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'Lo spazio che vive'. Nuove proiezioni aperte per il documentario sul Ceis

In foto: la locandina
la locandina
di Cristina Gambini   
Tempo di lettura lettura: 5 minuti
gio 9 giu 2022 13:14
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Otre 650 persone hanno assistito alla prima nazionale, lo scorso 9 maggio, del documentario “Lo spazio che vive”, dedicato al Ceis di Rimini, del regista Teo De Luigi. Se per la prima data si è scelto di condividere quel momento con chi più da vicino ha partecipato alla produzione, invitando la grande famiglia del Ceis, le prossime proiezioni sono aperte a tutta la cittadinanza. L’appuntamento è al Cinema Tiberio: lunedì 13 e martedì 14 giugno, alle ore 19.00 e 21.00, ingresso gratuito, prenotazione obbligatoria scrivendo a info@lospaziochevive.it.

Un film che parte da quel 1946, quando dalla Svizzera arrivarono le prime baracche in una Rimini quasi rasa al suolo. Il Ceis venne creato, in accordo con l’amministrazione di allora, nell’area dell’anfiteatro romano, sulla parte del monumento che non era stata scavata negli anni ’30. In soccorso alla popolazione stremata SOS – Soccorso Operaio Svizzero, non inviò solo beni materiali ma anche Margherita Zoebeli, una giovane educatrice con già alle spalle esperienze determinanti per la sua formazione, e Felice Schwarz, l’architetto che insieme a lei progettò la scuola. Il film indaga il legame unico che unisce pedagogia e architettura in questo luogo, sin dalla sua fondazione. Sono infatti numerose le testimonianze di architetti, pedagogisti, personalità del mondo della cultura: tra queste Goffredo Fofi, saggista, critico cinematografico, teatrale e letterario che lavorò negli anni Cinquanta e Sessanta in campo pedagogico e sociale; Michele Gulinucci, che per la Rai curò una trasmissione dedicata al Ceis; Maristella Casciato, Pippo Ciorra e Andera Ugolini, docenti universitari di fama internazionale che hanno studiato a lungo la storia dell’architettura e il rapporto tra la stessa e l’archeologia. Le interviste realizzate in Svizzera a Oliver Schwarz e Marco Bischof hanno il sapore del recupero e dell’attualizzazione della memoria. Sono infatti figli, rispettivamente, dell’architetto che realizzò l’impianto del Ceis e del grande fotografo Werner Bischof che documentò, con i suoi scatti, i primi momenti della fondazione. Si ricorda, in particolare, il contributo di Andrea Canevaro, padre della pedagogia speciale che per anni ha lavorato al fianco di Margherita Zoebeli e dei docenti del Ceis. Questa è una delle ultime interviste rilasciate dal professore recentemente scomparso.

Il regista Teo De Luigi, di origini riminesi, ha conosciuto e collaborato con Margherita Zoebeli. “Questo documentario” – dichiara – “è un omaggio alla mia città e al Ceis, prezioso come i grandi monumenti riminesi, di valore internazionale: è un segno archeologico, un attraversamento di epoche. Questo luogo è uno “spazio che vive”, si modifica e cambia continuamente e che definirei un tempio sociale”.

La tesi del documentario, sostenuto da diversi tra architetti e storici dell’architettura intervistati, è che il villaggio sia ormai esso stesso un monumento, e che come tale non possa che rimanere nella sua sede originaria, in rapporto con l’archeologia che ha intorno e che di fatto attualizza. Un monumento, il Ceis, che però è vivo, come recita il titolo del film, e che può e deve rappresentare un punto di riferimento nazionale e non solo per le scienze dell’educazione.

Il film è stato fortemente voluto anche da Fondazione Margherita Zoebeli e dal Ceis perché, come ricordano Monica Maioli e Romano Filanti, presidenti delle due istituzioni, “è per noi fondamentale far conoscere le origini di questo villaggio, perché è nato e come si è sviluppato. Questo ci permetterà di pensare al futuro con piena consapevolezza, rinsaldando anche i rapporti con Svizzera da cui tutto ha avuto origine”. Produrlo è stato una sfida, come ricorda Francesco Cavalli CEO di Gruppo Icaro: “la pandemia ha rallentato i tempi di realizzazione ma non ci ha fermati, certi della riuscita di un progetto ambizioso quanto fondamentale per la memoria e il futuro di Rimini. Il successo della prima ci ha dato pienamente ragione”.

Il documentario è stato realizzato con il supporto dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna. Per la presidente Emma Petitti, il Ceis è “un modello educativo capace di mettere al centro i bambini e le bambine, un modello per le istituzioni scolastiche regionali e nazionali, che va comunicato, studiato, promosso”. Che questa sia stata “un’esperienza pioneristica divenuta modello internazionale” è anche il parere della vicesindaca del comune di Rimini Chiara Bellini. Il film sarà trasmesso anche dalla tv svizzera italiana RSI e altre proiezioni dal vivo saranno organizzate in Italia e Svizzera.

Tra gli altri hanno sostenuto il progetto Riviera Banca, con un importante contributo, Focchi e Nuova Ricerca e poi Gruppo Maggioli, Società Italiana Gas Liquidi, SGR, Fondazione Carim. Si ricordano la preziosa collaborazione con Comune, Biblioteca Civica Gambalunga e Cineteca di Rimini, Fondazione Cineteca di Bologna.

“Lo spazio che vive” è un documentario di Teo De Luigi, scritto da Teo De Luigi, Serena Saporito ed Edda

Valentini. Direttore della fotografia Michele Barone. Operatori video: Marco Colonna, Enrico Guidi, Roberto

Bianchi e Gianmarco Zannoni. Montaggio Diego Zicchetti. Musiche originali di Massimiliano Rocchetta.

Responsabile di produzione Cristina Gambini, direttore di produzione Francesco Cavalli. Una produzione

Gruppo Icaro, Ceis e fondazione Margherita Zoebeli.

Per ogni altra informazione: www.lospaziochevive.it


Lo spazio che vive

Sinossi

Rimini 1946, la guerra è appena finita e la città è un cumulo di macerie. I cittadini non perdono tempo, i giovani vengono mobilitati per sgomberare le strade. La prima giunta comunale ha di fronte a sé una situazione drammatica da fronteggiare. Il vicesindaco Gomberto Bordoni, membro del Comitato di Liberazione nazionale, ha un’idea per far fronte al dramma più grande di quel momento: l’enorme massa di sfollati, in una città che è stata tra le più bombardate d’Italia. Bordoni attiva la rete dei contatti socialista e arriva una risposta solidale dal Soccorso Operaio Svizzero, che a Rimini manda aiuti e persone: tra loro l’architetto Felix Schwarz e Margherita Zoebeli, educatrice e assistente sociale, fin dai tempi della guerradi Spagna, nel corso della quale aveva salvato un centinaio di bambini figli di antifascisti, portandoli personalmente in Francia. Nell’area dell’Anfiteatro di Rimini vengono montate 13 baracche di tipo militare, disposte a villaggio, secondo la nuova filosofia architettonica svizzera, e nate per dare soccorso a bambini e famiglie senza casa: è il primo nucleo di quello che diventerà un progetto educativo straordinario, in cui le idee innovative

dei grandi pedagogisti europei come Freinet, Bovet, Pestalozzi e Montessori, Steiner, Adler, incontreranno le istanze della nascente scuola attiva di De Bartolomeis, Laporta, Borghi, Don Milani e Malaguzzi. Tutti modelli pedagogici che facilitano il rapporto bambino-ambiente e la liberazione dagli schemi precostituiti. Oggi, dopo decenni in cui il Ceis (centro educativo italo-svizzero) ha attraversato tante fasi intrecciate alla storia d’Italia, si prepara alla sfida forse più difficile: l’ipotetico trasferimento da quel luogo originario, dove educazione, storia recente e storia antica della città hanno convissuto per 75 anni…

Teo De Luigi, Serena Saporito, Edda Valentini

Teo De Luigi, regista

Autore e regista, ha lavorato per trent’anni nella tv pubblica italiana e prodotto in proprio documentari e reportage che hanno il loro filo conduttore nel tentativo di coniugare fatti, storie, racconti nella società e nella storia. Nel 1988 ha vinto il Premio Guidarello (Ravenna Cultura) per la sezione giornalismo radio televisivo con “Memorie d’amore”. Tra il 1987 e il 1999 è stato collaboratore alle trasmissioni di maggior successo di Sergio Zavoli realizzate per RAI Uno tra cui “Viaggio nel calcio” (1998/99); “C’era una volta la Prima repubblica” (1997/98); “Viaggio nella Giustizia” (1996); “Credere non credere” (1995); “Nostra padrona TV” (1994); “Viaggio nel sud” (1992/93); “Viaggio intorno ai giovani” (1991); “La notte della Repubblica” (1988/90); “Viaggio intorno all’uomo” (1986/87). Dal 1995 al 1999 ha realizzato numerosi documentari per Rai Uno tra cui “Rito e Sangue” riti religiosi nel sud d’Italia, Nomin, Ammy Award USA documentary (1999). Dal 1999 al 2004 è stato direttore artistico di Stream e Sky realizzando numerosi documentari per raccontare la società attraverso lo sport tra cui “L’Urlo del 68” e “Rapiti 1978” (2005-2000), “Valentino Rossi – 46 battiti al secondo” e “Padre e figlio campioni” (2001); “Mermet come Maracanà” (2001); “Il sogno della porta sul muro” (2001), “Viaggio nel mito – Fausto Coppi” (2002); “Diario ai confini del calcio-Lampedusa” (2002), “Eravamo gli Stecca”(2003). Tra gli altri ha pubblicato “Memoria come futuro” sul CEIS di Rimini, edizioni Maggioli, cui è legato da un rapporto di amore e conoscenza sin dalla sua giovinezza.