondi ed è emersa l’ipotesi dell’alienazione del suffragio. “Il solo pensiero della trasformazione di un luogo di culto caro alla collettività, in un edificio laico ha portato il malumore in molti concittadini e non solo” – scrive Fiori nella sua lettera. Il consigliere paragona la vendita a quanto fecero Napoleone o Enrico VIII e tira in ballo anche il Vaticano. Nella sua riposta l’economo diocesano ricorda che l’ipotesi di vendita ha ottenuto l’adesione unanime dei consigli pastorale ed economico e che la parrocchia ha organizzato due incontri pubblici nei quali confrontarsi.

La scelta non è stata fatta a cuor leggero, ma garantisce alla Collegiata di restare aperta. La prima parte dei lavori, per un costo di un milione, sono stati affrontati grazie ai finanziamenti che la chiesa italiana, e non il vaticano che nulla c’entra, quella riminese e quella santanrcangiolese hanno messo in campo. E’ stata presa in considerazione anche l’idea di alienare il centro giovani, ma come farlo serenamente, si chiede don Danilo, in una città che ha quattro chiese e nessun luogo di aggregazione per i ragazzi? Non diciamo ogni giorno che sono essi il nostro futuro?

Il futuro della Chiesa, stante la crescente diminuzione delle vocazioni sacerdotali e religiose, e delle persone che frequentano la liturgia, sembra suggerire una necessaria contrazione delle nostre strutture che certamente nel 2050 non potranno essere quelle del 2000. Occorre scegliere già da ora quelle strutture che permetteranno di portare avanti la missione di evangelizzazione e di carità della Chiesa. Pena non soltanto perdere tempo inutilmente dietro alle strutture materiali, ma anche disertare quel discernimento continuo che Gesù ha chiesto ai suoi discepoli, perché la loro presenza nel mondo fosse significativa. La chiesa, conclude, non intende prestare il fianco a nessuna strumentalizzazione, ne di chi è al governo, ne di chi è all’opposizione.

Per approfondire vi rimandiamo al Ponte, in edicola da oggi, dove trovate le due lettere e un’analisi più ampia sul tema.

La lettera del Consigliere comunale

Eccellenza Reverendissima, inoltro la presente a nome mio ed a nome di tutti quei santarcangiolesi che, più o meno assidui frequentatori della parrocchia, sono in animo loro ferventi cattolici.

Come Ella sicuramente saprà da alcuni giorni si rincorrono le voci della vendita della Chiesa del Suffragio all’amministrazione comunale o a privati e ciò ha turbato non poco le nostre coscienze.

Il solo pensiero della trasformazione di un luogo di culto molto caro alla collettività, in un edificio laico ha portato il malumore in molti concittadini e non solo.

Molti di noi hanno dato l’ultimo saluto ai propri cari estinti in quella Chiesa, la stessa molto cara al compianto don Pietro Ceccarini Cappellano dell’ospedale che mai aveva mancato di portare la parola di Dio e l’ultima benedizione ai malati.

Sua Eccellenza vorrà perdonarmi se mi permetto di paragonare una simile trasformazione del luogo di culto a quanto commesso da iconoclasti della guisa di Napoleone Bonaparte o Enrico VIII.

Non ritengo poi si possa pensare di riportare la fede cristiana nei cuori e negli animi della gente se si chiudono Chiese importanti come quella del Suffragio per farle diventare semplici edifici fatti solo di calce e mattoni.

Ci si chiede inoltre come mai il Vaticano, il più grande impero immobiliare mondiale, sia capace di spendere centinaia di milioni per dei palazzi a Londra possa mai permettersi di cancellare dei simboli così fortemente sentiti come la “nostra” chiesa del Suffragio per pochi denari.

Scherza coi fanti ma lascia stare i Santi, ovvero “Noli miscere sacra prophanis” recita un vecchio detto medioevale e di Santi in quella chiesa ne abbiamo tanti, in primis Santa Rita protettrice dei casi disperati, proprio come questo.

La comunità auspica un intervento di Sua Eccellenza al fine di potere dirimere la questione.

Con filiale ossequio Marco Fiori Consigliere Comunale Santarcangelo di Romagna

La risposta dell’Economo Diocesano

Egregio signor Fiori, anzitutto la ringrazio soprattutto per avere firmato la sua lettera ed essersi quindi esposto ad un confronto reale nel quale ciascuno possa esprimere il proprio parere.

Entrando nel merito delle sue affermazioni Le rispondo: 1. Evidentemente tra i frequentatori della parrocchia di Santarcangelo da lei citati come contrari all’alienazione del Suffragio non vi è neanche un membro del Consiglio Pastorale, né di quello economico… infatti costoro in seduta congiunta hanno scelto di esplorare la possibilità della via della alienazione come unica via percorribile per affrontare davvero il problema. Inoltre la parrocchia ha organizzato due assemblee pubbliche in ambito laico, chiamando la popolazione a confrontarsi con tali proposte.

Questa scelta dunque è venuta dopo un serrato confronto dove nessuno certo ha goduto di doverla fare, ma essendo portati a questa da ragionevolezza e realismo.

2. Il problema vero non è la chiesa del Suffragio ma che la comunità ecclesiale santarcangiolese abbia una sede di comunità adeguata.

Nessuno, che o sappia, pensa di poter sostituire la Collegiata col Suffragio. E la Collegiata – se non vi si mette mano – potrà restare aperta per poco, purtroppo per molto poco.

3. Per mettervi mano davvero è ragionevole pensare che servano ancora circa 1,5/2 milioni di euro.

Il primo step di opera -che ha avuto una previsione di costi per quasi un milione di euro- è stato possibile in gran parte solo grazie ai lavori che non il Vaticano, ma la Chiesa italiana, riminese e santarcangiolese hanno finanziato. Il Vaticano ha un bilancio suo che non c’entra nulla con quello della Chiesa Italiana. Il Vaticano dovrebbe provvedere ai bisogni delle Chiese nazionali dei circa 200 paesi del mondo? E in che modo? Per accedere ai fondi CEI (Conferenza Episcopale Italiana) vi è evidentemente una prassi che abbiamo già ulteriormente attivata, dopo il primo step. E, mi scusi, il palazzo di Londra non c’entra nulla con la nostra Chiesa locale, casomai c’entra con qualche mela marcia che vi è in ogni paniere… E che il Papa sta cercando di ripulire. E comunque anche a noi dispiace che vi sia! (Se poi lei riesce ad accedere ai soldi del palazzo di Londra o a quelli dell’ “impero immobiliare mondiale” sarei contento di incontrarla di persona).

4. Le chiese sono nate come luoghi di culto, dalla gente per la gente. Lei dovrebbe sapere che il “culto” nella concezione cattolica non è solo la preghiera, ma tutta quanta la vita del Popolo di Dio. Se un edificio religioso mantiene la stessa nobile finalità di edificazione del Popolo di Dio è pienamente all’interno delle ragioni della sua esistenza.

5. L’economia della Chiesa ha vari organismi di controllo: si parte da quelli parrocchiali ( Consiglio Pastorale e Consiglio economico),

si prosegue con quelli diocesani ( Collegio dei Consultori e Consiglio Affari Economici diocesano),

a quelli della CEI ( Ufficio beni culturali ed edilizia di culto),

a quelli della Chiesa Universale ( Congregazione per il Clero). Tutti questi devono esprimere parere favorevole sulle grosse scelte.

Come può pensare che tutti questi organismi (tra l’altro composti da sacerdoti ma anche da professionisti competenti e che amano la Chiesa!) si facciano manipolare e/o circuire.

Mi pare una supposizione del tutto gratuita e, mi permetta, anche un poco arrogante.

6. Il futuro della Chiesa, stante la crescente diminuzione delle vocazioni sacerdotali e religiose, e delle persone che frequentano la liturgia, sembra suggerire una necessaria contrazione delle nostre strutture che certamente nel 2050 non potranno essere quelle del 2000. Occorre scegliere già da ora quelle strutture che permetteranno di portare avanti la missione di evangelizzazione e di carità della Chiesa. Pena non soltanto perdere tempo inutilmente dietro alle strutture materiali, ma anche disertare quel discernimento continuo che Gesù ha chiesto ai suoi discepoli, perché la loro presenza nel mondo fosse significativa.

7. La Chiesa non intende prestare il fianco a nessuna strumentalizzazione: né di chi è al governo, né di chi è all’opposizione.

Eppure c’è sempre qualche personaggio che ci prova, soprattutto quelli che per anni e anni mai si sono coinvolti in nessuna attività ecclesiale. Non è un po’ sospetto che personaggi che non si sono mai coinvolti in nessuna attività ecclesiale saltino fuori solo in sede di polemica e mai in sede di proposte costruttive? Qual è, per esempio la soluzione che lei propone per non far vendere il Suffragio ma anche per non dover chiudere la Collegiata?

Ci abbiamo pensato a lungo, ma non è emersa alcuna altra strada percorribile.

Anche l’idea di alienare il centro giovani è stata presa in considerazione, ma come farlo serenamente in una città che ha quattro chiese e nessun luogo di aggregazione giovanile? Non diciamo ogni giorno che sono essi il nostro futuro? Senza poi considerare che ogni attività giovanile è vera prevenzione a fenomeni come la trasgressione nelle droghe e la deliquenza.

8. Anche io sono devoto a Santa Rita, la santa degli impossibili, e la prego spesso per uno scopo umanamente impossibile: donare un po’ di saggezza a chi non perde occasione per dire sciocchezze.

Le auguro ogni bene! don Danilo Manduchi Economo diocesano